I segretari generali di Filctem–Cgil, Flaei–Cisl e Uiltec–Uil (Stefano Ribelli, Ciro Di Noia e Doriana Gramaccioni) hanno espresso "profonda preoccupazione, dissenso e sconcerto" in una nota congiunta dopo le affermazioni dei deputati Raffaele Nevi (Forza Italia) e Virginio Caparvi (Lega) sulla chiusura del Posto di Teleconduzione (PT) di Terni. I sindacati contestano ai due esponenti di centro-destra di aver dato di fatto "un tacito via libera" alle decisioni di Enel Green Power sullo smantellamento di questo presidio strategico. Ribadiscono che gli annunciati “investimenti” di Enel sul territorio sono "prevalentemente non sufficienti neanche al mantenimento degli impianti esistenti: ci risulta infatti che ci sono impianti fermi per la mancanza di manutenzioni ordinarie".
Inoltre i vertici di Filctem, Flaei e Uiltec sottolineano che la politica locale non deve "strumentalizzare" la chiusura dell’impianto per interessi di consenso, ma imporre senso di responsabilità, appartenenza e rispetto del territorio. I sindacati rilevano l’assenza di un confronto preventivo con le parti sociali e con il territorio, nonostante i seri rischi per la sicurezza idraulica in caso di eventi climatici estremi: "piene improvvise" dei corsi d’acqua del bacino Tevere–Nera, che sono sempre più frequenti, richiederebbero interventi immediati. In passato, ricordano, tecnici locali del PT ternano erano intervenuti con successo in caso di alluvioni (ad es. a Orvieto e alle dighe di Corbara) evitando danni gravi.
Secondo i sindacati, la chiusura del PT di Terni provocherebbe "l’ennesimo colpo mortale all’economia e alla sicurezza idraulica del territorio", aggravando la crisi industriale regionale: si aggiungerebbe alle vertenze aperte nel polo chimico dell’area di crisi complessa Terni–Narni e alla crescente deindustrializzazione dell’Umbria. La mobilitazione dei lavoratori, con il sostegno di partiti di maggioranza e opposizione, rimarca che la regione può crescere solo chiedendo alle multinazionali come Enel "investimenti, occupazione diretta ed indiretta e non tagli indiscriminati".
Il Posto di Teleconduzione di Terni è diventato il simbolo di una vertenza territoriale che vede unite sigle sindacali e istituzioni locali. Per i segretari generali, l’appoggio politico alla chiusura rappresenta un segnale negativo che rischia di compromettere la credibilità della classe dirigente umbra di fronte ai cittadini e ai lavoratori.
Il PT di Terni (detto anche “PT di Villa Valle”) è una infrastruttura fondamentale per il sistema idroelettrico umbro e centrale. Una mozione approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa dell’Umbria il 9 giugno 2025 lo definisce "un’infrastruttura strategica per la supervisione e il controllo in tempo reale" di un vasto sistema di impianti lungo il bacino Tevere–Nera, un "nodo fondamentale per la sicurezza operativa, la gestione delle emergenze ambientali e la resilienza energetica del centro Italia". L’Enel Green Power ha annunciato la chiusura definitiva del PT entro il 1° ottobre 2025, con un ridimensionamento già iniziato dal 1° luglio.
La mozione regionale avverte che tale scelta "compromette non solo l’occupazione locale, ma anche la capacità di presidio e gestione in loco di fenomeni idraulici e climatici estremi". L’assessore regionale Thomas De Luca sottolinea che il PT di Villa Valle non è "una semplice sede amministrativa": è infatti il centro di monitoraggio di sette grandi dighee circa cinquanta opere minori del Tevere–Nera. Per De Luca la sua chiusura "compromette un presidio irrinunciabile per la sicurezza idraulica, ambientale ed energetica" dell’intera regione.
La riduzione delle strutture locali comporta un rischio immediato: in caso di emergenza, la gestione a distanza non garantirebbe la stessa tempestività di intervento. I sindacati ricordano che proprio grazie ai tecnici ternani si è evitato il peggio in diverse occasioni, come durante le piene che hanno interessato l’Orvietano e la diga di Corbara. Nel contesto del cambiamento climatico, con eventi estremi sempre più frequenti, il presidio assume un valore ancora più significativo.
Il futuro occupazionale rappresenta un altro punto critico. Enel ha promesso la ricollocazione del personale, ma i sindacati temono che si tratti di una soluzione temporanea destinata a ridurre progressivamente i posti di lavoro. La perdita del PT si somma ad altre vertenze già aperte, in particolare quella del polo chimico di Terni-Narni, e viene percepita come un ulteriore passo verso la deindustrializzazione della regione.
La mozione votata il 9 giugno 2025 dall’Assemblea legislativa aveva impegnato la Giunta regionale a chiedere a Enel la sospensione della chiusura. Il documento era stato approvato all’unanimità, con la firma di consiglieri sia di maggioranza che di opposizione, a testimonianza della trasversalità della battaglia. Tuttavia, l’azienda non ha mai avviato un "confronto concreto" con le parti sociali, confermando la propria intenzione di accorpare il PT a Montorio al Vomano, in Abruzzo.
Le dichiarazioni di Nevi e Caparvi hanno sollevato un’ondata di critiche. Secondo i sindacati, i due parlamentari avrebbero affrontato la vicenda con superficialità, sottovalutando i rischi per il territorio e riducendo il dibattito a una questione politica. L’assessore De Luca ha definito "grave" il messaggio lanciato dai due esponenti, accusandoli di aver dato copertura politica a una scelta che mette a rischio la sicurezza di cittadini e imprese.
Enel Green Power ha ribadito che non ci saranno penalizzazioni per il personale e che la chiusura del PT non avrà impatti sulla sicurezza energetica. L’azienda ha citato diversi investimenti in manutenzione e innovazione tecnologica, puntando sull’automazione dei sistemi di controllo. Tuttavia, sindacati e istituzioni locali non sono convinti: ritengono che l’assenza di presidio diretto in Umbria sia un azzardo, soprattutto di fronte ai rischi ambientali e occupazionali che il territorio sta già affrontando. La vertenza, dunque, resta aperta e segna un nuovo capitolo nella difficile relazione tra multinazionali e territori a vocazione industriale come Terni.