Il giudice per le indagini preliminari di Perugia ha disposto il divieto di avvicinamento alla casa familiare nei confronti di un giardiniere trentatreenne di Citerna. Il provvedimento cautelare è arrivato dopo la denuncia di maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni del padre convivente.
Secondo gli inquirenti, la misura è stata necessaria per tutelare la vittima da ulteriori episodi di violenza. Il g.i.p. ha accolto le richieste della procura dopo aver visionato referti medici, testimonianze familiari e una lunga sequenza di episodi documentati.
Durante l’interrogatorio davanti al gip, l’indagato avrebbe rivolto frasi agghiaccianti al genitore, come “ti sgozzo come un agnello a Pasqua”. Secondo gli atti, queste minacce non erano isolate, ma parte di una più ampia sequenza di violenze. In altre circostanze avrebbe detto “ti tolgo di mezzo” o “ti investo con l’auto”, lasciando il padre in uno stato costante di terrore.
Il pubblico ministero ha descritto una situazione di sopraffazione continua, con il padre costretto a subire violenze fisiche, morali e psicologiche. L’uomo sarebbe stato colpito ripetutamente, minacciato e costretto a vivere in uno stato di costante paura, fino a sviluppare forme di disagio fisico e psichico. La procura parla di una “vita personale e familiare particolarmente dolorosa”, compromessa da episodi quotidiani di vessazioni.
Secondo l’accusa, le aggressioni sarebbero iniziate a marzo, durante le festività pasquali, quando il figlio avrebbe scagliato contro il padre una bottiglia d’olio, una di aceto e del sale, provocando una colluttazione. In un altro episodio, l’indagato avrebbe lanciato polvere di caffè addosso al genitore, pretendendo che obbedisse ai suoi ordini con la minaccia: “O le fai con le buone o con le cattive”.
La spirale di violenze non si sarebbe fermata. Poco dopo Ferragosto, il padre lo aveva accompagnato a fare acquisti nonostante il caldo torrido e la patente sospesa. Qui il figlio avrebbe preteso che restasse chiuso in macchina sotto il sole, scatenando l’ennesima lite. Tornati a casa, avrebbe spento una sigaretta sul collo del genitore e tentato di infilargli in bocca un tubo di gomma usato per irrigare il vigneto. Non contento, lo avrebbe colpito con una serie di pugni al volto, alla tempia e alla nuca, fino all’intervento della nonna novantenne che aveva assistito alla scena.
Dopo l’ennesima aggressione, documentata con una prognosi medica di dieci giorni, il g.i.p. ha applicato la misura cautelare dell’allontanamento. L’uomo è difeso dall’avvocata Elisa Martinelli, che avrà il compito di rappresentarlo nelle prossime fasi processuali. La decisione è stata presa anche alla luce della vulnerabilità della vittima, un uomo anziano la cui quotidianità era ormai segnata da continue violenze.
Fonti giudiziarie sottolineano come il divieto di avvicinamento sia solo uno dei provvedimenti cautelari previsti per prevenire ulteriori episodi di violenza domestica. L’attenzione rimane alta, con i servizi sociali incaricati di monitorare la situazione.
Il reato contestato all’indagato rientra nell’articolo 572 del codice penale, che punisce i maltrattamenti contro familiari o conviventi con la reclusione da tre a sette anni. Con la legge n. 69 del 2019, nota come Codice Rosso, i procedimenti relativi a questi reati godono di una corsia preferenziale e consentono l’adozione immediata di misure cautelari come l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento.
Gli esperti di violenza domestica ricordano che episodi di questo tipo non sono casi isolati, ma si inseriscono in un quadro più ampio che riguarda l’intero territorio nazionale. In Umbria, negli ultimi anni, i procedimenti per maltrattamenti in famiglia sono aumentati, a conferma di un fenomeno sommerso che trova sempre più coraggio a emergere grazie agli strumenti legali messi a disposizione.