01 Jul, 2025 - 12:50

Chiusura del posto di teleconduzione Enel, Bandecchi all’azienda: “Confronto al MIMIT, asset strategico per le concessioni”

Chiusura del posto di teleconduzione Enel, Bandecchi all’azienda: “Confronto al MIMIT, asset strategico per le concessioni”

In Prefettura, a Terni, si riaccende la vertenza tra istituzioni, sindacati ed Enel Hydro per scongiurare la chiusura del posto di teleconduzione delle 19 centrali idroelettriche ternane, snodo strategico per la sicurezza idraulica e ambientale dell’intera area. A guidare la linea dura è stato il presidente della Provincia e sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che ha chiesto all’azienda di “fermare ogni decisione” e richiesto un confronto al MIMIT, in vista del rinnovo delle concessioni nel 2029.

“Quello che Enel considera un passaggio tecnico è, in realtà, la svalutazione di un asset pubblico di valore strategico. E in questa fase, ogni azione va condivisa con il territorio”, ha affermato Bandecchi, che ha anche rilanciato l’ipotesi di una società mista pubblico-privata con la partecipazione degli enti locali. La richiesta è stata formalizzata anche ai Ministeri dell’Ambiente, dell’Energia e dell’Interno, con l’obiettivo di ottenere un tavolo nazionale di confronto e, nel frattempo, congelare la chiusura di Villa Valle.

Enel conferma il piano di chiusura. Ma i sindacati denunciano: “Rischi per fiumi e dighe, scelta scellerata”

Durante l’incontro, l’ingegner Topo - in rappresentanza di Enel Hydro - ha ribadito la volontà del gruppo di proseguire con la chiusura del sito, nel solco di un accordo nazionale con le organizzazioni sindacali. “L’ubicazione fisica del posto di teleconduzione non influisce sulla sicurezza e sull’efficienza degli impianti”, ha dichiarato, sottolineando che in tutta Italia solo sei control room gestiscono impianti sparsi in 16 regioni, e che il presidio ternano “non è un asset direttamente legato alla produzione”.

Una posizione che ha trovato l’opposizione netta delle rappresentanze locali e dei sindacati di categoria. “Questa non è un’operazione neutra. Il posto di teleconduzione è l’unico presidio in grado di garantire tempestività e intervento diretto in caso di piena, rotture o anomalie nei bacini”, hanno affermato Stefano Ribelli (FILCTEM CGIL), Ciro Di Noia (FLAEI CISL) e Doriana Gramaccioni (UILTEC UIL).

“La conoscenza del territorio e delle sue fragilità non si può remotizzare. Enel ignora che la sicurezza idraulica del bacino Tevere-Nera dipende proprio dagli interventi puntuali degli operatori locali”, ha spiegato Ribelli. Le amministrazioni locali e i sindacati hanno citato il caso del lago di Piediluco, dove l’equilibrio ambientale è garantito dalle regolazioni millimetriche effettuate proprio da Terni: “Togliere quel presidio significa alterare il regime delle acque e mettere a rischio le sponde e le dighe presenti sull’asta idraulica”.

Anche la Protezione Civile avverte: “Servono presidi territoriali in caso di emergenza idraulica”

La preoccupazione è stata condivisa apertamente anche dal responsabile della Protezione Civile, Burnelli, che ha evidenziato la necessità di mantenere un punto operativo sul territorio, capace di interfacciarsi con le autorità in caso di eventi critici. “Nei momenti di emergenza non si può perdere tempo. Solo gli operatori del posto hanno la competenza per agire in modo coordinato e tempestivo”, ha affermato.

Il riferimento è andato anche al gennaio 2021, quando l’impianto, allora in gestione a ERG, sfiorò una crisi idraulica evitata solo grazie alla presenza fisica degli operatori di teleconduzione. “Lì abbiamo avuto la prova pratica che la distanza, in certi casi, può costare caro”, ha chiosato Di Noia.

Cardinali: “Territorio dimenticato. Enel dialoga solo a livello centrale”

A intervenire duramente anche l’assessore allaSviluppo economico del Comune di Terni, Sergio Cardinali, che ha criticato la modalità di gestione adottata da Enel: “L’azienda ha tagliato ogni legame con il territorio, riducendo al minimo i contatti con le realtà locali. È inaccettabile che le scelte che impattano sulla sicurezza e sull’economia di un’intera area siano calate dall’alto”.

Cardinali ha denunciato inoltre la continua “erosione di personale e competenze”, che secondo i sindacati sta mettendo in discussione lo stesso futuro produttivo del territorio: “Si stanno bruciando anni di storia industriale, ed è ora che questa deriva venga fermata”, ha aggiunto Gramaccioni, parlando di “atteggiamento inaffidabile e irresponsabile” da parte del colosso energetico.

Le RSU Enel Hydro e le segreterie di FILCTEM, FLAEI e UILTEC hanno infine ribadito la richiesta di “congelare immediatamente la dismissione del sito”, definita “una scelta scellerata, tecnicamente sbagliata e socialmente inaccettabile”. Fino all’apertura di un tavolo nazionale, annunciano che la mobilitazione continuerà: “Difenderemo questo presidio con ogni strumento democratico a disposizione”

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Federico Zacaglioni
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