A Terni, un normale rapporto di fiducia domestica con la colf si è trasformato in una vicenda di furto e tradimento. I carabinieri di Collescipoli sono intervenuti per denunciare una 56enne di origine asiatica. La donna era appena assunta da una coppia di professionisti ternani, accusata di essersi impossessata di gioielli del valore di oltre 10.000 euro. Il colpo, messo a segno con astuzia, ha lasciato la coppia incredula, ma la refurtiva è stata fortunatamente recuperata.
Fiducia tradita, l’inganno della colf
Una nuova assunzione, un clima di fiducia, una casa apparentemente sicura. È così che inizia la storia: una coppia di professionisti benestanti di Terni aveva appena accolto una nuova collaboratrice domestica, forte di referenze che la presentavano come affidabile. Invece, il finale non è stato quello sperato. La colf, approfittando della sua posizione, non ha aspettato a lungo: appena rimasta sola, ha frugato nei cassetti della camera da letto, trovando quello che cercava, gioielli preziosi.
I proprietari hanno scoperto il furto il giorno successivo, quando si sono accorti dell’assenza dei loro monili d’oro. Subito hanno sporto denuncia ai carabinieri di Collescipoli. Qui inizia il vero intrigo: nessun segno di effrazione, né alla porta né alle finestre. Tutto era perfettamente intatto. Ma qualcosa stonava: la nuova assunta, così lodata dalle referenze, era rimasta da sola in casa proprio il giorno in cui i gioielli erano stati rubati.
L’assenza di segni di scasso ha subito indirizzato i sospetti sulla collaboratrice domestica. I carabinieri hanno messo insieme i pezzi e concentrato le indagini su di lei, seguendo una pista chiara e decisa. Sono bastate poche verifiche presso i negozi “compro oro” della zona per confermare quello che era già nell’aria. La 56enne si era recata presso una di queste attività e aveva venduto i gioielli, come certificato dai registri della transazione.
I carabinieri non hanno perso tempo: hanno recuperato l’intera refurtiva prima che il compro oro la fondesse, restituendo tutto ai legittimi proprietari.
La donna derubata ha potuto dimostrare senza ombra di dubbio la proprietà dei gioielli. Alcune fotografie hanno giocato un ruolo decisivo, tra cui un’immagine del suo matrimonio in cui sfoggiava l’anello ricevuto dal marito. Prove tangibili, che hanno contribuito a chiudere il cerchio e permettere alla vittima di riavere ciò che le apparteneva.
Cosa rischia ora la domestica
Per quanto riguarda le conseguenze legali per il furto in abitazione, come nel caso della colf a Terni, il reato è regolato dall‘articolo 624-bis del codice penale italiano. Questo articolo prevede una pena che varia dai 3 ai 6 anni di reclusione, oltre a una multa. Nel caso specifico in cui persone che hanno accesso legittimo alla casa commettono il furto, come una collaboratrice domestica, non si esclude che il reato venga qualificato come aggravato.
Un elemento importante è che, anche se i padroni di casa avessero autorizzato la colf a entrare nell’abitazione per svolgere le sue mansioni, il suo intento di sottrarre beni costituisce un abuso della fiducia accordatale. In questi casi, la giurisprudenza conferma che il reato di furto rimane configurato pienamente, e la pena può essere aggravata se si dimostra l’uso di mezzi fraudolenti, come accaduto in casi simili dove la colf aveva accesso libero alla casa.
In casi del genere, le indagini degli inquirenti tendono a essere particolarmente accurate e meticolose. Si parla di raccolta di prove schiaccianti, dalle transazioni nei “compro oro” fino alle testimonianze dirette, il tutto finalizzato a rendere praticamente impossibile una via d’uscita per l’imputato. Detto questo, la legge non lascia spazio a fraintendimenti: finché non si giunge a una condanna definitiva, e come ribadito senza margine di dubbio dal comunicato ufficiale dei Carabinieri, la colf deve essere considerata innocente. Il procedimento è ancora in fase preliminare, e la giustizia farà il suo corso, come sempre.