Nei pressi della località di Mocaiana, durante gli scavi per la costruzione della variante della Strada Statale 219 Pian d’Assino, è emerso un reperto di grande valore storico: un cimitero risalente al VI secolo d.C., costituito da circa 150 tombe. Questo ritrovamento, avvenuto vicino alla vecchia stazione ferroviaria di Pietralunga, ha acceso i riflettori sul passato di un’epoca turbolenta e complessa, quella delle guerre gotiche, un periodo raccontato dalle cronache del celebre storico bizantino Procopio di Cesarea.
La Soprintendenza ai Beni Archeologici, che ha immediatamente preso in carico il sito, mantiene ancora il massimo riserbo sul ritrovamento, ma le voci iniziano a diffondersi. Chi ha assistito agli scavi e al conseguente rinvenimento ha iniziato a raccontare alcuni dettagli che potrebbero aiutare a delineare il contesto storico e culturale di queste tombe.
Le tombe rinvenute sembrano appartenere a un cimitero risalente al VI secolo, un’epoca segnata da violenti conflitti tra l’Impero Bizantino e i Goti, culminati nella famosa Guerra Gotica (535-554 d.C.), di cui Procopio di Cesarea fu il principale narratore. Le cronache dello storico raccontano dettagliatamente le battaglie tra il generale bizantino Narsete e l’ultimo re dei Goti, Totila, la cui morte in battaglia avvenne nelle vicinanze di Gualdo Tadino, non troppo distante dal sito del ritrovamento di Mocaiana.
Il cimitero risalente al VI secolo d.C. potrebbe essere collegato alla Guerra Gotica
La guerra gotica fu uno degli eventi più devastanti della tarda antichità, con enormi ripercussioni sulla penisola italiana. La caduta di Totila, sconfitto da Narsete nella battaglia di Gualdo Tadino del 552 d.C., segnò l’ultimo grande scontro tra Bizantini e Goti per il controllo dell’Italia. Totila cadde in battaglia trovò sepoltura, secondo la leggenda, in un luogo chiamato Capre, oggi Caprara, in un sito che conserva ancora il nome di “Sepolcro di Totila” che tuttavia non ha restituito i suoi resti.
Le tombe di Mocaiana, quindi, potrebbero essere legate agli eventi di questo periodo storico. Si tratta di un periodo di grande instabilità in cui la popolazione civile era pesantemente coinvolta nei conflitti militari e abbandonò molte aree rurali trasformate in cimiteri di fortuna per i caduti di guerra.
La guerra gotica fu un conflitto devastante per l’Italia, durato quasi vent’anni, che vide contrapporsi le forze dell’Impero Bizantino, decise a riconquistare i territori occidentali dell’Impero romano d’Occidente, e i Goti, che avevano preso il controllo della penisola sotto il comando di Teodorico il Grande. Alla morte di Teodorico, il regno goto fu indebolito da faide interne e dalla resistenza contro l’espansione bizantina voluta dall’imperatore Giustiniano.
Le tombe rinvenute a Mocaiana potrebbero rappresentare i resti di soldati o civili coinvolti in questi eventi, offrendo una testimonianza diretta della violenza e delle difficoltà dell’epoca. Il sito archeologico, a fianco della vecchia ferrovia di Pietralunga, potrebbe essere stato scelto per la sua relativa vicinanza ai luoghi degli scontri tra le forze di Narsete e Totila.
Oltre alle tombe, gli archeologi della Soprintendenza hanno rinvenuto numerosi oggetti di valore storico e culturale. Tra questi, monete, spille e altri manufatti che potrebbero aiutare a datare con maggiore precisione il cimitero e a identificare chi furono i defunti sepolti in questo luogo.
Il rinvenimento di monete bizantine potrebbe fornire importanti notizie sull’epoca delle sepolture
Le monete, in particolare, potrebbero fornire informazioni importanti sull’epoca esatta delle tombe. Il ritrovamento di monete bizantine potrebbe confermare l’ipotesi che il cimitero fosse stato utilizzato durante o subito dopo il periodo della guerra gotica.
Le spille e gli altri oggetti ritrovati potrebbero invece fornire indizi sullo stato sociale dei defunti. Se fossero appartenuti a soldati, ad esempio, si potrebbero ritrovare tracce di armi o di elementi tipici dell’equipaggiamento militare. Al contrario, se si trattasse di civili, i manufatti potrebbero rivelare dettagli sulla vita quotidiana delle popolazioni rurali dell’epoca.
Nonostante la portata del ritrovamento, la Soprintendenza ai Beni Archeologici ha mantenuto il massimo riserbo sulla scoperta, evitando per ora dichiarazioni ufficiali. Questo silenzio ha alimentato voci e speculazioni, ma si tratta di una prassi comune in casi di ritrovamenti di grande rilevanza storica, soprattutto quando è ancora in corso la fase preliminare di studio e catalogazione dei reperti.
L’assenza di comunicazioni ufficiali potrebbe essere legata alla necessità di proteggere il sito da possibili incursioni o atti vandalici, oltre a dare tempo agli archeologi di completare i primi rilievi. Tuttavia, il silenzio ha lasciato spazio a un tam tam di notizie non confermate che hanno iniziato a circolare. Chi ha assistito casualmente alla scoperta ha cominciato a raccontare dettagli, alimentando la curiosità e l’attesa di informazioni.