14 Oct, 2025 - 10:45

Guardia di Finanza scopre compro oro abusivi a Città di Castello e Umbertide. Sequestrati oltre 100mila euro di preziosi

Guardia di Finanza scopre compro oro abusivi a Città di Castello e Umbertide. Sequestrati oltre 100mila euro di preziosi

Esercitavano l'attività di compro oro in due diversi negozi della provincia di Perugia, a Città di Castello e ad Umbertide. Il tutto però in modalità completamente abusiva.  È così scattato il sequestro da parte della Guardia di Finanza della Compagnia di Città di Castello, sia dei negozi che della merce al loro interno.

Sequestrati chili di oro, argento e gioielli

L'operazione si è svolta nei giorni scorsi nell’ambito del controllo economico del territorio, a seguito di una specifica attività infoinvestigativa. Le fiamme gialle tifernati hanno sottoposto a sequestro oltre 30 chili di prodotti tra argenteria, gioielli e monili in oro per un valore complessivo superiore ai 100mila euro. Sequestrati anche i due immobili dove veniva esercitata l'attività commerciale.

Che cosa non tornava? I finanzieri avevano riscontrato l’operatività dei due punti vendita ma in totale assenza della necessaria iscrizione al “Registro degli operatori compro oro” presso l’O.A.M., ovvero l'Organismo per la tutela degli Agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. Un'iscrizione che, spiega la Guardia di Finanza, costituisce presidio obbligatorio a tutela della clientela.

Riscontrata una lunga serie di violazioni

Ad aggravare ulteriormente la situazione, c'è il riscontro di una lunga serie i violazioni. I compro oro sono infatti attività dove il controllo della clientela che vende i preziosi è essenziale per evitare di dar luogo al reato di riciclaggio. Nelle due attività gli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio venivano sistematicamente violati per l’omessa identificazione della clientela oltre all'omessa conservazione dei dati.

Male anche sui prezzi perché non erano neanche esposte le tariffe per il ritiro dell’oro usato dai clienti, risultati provenienti dalle zone di Città di Castello, Umbertide, Sansepolcro e dai comuni della Valtiberina Umbra-Toscana. Sono state rilevate, infine, infrazioni alla normativa fiscale, giuslavoristica e al Testo Unico sulle Leggi di Pubblica Sicurezza.

Denunciate due persone. Indagini in corso

Sulla base dei riscontri, il rappresentante legale della società e il suo socio sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Perugia con l'accusa di esercizio abusivo dell’attività di compro oro e per il reato di ricettazione, dal momento che non stati in grado di giustificare la lecita provenienza dei beni preziosi che erano all’interno dei due locali. Attualmente i militari stanno vagliando le numerose schede dei clienti allo scopo di ricostruire la filiera di provenienza di tutti i preziosi.

Quello dei compro oro è un settore delicato

I compro oro che sono presenti praticamente in ogni città sono tenuti al rispetto di una precisa disciplina. Si tratta di un settore, sottolineano i militari, "potenzialmente utilizzabile per condotte di riciclaggio" che pertanto "impone una particolare attenzione al rispetto degli specifici presidi valutari, ai fini di scongiurare la reintroduzione di risorse di provenienza illecita nell’economia legale".

I compro oro per operare devono avere la specificia licenza ed essere iscritti presso il già citato OAM. Quando si portano dei preziosi al negozio, il titolare dell'attività deve procedere all'identificazione del cliente, registrando il documento d'identità e il codice fiscale. L'esercente è tenuto a scattare due fotografie in formato digitale dell’oggetto prezioso e ha poi l'obbligo di rilasciare al cliente una ricevuta riepilogativa. Un documento che il titolare deve conservare per ogni eventuale controllo per un periodo di almeno 10 anni.

Il titolare dell'esercizio, alle foto deve poi allegare una descrizione sintetica delle caratteristiche dell’oggetto prezioso usato.Tra gli obblighi vi è anche quello di procedere alla quotazioni dell’oro e dei metalli preziosi, che va rilevata da una fonte affidabile e indipendente, al momento dell’operazione. La merce acquistata va tenuta in giacenza per 10 giorni prima di poter essere rivenduta e, infine, va assicurata la completa tracciabilità delle modalità di pagamento effettuato, che siano contanti, bonifico o assegno. 

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Sara Costanzi
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