Nel 2023, l’8×1000 destinato alla Chiesa eugubina ha continuato a sostenere una serie di iniziative e progetti importanti, rispondendo alle esigenze della comunità locale e contribuendo alla missione di carità, culto e pastorale della Chiesa cattolica. Ogni anno, infatti, una parte dell’Irpef dei contribuenti italiani viene devoluta alla Chiesa cattolica attraverso l’8×1000, fondi che permettono alle diocesi di svolgere numerose attività in campo sociale, culturale e religioso. A Gubbio, questi contributi si sono rivelati essenziali per il sostegno delle opere ecclesiastiche e caritative, in un contesto di crescente fragilità e difficoltà economica.
Il sostegno alla Chiesa cattolica tramite l’8×1000 rappresenta un atto di comunione e corresponsabilità per i fedeli e i cittadini. L’economo della diocesi di Gubbio, Matteo Andresini, ha descritto l’importanza della firma per l’8×1000 come “segno importante di partecipazione alle esigenze della Chiesa diocesana” e ha sottolineato come questo sostegno sia fondamentale per la continuità delle iniziative di carità e pastorali. Grazie a questi fondi, la Chiesa eugubina ha potuto mantenere vive le sue attività di cura pastorale, educazione dei giovani, conservazione del patrimonio ecclesiastico e assistenza alle persone in difficoltà.
Nel bilancio del 2023, la diocesi di Gubbio ha ricevuto complessivamente 423.924,83 euro per le esigenze di culto e pastorale, distribuiti in diverse aree. Tra queste, 143.500 euro destinati alla manutenzione degli edifici di culto, 62.000 euro alla conservazione dei beni culturali ecclesiastici, 125.798,68 euro per le attività della curia e le iniziative pastorali e 23.000 euro agli oratori.
Entrate dell’8×1000 hanno consentito alla Chiesa Eugubina di migliorare e mantenere le strutture ecclesiastiche
Questi fondi hanno permesso di mantenere e migliorare le strutture ecclesiastiche, garantendo spazi sicuri e adeguati per la preghiera, la catechesi e la socializzazione dei giovani.
Per quanto riguarda le attività caritative, la diocesi ha ricevuto 403.350,84 euro, di cui oltre 244.000 euro per gli aiuti alle persone bisognose distribuiti da diocesi, parrocchie e altri enti ecclesiastici. Inoltre, sono stati destinati circa 20.000 euro per il sostegno a famiglie in difficoltà e altri 20.000 euro per il supporto a persone senza fissa dimora, anziani e giovani a rischio devianza. Infine, 100.000 euro sono stati assegnati al sostegno del clero anziano o malato, riconoscendo l’importanza del loro servizio alla comunità e rispondendo ai bisogni concreti di coloro che hanno dedicato la loro vita alla Chiesa.
Uno degli aspetti più significativi dell’uso dei fondi dell’8×1000 è il loro effetto “moltiplicatore di risorse”. Questi contributi, infatti, permettono alla Chiesa eugubina di collaborare con altri enti, sia pubblici sia privati, ampliando l’impatto delle iniziative realizzate. Progetti di sostegno sociale e culturale sono stati co-finanziati da istituzioni locali e associazioni di volontariato, rafforzando la rete di solidarietà nella comunità eugubina. Questo modello di collaborazione consente di massimizzare le risorse e rispondere con maggiore efficacia ai bisogni della collettività, promuovendo una cultura di corresponsabilità e partecipazione.
Aggiunti anche i fondi derivanti dalle offerte dei fedeli
Oltre ai fondi dell’8×1000, la Chiesa eugubina può contare sulle offerte dei fedeli, che partecipano attivamente e con generosità alle iniziative ecclesiastiche. Questi contributi, raccolti in modo ordinario e straordinario, permettono di finanziare ulteriormente le attività di sostegno al clero, il restauro e la conservazione dei beni culturali e degli edifici di culto, così come i progetti caritativi. Questo impegno della comunità diocesana è un segno di partecipazione concreta e di corresponsabilità, in linea con lo spirito del Concilio Vaticano II, che ha sottolineato l’importanza di una Chiesa “comunità di comunione” e di una corresponsabilità tra tutti i battezzati.
Come ha spiegato Matteo Andresini, il bilancio dell’8×1000 non è solo una questione di numeri, ma un segno della volontà della Chiesa di essere presente nella vita delle persone e di rispondere ai bisogni spirituali e materiali della comunità. Citando un documento della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) sul Sovvenire, Andresini ha ricordato che la gestione delle risorse deve riflettere una precisa visione della Chiesa come “manifestazione concreta del mistero della comunione e strumento per la sua crescita”. Questo significa che ogni iniziativa sostenuta con i fondi dell’8×1000 rappresenta non solo un aiuto materiale, ma anche un’opportunità per costruire una comunità più solidale e inclusiva.
Per chi desidera partecipare attivamente, la firma per l’8×1000 alla Chiesa cattolica è un gesto semplice ma significativo, che contribuisce a sostenere progetti che spaziano dalla manutenzione dei luoghi di culto all’assistenza ai più bisognosi. L’8×1000 rappresenta una modalità concreta di supportare la missione della Chiesa eugubina, che utilizza questi fondi per attività sociali, educative e culturali, a beneficio dell’intera comunità di Gubbio.
I fedeli coinvolti nelle attività e nelle celebrazioni della Diocesi
Inoltre, la diocesi invita i fedeli a partecipare alle attività e alle celebrazioni religiose, contribuendo non solo economicamente ma anche attraverso il proprio impegno e la propria presenza. In un’epoca di sfide sociali ed economiche, la solidarietà e il sostegno reciproco sono valori fondamentali per affrontare le difficoltà e per costruire una società più giusta e fraterna.
Come ogni anno, la diocesi di Gubbio rende pubblica la rendicontazione dei fondi dell’8×1000, offrendo trasparenza e chiarezza sulle modalità di utilizzo di queste risorse. È possibile scaricare il rendiconto ufficiale e la relazione esplicativa sul sito della diocesi, strumenti che permettono ai cittadini di verificare l’impegno della Chiesa eugubina nell’utilizzo responsabile dei fondi. Questa trasparenza è un segno di rispetto nei confronti di chi ha scelto di devolvere l’8×1000 alla Chiesa e di chi si aspetta che queste risorse siano utilizzate per il bene comune.