La civiltà dei Longobardi, popolazione germanica che tra il 568 e il 774 d.C. occupò gran parte della penisola italiana, continua a rappresentare un capitolo fondamentale della storia e della cultura medievale. Il recente convegno “Sulle tracce dei Longobardi”, tenutosi il 13 e 14 novembre 2024 presso il Teatro Caio Melisso di Spoleto, ha offerto un’eccezionale occasione di approfondimento su questa civiltà, con un focus specifico sull’Umbria e sul ruolo centrale che il territorio ha rivestito nella geografia politica e culturale longobarda.
Organizzato dall’Associazione Italia Langobardorum, ente di gestione del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia – I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, il convegno ha riunito studiosi di fama internazionale e rappresentato un momento di sintesi e confronto sui risultati delle più recenti ricerche archeologiche e storiche. Con una partecipazione ampia e diversificata, l’evento ha segnato un passo avanti nella conoscenza e nella valorizzazione del patrimonio culturale longobardo.
La civiltà longobarda fu caratterizzata da un’efficace sintesi tra l’eredità classica greco-romana e il contributo culturale germanico. Questa popolazione germanica, guidata dal re Alboino, si stabilì in Italia nel 568 d.C., costruendo un regno che abbracciava gran parte della penisola. In Umbria, i Longobardi lasciarono testimonianze particolarmente significative, come il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno e la Basilica di San Salvatore a Spoleto, entrambe incluse nel sito seriale UNESCO dedicato ai luoghi del potere longobardo.
La civiltà dei Longobardi ha saputo coniugare l’architettura classica con la propria tradizione
Questi monumenti rappresentano esempi straordinari dell’architettura religiosa longobarda, che seppe coniugare tradizioni classiche con elementi decorativi e strutturali propri della cultura germanica. Il convegno di Spoleto ha messo in evidenza come questi siti, insieme ad altri distribuiti in Italia, offrano una chiave di lettura unica per comprendere il periodo di transizione tra Tardo Antico e Alto Medioevo.
Il convegno, articolato in due giornate, ha avuto un duplice obiettivo: fornire un quadro aggiornato delle conoscenze sulla civiltà longobarda e approfondire il ruolo specifico dei sette gruppi monumentali che compongono il sito UNESCO. La prima giornata, intitolata “I Longobardi in Italia. Un possibile quadro delle conoscenze”, ha visto la partecipazione di sei studiosi di fama internazionale, tra cui Federico Marazzi e Caterina Giostra, che hanno analizzato temi trasversali come la geopolitica longobarda, le pratiche funerarie e l’evoluzione delle forme di insediamento.
La seconda giornata, dal titolo “Le sette componenti del sito seriale UNESCO. Stato delle ricerche e prospettive”, è stata dedicata a casi studio specifici. In Umbria, i protagonisti sono stati il Tempietto del Clitunno e la Basilica di San Salvatore, due esempi emblematici che testimoniano la capacità dei Longobardi di reinterpretare il linguaggio architettonico classico per adattarlo alle esigenze della loro cultura.
Gli interventi hanno sottolineato come le ricerche più recenti abbiano arricchito la comprensione di questi luoghi, grazie anche a scavi urbani e studi specialistici che hanno portato alla luce nuovi dati sulla loro funzione e sul loro contesto storico. Ad esempio, il Tempietto del Clitunno è stato reinterpretato non solo come un luogo di culto, ma anche come un simbolo del potere politico longobardo, capace di dialogare con le tradizioni locali.
Il convegno grazie ai “Flash Talks” ha saputo coinvolgere anche il pubblico non specializzato
Uno degli aspetti più innovativi del convegno è stato il connubio tra ricerca scientifica e divulgazione. Attraverso sessioni di flash talks e interventi sintetici ma incisivi, è stato possibile ampliare la panoramica storica e archeologica, coinvolgendo anche il pubblico non specializzato. Questa scelta metodologica riflette l’intento dell’Associazione Italia Langobardorum di rendere la conoscenza della civiltà longobarda accessibile a tutti, promuovendo al contempo una maggiore consapevolezza del patrimonio culturale.
Un esempio concreto di questa strategia è il progetto “Per un Atlante dei Longobardi in Italia”, che mira a creare una piattaforma interattiva per raccogliere e condividere informazioni sulla civiltà longobarda. Questo strumento sarà fondamentale per sensibilizzare un pubblico più ampio, con particolare attenzione al turismo scolastico e alla promozione turistica integrata dei territori coinvolti.
Danilo Chiodetti, presidente dell’Associazione Italia Langobardorum, ha sottolineato come i risultati del convegno avranno un impatto diretto sulla gestione e valorizzazione dei siti UNESCO. Ogni progetto futuro, ha affermato, sarà basato sulle conoscenze emerse dalle ricerche più recenti, garantendo così una valorizzazione culturale e turistica che rispetti il valore storico dei luoghi.
Questo approccio è particolarmente significativo in una regione come l’Umbria, dove il patrimonio longobardo è parte integrante dell’identità culturale locale. La connessione tra ricerca scientifica e valorizzazione turistica rappresenta una delle chiavi per garantire la sostenibilità dei progetti e la loro capacità di attrarre visitatori da tutto il mondo.
Grazie agli sforzi congiunti di studiosi, istituzioni e associazioni, il patrimonio longobardo può continuare a rappresentare una risorsa viva e dinamica, capace di arricchire non solo il panorama culturale dell’Umbria, ma anche quello dell’intera Italia.