L’avvicinarsi delle elezioni regionali sta portando alla presa di posizione di molti soggetti, non solo politici. E successo con la Uil che, nelle scorse ore, ha sottolineato le lacune della sanità Umbria. E sta facendo eco, ora, un ‘altra sigla sindacale: la Cgil. Per mezzo delle parole della segretaria regionale, Maria Rita Paggio, arriva il seguente monito: “L’Umbria sta diventando la cenerentola d’Italia. La prossima giunta regionale avrà il dovere di mettere in campo interventi radicali che puntino ad invertire questa tendenza”.
Cgil in apprensione per l’Umbria dopo l’analisi di Svimez
La nota diffusa dalla Cgil Umbria arriva dopo che lo Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) ha analizzato come: “C’è una frammentazione del Centro. Alcuni territori, come il basso Lazio e l’Umbria, si stanno effettivamente avvicinando al Sud. Altri rimangono agganciati al Nord, come la Toscana, senza però averne il dinamismo. Poi c’è Roma che resta un microcosmo a parte. Ma quello che attualmente manca è un’idea politica di sviluppo dell’area centrale del Paese. Sarebbe forse il momento di iniziare a pensarci”.
Il direttore dell’associazione, Luca Bianchi, ne ha parlato in una intervista ad Il Messaggero. Spiegando che: “C’è sicuramente un problema di identità. È in corso una nuova polarizzazione tra Nord e Sud, e in questo contesto è mancata un’idea di sviluppo anche per l’asse centrale. Che paga, ritengo, un grande problema di collegamenti infrastrutturali. Nessuno ne parla, ma c’è un’assenza di connessioni orizzontali”.
Paggio: invertire la tendenza
Maria Rita Paggio, segretaria di Cgil Umbria, nel solco dell’analisi di Svimez dichiara in una nota: “Stiamo assistendo alla meridionalizzazione di alcune regioni del centro Italia e l’Umbria è proprio alla guida di questo processo. La nostra, infatti, è la regione che fa segnare i peggiori risultati in Italia sia in termini di crescita economica (-1,6% del Pil tra il 2019 e il 2022) che di calo demografico. Una situazione critica che non può più essere sottaciuta né sottovalutata”.
E ancora: “Mentre il Nord e anche il Sud del Paese dopo la pandemia hanno ripreso un percorso di crescita, il Centro arranca e l’Umbria è proprio la Cenerentola d’Italia in termini di sviluppo. Questo dipende evidentemente dalla mancanza di politiche economiche efficaci, che frenino la deindustrializzazione e la terziarizzazione al ribasso dell’economia, e da un’imprenditoria che continua a fare utili, ma non investe, soprattutto nel lavoro, come dimostrano le retribuzioni troppo basse e gli alti tassi di precarietà”.
Un punto di non ritorno
Secondo la segretaria siamo arrivati al cospetto di un punto di non ritorno. Infatti, commenta: “Siamo ad un punto di non ritorno le dinamiche demografiche unite ad un andamento economico molto deludente, all’alta inflazione e alla bassa qualità del lavoro ci conducono in un tunnel dal quale rischiamo di non uscire più. Di pari passo, il rapido smantellamento della sanità pubblica sta segando un’altra gamba del tavolo, mentre l’autonomia differenziata incombe come una mannaia sul nostro futuro”.
La richiesta è dunque chiara e viene fatta alla prossima amministrazione regionale che, dopo le elezioni che si terranno tra la fine dell’anno in essere e la primavera del 2025, dovrà fare in modo che l’Umbria esca da questa condizione, cosiddetta, di Cenerentola d’Italia. La chiosa della sigla sindacale è: “Come Cgil chiediamo da tempo di dotare la nostra regione di una politica industriale capace di restituire una prospettiva in particolare alle giovani generazioni. È ora di farla finita con incentivi e marchette elettorali e fare scelte strategiche per guidare le transizioni ambientale e digitale. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, sia nel confronto con le istituzioni e le associazioni datoriali, che nelle piazze, se necessario”.