Sono trascorsi otto anni dal sisma che ha devastato la Valnerina e le ferite che restano aperte non sono solo quelle della ricostruzione fisica, ma anche quelle sociali di cui si prendono cura CGIL e CISL con diverse iniziative.
Il 30 ottobre 2016 fu una giornata terribile, di paura e dolore. La seconda devastante scossa di terremoto, di ben 6,5 di magnitudo, che alle 7,40 con epicentro a Norcia, ha provocato una devastazione con decine di migliaia di sfollati. Unica importante differenza in Umbria, rispetto alla scossa del 24 agosto, nessuna vittima. A otto anni di distanza dal drammatico terremoto del 2016, la ricostruzione fisica va avanti. Almeno nella parte privata. Ma il vero problema è la ricostruzione sociale di un’area interna, la Valnerina, che non ha bisogno solo di soldi, ma “di essere ascoltata”.
A ciò si aggiunga che le varie crisi, quelle demografica, climatica e sociale, che già da anni stanno impattando fortemente in tutto il Paese, nelle zone del cratere sismico si aggravano ulteriormente. Influenzandosi reciprocamente.
La CGIL si ritrova a Norcia per discutere della ricostruzione post-sisma con progetti sociali
Demografia, politiche per le aree interne, lavoro sono state al centro dell’iniziativa promossa dalla Fillea Cgil Umbria. Un incontro che ha visto coinvolte la Camera del Lavoro di Perugia e l’associazione Nuove Rigenerazioni Umbria, ospitata dalla sala Digipass di Norcia. Vi hanno preso parte tra gli altri, del segretario generale della Fillea Cgil nazionale, Antonio Di Franco, del segretario generale della Cgil di Perugia, Simone Pampanelli. E poi il sindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, e la sindaca di Vallo di Nera, Agnese Benedetti.
“Una ricostruzione di qualità passa per la qualità del lavoro – ha sostenuto Elisabetta Masciarri, segretaria generale della Fillea Cgil Umbria. – L’Umbria ha fatto scuola in Italia introducendo nel terremoto del 1997 la congruità della manodopera (Durc). Oggi, nel cantiere più grande d’Europa, dovrebbe diventare effettivo il protocollo per la legalità che è finora rimasto sulla carta. Questo introdurrà il badge di cantiere. Uno strumento che consideriamo molto importante per monitorare l’attività dei lavoratori e contrastare ogni possibile forma di illegalità e infiltrazione criminale”.
Nel corso dell’iniziativa è stato anche illustrato il progetto di rigenerazione urbana per l’area del sisma, con capofila la Provincia di Perugia. E al quale ha collaborato l’associazione Nuove Rigenerazioni.
“Immaginare una ricostruzione sociale, far restare i giovani sul territorio, significa prima di tutto garantire possibilità di lavoro dignitoso e salari giusti. Ma le politiche del Governo vanno in un’altra direzione. Oggi i giovani laureati, che in questo territorio non sono pochi, entrano nel mondo del lavoro per essere sfruttati. Per questo – ha detto nelle sue conclusioni il segretario nazionale della Fillea Cgil – diciamo che è necessario immaginare un modello di sviluppo diverso, oltre la ricostruzione, basato su legalità e centralità del lavoro”.
La CISL propone una nuova “civitas appenninica” per uscire dalla fase dell’emergenza
E nel post sisma, per la CISL dell’Umbria serve una nuova “Civitas appenninica”. La proposta è contenuta in una nota a firma del Coordinatore dell’Area Sindacale Territoriale Foligno-Spoleto, Bruno Mancinelli. E se la CGIL si è soffermata sul tema del lavoro, a 8 anni dal sisma la CISL affronta il tema della ricostruzione sotto una luce diversa.
“Come CISL pensiamo sia necessario rafforzare i legami tra le nostre città medie ed i piccoli centri dell’Appennino – afferma Mancinelli -. Investendo nella viabilità e potenziando la digitalizzazione. È necessario integrare le risorse post-sisma, come quelle del NextAppennino, con quelle già stanziate dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI). In questi ultimi due anni valutiamo positivamente l’aumento delle liquidazioni per la ricostruzione privata. Nonostante ciò rimangono ancora notevoli problemi in molte zone più isolate“.
Secondo il Coordinatore dell’Area Sindacale Territoriale Foligno-Spoleto della CISL è fondamentale continuare ad investire nella ricostruzione. Affrontando le sfide con un approccio integrato che promuova la coesione sociale e la vitalità economica delle comunità colpite.
“Anche attraverso ulteriori provvedimenti legislativi mirati – continua Mancinelli -. Questo significa adottare un approccio sociale alla ricostruzione. Rafforzando le politiche relative alla sanità, al welfare, ai trasporti e appunto all’ istruzione. La nostra idea è quella di una “Civitas Appennninica”. Con le città medie che assumono un ruolo centrale nelle attività amministrative, mantenendo però la valorizzazione delle specificità dei singoli borghi e comuni, che devono continuare a svolgere le loro funzioni primarie“.