La Cgil di Terni si mobilita per la difesa dei consultori. Il sindacato della città ha organizzato, infatti, un importante presidio per domani, martedì 4 giugno alle ore 17.00, davanti al Consultorio pubblico sito in via Montegrappa 49, nel quartiere di Città Giardino. L’obiettivo è difendere e potenziare i consultori, servizi cruciali per tutte le donne della città, opponendosi all’introduzione delle associazioni antiabortiste al loro interno.

La situazione dei consultori è infatti drammatica non solo a Terni e in Umbria, ma in tutta Italia. E le ultime disposizioni legislative in materia ne delimitano, di fatto, il raggio di azione e le responsabilità. Minando al contempo l’importanza fondamentale della loro esistenza. Esistenza, va doverosamente sottolineato, che è stata faticosamente conquistata oltre cinquant’anni fa. Per questo la Cgil di Terni ha deciso di scendere in campo con un presidio che vuole riportare l’attenzione sulla rilevanza di questi servizi.

Le richieste di Cgil Terni e il presidio al consultorio del 4 giugno

I Consultori rappresentano fondamentali presidi territoriali per promuovere e prevenire la salute della donna e dell’età evolutiva per assistenza alla famiglia, alla maternità e alla paternità. Purtroppo gli ultimi dati disponibili ci dicono che nel nostro paese ci sono 1871 consultori pubblici, invece dei 2949 necessari. Con grosse differenze territoriali rispetto alle prestazioni offerte e alle figure professionali presenti comunque sottodimensionate in maniera sostanziale“. Queste le parole che si leggono nella nota diffusa dal sindacato Cgil di Terni riguardo la difesa dei consultori nel territorio. Nello specifico si dà il via al presidio previsto per domani 4 giugno davanti al consultorio di via Montegrappa.

La richiesta è tutto sommato semplice: “Chiediamo la piena attuazione della legge 405/75 con una rinnovata attenzione riguardo alle giovani generazioni ed alle donne migranti, di spazi dedicati agli adolescenti, della disponibilità gratuita di anticoncezionali e ai controlli post menopausa che vanno estesi a tutte le sedi“. La legge 405/75 in questione regola il funzionamento dei consultori. “L’obbiettivo che ancora non è colto in pieno“, conclude la nota, “è quello di ricomporre e rendere fruibile la rete territoriale dei servizi in modo da assicurare una reale integrazione sociale, socio-sanitaria e sanitaria“.

Il presidio di domani intende quindi richiamare l’attenzione delle autorità competenti e dell’opinione pubblica sulla necessità di potenziare i consultori e di difendere la libertà delle donne di scegliere in modo informato e autonomo. La Cgil di Terni si oppone fermamente all’ingresso delle associazioni antiabortiste in questi servizi, ritenendo che la loro presenza potrebbe compromettere la neutralità e l’efficacia dei consultori.

Situazione consultori in Italia: una situazione allarmante

I consultori familiari, istituiti nel 1975 per supportare la salute psicologica e fisica delle donne, stanno vivendo un periodo di crisi già da qualche tempo. Con la chiusura di 244 sedi dal 2009, segnalata dalla Cgil, la rete dei consultori si è infatti notevolmente ridotta. Questo trend preoccupante mette a rischio la salute delle donne, soprattutto in un contesto dove la domanda di assistenza è in crescita. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono operativi solo 1.800 consultori, ben lontani dai 2.949 necessari per garantire una copertura adeguata. Le regioni meridionali e insulari sono, come spesso accade, le più colpite: qui molte aree non rispettano le direttive nazionali per la presenza di consultori.

Contrariamente a chi ne ha una visione limitata, i consultori non sono solo luoghi per l’interruzione di gravidanza o per la prescrizione della pillola del giorno dopo. Offrono al contrario una gamma completa di servizi, dal supporto psicologico alla maternità, alle visite ginecologiche e al sostegno per mamme e neonati. Tuttavia, la carenza di risorse e personale limita gravemente la loro capacità di operare efficacemente. Movimenti come “Riprendiamoci i Consultori” stanno cercando di riportare l’attenzione pubblica sulla crisi di questi servizi essenziali. Nonostante un finanziamento aggiuntivo di 987.000 euro per il biennio 2022-2023, la chiusura dei consultori continua. La necessità di un intervento strutturale è urgente per fermare questa emorragia.

La chiusura dei consultori familiari è un problema complesso, alimentato da tagli alla sanità pubblica e una maggiore attrattiva del settore privato. Per invertire questa tendenza, è essenziale garantire finanziamenti adeguati, sostituire il personale in pensione e migliorare l’accesso ai servizi su tutto il territorio nazionale.