Dal Giappone a Gualdo Tadino. Niente di più vero. Proprio così. Un team di ricercatori provenienti dall’Università di Okinawa e dall’Institute of Earth Science dell’Academia Sinica di Taiwan, da qualche giorno è sbarcato nella cittadina gualdese per approfondire delle indagini sulle antiche tecniche di lavorazione della ceramica. In particolare per approfondire, studiare e capire quelle su ceramica a lustro della famiglia Rubboli.
Il gruppo, specializzato nello studio della tecnica rinascimentale dei Della Robbia, ha deciso così di focalizzare il prossimo progetto, proprio sui lustri della storica famiglia. Il gruppo interdisciplinare che ha fatto visita all’Opificio Rubboli, era composto dalla professoressa Yuko Fujisaki, storica dell’arte con una vasta esperienza sugli studi di Cipriano Piccolpasso, il professor Takashi Matsumoto, ceramista e scultore e il dottor Yoshiyuki Iizuka, chimico analitico esperto in analisi delle materie prime e dei frammenti di maiolica.
Due piatti, la stessa mano?
La storia è molto particolare. La professoressa Fujisaki, lo scorso anno aveva visitato Gualdo Tadino e ovviamente il Museo Rubboli. Era rimasta colpita ed affascinata dalla bellezza delle opere in ceramica e dei lustri in oro e rubino. Una volta tornata in Giappone però, ha potuto notare delle somiglianze con un piatto da pompa del XVII secolo, in una vista al Suntoty Museum of Art di Tokyo.
A suo parere era quasi uguale a quello notato proprio nella cittadina umbra e immaginò che a realizzarlo fosse stata proprio Daria Rubboli. Questa ipotesi ha spinto ovviamente l’esperto gruppo, a voler approfondire il tutto e volare così in Italia. Il piatto in questione era stato acquistato a Roma da un collezionista giapponese come un’opera del Seicento e poi successivamente donato al museo nipponico.
La visita a Gualdo Tadino
Nella visita di giovedì, la professoressa Fujisaki ha ricevuto da Maurizio Tittarelli Rubboli alcuni frammenti di maiolica a lustro ottocenteschi, sia su terraglia bianca che su terracotta. Quindi, durante le prime verifiche effettuate, i ricercatori hanno potuto appurare che le tecniche a lustro utilizzate a fine Ottocento dalla famiglia Rubboli, apprese dal capostipite Paolo dagli eugubini Luigi Carocci e Angelico Fabbri, sono proprio identiche a quelle utilizzate nel Rinascimento dai maestri ceramisti dell’epoca. Il team specializzato, proseguirà nei prossimi giorni in Giappone questo lavoro comparativo, per poi comunicare l’esito al Museo di Gualdo Tadino.
Cosa è la ceramica a lustro
La ceramica a lustro è un’antica tecnica di decorazione, che ancora oggi viene eseguita interamente a mano. Arrivata in Italia intorno alla metà del Quattrocento. Le sue origini sono in realtà arcaiche e di provenienza mediorientale: le prime decorazioni venivano realizzate addirittura su oggetti di vetro.
Oggi come allora, questa tecnica viene usata dai mastri vasai per impreziosire oggetti e utensili realizzati con materie prime di alta qualità, con l’obiettivo di renderli dei veri e propri pezzi unici.
Museo Opificio Rubboli, la storia di un’eccellenza umbra
Il Museo Rubboli di Gualdo Tadino, è di proprietà comunale ed è allestito nei locali ottocenteschi dell’opificio. Ovviamente ospita tantissime opere in maiolica a lustro del famoso ceramista Paolo Rubboli dal 1878 fino agli anni sessanta del Novecento.
Il Lustro ha origine mediorientale. Si è diffuso nel (IX secolo a.C), dopo la conquista islamica, in tutto il nord Africa e in Spagna fino ad arrivare in Italia. Mastrogiorgio da Gubbio per esempuio, fu tra i primi esecutori italiani e creatore di capolavori dell’arte ceramica a lustro.
Dopo gli ultimi splendori del Seicento, tale lavorazione scompare solo nella seconda metà dell’Ottocento. Viene riscoperta grazie al celebre trattato di Cipriano Piccolpasso “Li tre libri dell’arte del vasaio” del 1558, portando Paolo Rubboli a creare il laboratorio artistico nel 1878 proprio a Gualdo Tadino e iniziare quella tradizione familiare diventata un unicum nel panorama mondiale della ceramica.