Nei giorni scorsi è successo un fatto alquanto bizzarro nei boschi umbri. Un anziano, mentre era a passeggio con il suo cane nei boschi di Ponte Rio, in provincia di Perugia, ha fatto una scoperta decisamente insolita. Durante la sua ricerca di funghi, l’uomo ha notato alcuni involucri di cellophane parzialmente sepolti sotto terra, rivelatisi contenere circa 400 grammi di cocaina. Una tranquilla passeggiata nei boschi di Ponte Rio, vicino Perugia, ha preso una piega del tutto inattesa.
I fatti: denuncia a carico di ignoti
Quella che sembrava una semplice escursione si è rapidamente trasformata in un episodio degno di nota. L’uomo, insospettito dal contenuto misterioso, ha prontamente allertato il Numero Unico di Emergenza – NUE – 112. Le forze dell’ordine, nello specifico i Carabinieri della Sezione Radiomobile di Perugia, sono intervenute prontamente per accertare la natura della sostanza. Dopo le verifiche del caso, è stato confermato che si trattava effettivamente di cocaina.
Nel pomeriggio di martedì 1 ottobre, le autorità hanno subito proceduto con il sequestro della droga, registrando la vicenda a carico di ignoti. L’indagine è ora in corso per chiarire chi abbia depositato la droga nel bosco e per quale motivo. Questi boschi, apparentemente isolati e sicuri, si stanno rivelando un comodo nascondiglio per attività illecite. Il ritrovamento della cocaina in involucri ben nascosti sotto terra suggerisce un metodo ormai consolidato di occultamento. Si tratta di una tecnica che sfrutta la scarsa frequentazione e la vastità del territorio boschivo.
Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di attività criminali che coinvolgono lo spaccio e il traffico di droga nell’Italia centrale. L’Umbria è ormai crocevia per i traffici provenienti da altre regioni, come le Marche. Nel corso 2024, una maxi-operazione ha svelato che gruppi criminali, spesso legati alla mafia albanese e italiana, gestiscono un flusso continuo di cocaina e altre droghe in Umbria. Solo tra Perugia e Spoleto, indagini recenti hanno portato al sequestro di oltre 150 chili di droga in meno di otto mesi.
Perché c’è cocaina nei boschi umbri
La presenza di cocaina nei boschi umbri, come quelli di Ponte Rio (PG), è una strategia utilizzata dalle organizzazioni criminali per nascondere la droga in luoghi isolati, lontani dai centri urbani e dalle forze dell’ordine. Questi luoghi offrono un’ampia copertura e rendono più difficile l’individuazione delle sostanze illecite, che vengono seppellite sotto terra in involucri di cellophane per essere recuperate all’occorrenza. L’utilizzo delle aree boscose è emerso come un metodo efficace per evitare controlli diretti, grazie all’isolamento naturale e alla difficoltà di sorvegliare capillarmente tali spazi.
Le operazioni antidroga condotte recentemente hanno portato alla luce come gruppi criminali, principalmente albanesi e italiani, utilizzino queste aree per nascondere ingenti quantità di cocaina destinata ai mercati locali e regionali. Le indagini hanno mostrato che queste bande acquistano la cocaina nelle Marche e la nascondono temporaneamente nei boschi umbri, come dimostrato dai sequestri effettuati tra Foligno e Spoleto.
Una volta stoccata, la droga viene recuperata in momenti di minor rischio, per poi essere lavorata e suddivisa in dosi all’interno di appartamenti adibiti a laboratori clandestini.
Una rete ben organizzata
La scelta dei boschi non è casuale: questi luoghi consentono ai criminali di muoversi liberamente, riducendo i rischi di controllo durante i trasporti e creando una sorta di magazzino naturale. Le operazioni delle forze dell’ordine, come quelle condotte dai Carabinieri di Spoleto e Perugia, hanno portato alla scoperta di diversi chilogrammi di cocaina, confermando che queste aree rurali sono diventate un punto di riferimento per lo stoccaggio della droga.
Nonostante i sequestri e gli arresti, il problema rimane diffuso e radicato. Le bande, organizzate con precisione, operano in maniera discreta, utilizzando rifornimenti regolari che garantiscono un flusso costante di droga nella regione. Questo modus operandi permette loro di gestire traffici di droga su larga scala, mantenendo un controllo capillare sulle piazze di spaccio, mentre le autorità cercano di intervenire attraverso monitoraggi continui e operazioni mirate, pur con le difficoltà imposte dal territorio boschivo.