Mentre il Mediocredito Centrale valuta le manifestazioni di interesse per la cessione del pacchetto di controllo della Cassa di Risparmio di Orvieto, scendono in campo i sindacati. E lo fanno con una nota nella quale chiedono annunciano la richiesta di un tavolo di confronto con le istituzioni locali e con l’azionista di minoranza, la Fondazione CRO. Per le organizzazioni dei lavoratori, infatti, si tratta dei punti di riferimento di carattere istituzionale, politico ed economico-finanziario degli interessi territoriali.
A muoversi, tra la rassegnazione e la rivendicazione, dopo l’incontro tra la banca e la governatrice Tesei e la sindaca di Orvieto Tardani, sono anche partiti politici ed associazioni del territorio. Che rivendicano una maggiore attenzione agli interessi locali e il mantenimento dell’autonomia della Cassa di Risparmio orvietana.
Secondo le indiscrezioni trapelate finora, alla banca orvietana, che viene messa sul mercato dopo il risanemento operato dal gruppo bancario controllato da Invitalia, ci sarebbero il Banco Desio (che ha già acquisito la BPS di Spoleto), la Banca del Fucino (che in questi giorni si è allargata in Emilia Romagna) e, infine, la Popolare di Ragusa.
I sindacati intervengono sulla vendita della Cassa di Risparmio di Orvieto: “Necessario tavolo con Regione, Comune e Fondazione”
“La Cassa ed i suoi lavoratori hanno una lunga e travagliata storia alle spalle – affermano le segreterie di Fabi, First Cisl e Fisac Cgil e le rappresentanze sindacali aziendali -. Vicissitudini dalle quali sono usciti sempre a testa alta. Mantenendo ottimi rapporti con la clientela, con le famiglie, con le imprese e con il territorio. Il tutto a dispetto delle scelte, a volte addirittura scellerate, operate dalla proprietà della Banca. L’avvio di trattative per la vendita della quota di maggioranza della Cassa di Risparmio di Orvieto, confermate durante l’incontro con la Direzione Aziendale, richiede una forte mobilitazione“.
Le organizzazioni sindacali annunciano che lavoreranno affinché il patrimonio umano e professionale della banca, realizzato e mantenuto grazie ai sacrifici dei lavoratori, non sia svilito o peggio disperso all’esito delle prossime ed assai probabili vicende societarie che dovessero interessare la Cassa.
“Facciamo, da subito, un appello alla Fondazione, socio di minoranza della Cassa, al territorio ed alle istituzioni che lo governano affinché siano al nostro fianco – concludono le organizzazioni dei lavoratori -. Occorre tutelare questa ricchezza che appartiene alla collettività orvietana e non solo. A questo proposito annunciamo che nei prossimi giorni avanzeremo richiesta di essere ricevuti dal sindaco di Orvieto, dalla Presidente della Regione Umbria e dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto”.
L’associazione Praesidium evidenzia la perdita di valore per il territorio: “Dispersi 150 milioni”
Ad intervenire anche l’associazione orvietana Praesidium, che – con rassegnazione ma anche lanciando alcune rivendicazioni territoriali – evidenzia come il territorio abbia avuto unaforte ricaduta negativa dal crack della Banca Popolare di Bari.
“C’è stata una distruzione di valore che, tra risparmiatori, Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e la Banca stessa, che ha lasciato sul terreno circa 150 milioni di perdite – afferma la nota dell’associazione -. Oggi siamo all’ultimo atto, la Banca viene messa sul mercato senza che la Fondazione CRO abbia più il potere di ostacolare le operazioni straordinarie. Gli articoli di stampa ci confermano quali banche siano interessate all’acquisto di istituti di piccola-media dimensione. Ed è facile prevedere che in un periodo più o meno lungo CRO sarà fusa all’interno dell’acquirente“.
La previsione di Praesidium è che a breve si assisterà a questo cronoprogramma temporale: assicurazione del mantenimento dei livelli occupazionali e della presenza, introduzione del marchio congiunto, fusione nell’acquirente.