18 Jul, 2025 - 17:01

Caso Sula, il legale: “Un passo decisivo verso la giustizia”

Caso Sula, il legale: “Un passo decisivo verso la giustizia”

L’avvocato Giuseppe Sforza, legale della famiglia Sula, ha accolto con soddisfazione la richiesta di giudizio immediatoper Mark Antony Samson, accusato dell’omicidio di Ilaria Sula. Con parole ferme, ha definito questo passaggio un “importante passo dell’indagine” e ha ribadito la piena fiducia della famiglia nel lavoro svolto dalla Procura di Roma, riconoscendo l’attenzione minuziosa dedicata a ogni dettaglio del caso.

Omicidio Ilaria Sula: giudizio immediato per Mark Antony Samson

La Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato per Mark Antony Samson, 23 anni, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Ilaria Sula. Si tratta di un importante sviluppo nell’inchiesta sul femminicidio della 22enne ternana, uccisa a fine marzo 2025 a Roma. Ilaria fu colpita da tre coltellate al collo nell’appartamento di via Homs (nel quartiere Africano) e il suo corpo venne abbandonato dentro una valigia in fondo a un dirupo nella zona di Capranica Prenestina, alle porte di Roma. Nei confronti di Samson i pubblici ministeri, coordinati dall’aggiunto Giuseppe Cascini, contestano il reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dal legame affettivo con la vittima, oltre all’occultamento di cadavere.

Il giovane aveva confessato il delitto dopo il fermo, pur negando di averlo pianificato in anticipo. La richiesta di giudizio immediato lascia intendere che gli inquirenti dispongono di prove ritenute solide a carico dell’imputato, tanto da poter andare direttamente a processo senza passare per l’udienza preliminare – una “piattaforma probatoria” definita dal GIP come “granitica”.

L’omicidio di Ilaria Sula, dalla scomparsa al ritrovamento del corpo

Ilaria Sula, studentessa ternana di 22 anni iscritta all’Università La Sapienza di Roma, era scomparsa dal 25 marzo scorso. La giovane, di origini albanesi, viveva nella zona di Furio Camillo a Roma per motivi di studio. Dopo giorni di apprensione e ricerche, il 2 aprile 2025 il suo corpo senza vita è stato ritrovato in un’area boschiva, in fondo a un dirupo nei pressi del comune di Poli (Roma), chiuso all’interno di un grosso valigione. Il macabro ritrovamento avvenne circa una settimana dopo la scomparsa e confermò i timori peggiori.

Fin da subito i sospetti si concentrarono sull’ex fidanzato di Ilaria, Mark Antony Samson, che secondo quanto emerso non accettava la fine della loro relazione. “O torna con me o la uccido”, era infatti uno dei messaggi minacciosi trovati sul telefono del giovane durante le indagini. In breve tempo Samson venne fermato dalle forze dell’ordine e avrebbe ammesso le proprie responsabilità, indicando anche il luogo dove aveva occultato il cadavere. Nello stesso procedimento penale è risultata indagata a piede libero anche la madre del 23enne, Nors Man Lapaz, accusata di aver aiutato il figlio a nascondere il corpo della ragazza.

Aggravanti e prove contro Mark Antony Samson: cosa emerge dall’inchiesta

Gli elementi raccolti dagli investigatori delineano un quadro particolarmente efferato dell’accaduto. Dalle consulenze tecniche e dagli accertamenti è emerso che Ilaria sarebbe stata massacrata a coltellate da colui che diceva di amarla e, dopo la morte, il suo corpo è stato rinchiuso in una valigia e gettato in un dirupo. Le indagini coordinate dalla Procura di Roma hanno portato alla luce indizi di premeditazione: oltre ai messaggi di minaccia già citati, Mark Samson avrebbe elaborato un vero e proprio “progetto” omicida nei giorni precedenti al delitto.

Dopo aver tolto la vita a Ilaria, l’ex fidanzato ha agito con freddezza sorprendenti: secondo l’ordinanza del GIP Antonella Minunni, subito dopo il delitto il giovane mostrò “forte autocontrollo e lucidità”, tornando a comportarsi come se nulla fosse accaduto. In quelle ore Samson incontrò persino un’amica di Ilaria per mangiare insieme una piadina, parlando in maniera disinvolta sia dei suoi problemi di coppia con Ilaria sia di argomenti futili.

Non si fece alcuno scrupolo, inoltre, a inviare messaggi dal cellulare di Ilaria al padre e alle amiche di lei, fingendo che la ragazza fosse ancora viva, così da sviare temporaneamente i sospetti. Tutti questi comportamenti, uniti alle prove tecniche (ad esempio le tracce sul luogo del delitto e i dati informatici analizzati sul computer di Ilaria), hanno fornito agli inquirenti robuste evidenze.

Come sottolineato dal giudice per le indagini preliminari, il materiale probatorio raccolto contro Samson è risultato “di una solidità granitica”, tale da giustificare la linea dura della Procura con la contestazione di tutte le aggravanti: la premeditazione, i motivi abietti e futili (legati alla gelosia e al rifiuto di essere lasciato) e l’aver agito contro una persona legata a lui da una relazione sentimentale. A queste si aggiunge l’aggravante della crudeltà mostrata nelle fasi successive all’omicidio, desunta dalle modalità con cui il cadavere fu occultato, e il reato accessorio di occultamento di cadavere.

Famiglia Sula, le parole dell’avvocato Giuseppe Sforza sulla richiesta di giudizio

Sin dai primi momenti dopo la tragedia, la famiglia di Ilaria ha chiesto verità e giustizia, manifestando dolore ma anche determinazione. I genitori della giovane hanno respinto con fermezza qualsiasi tentativo di giustificazione da parte dell’assassino: dallo scorso aprile Mark Samson aveva provato a inviare loro una lettera di scuse dal carcere di Regina Coeli, una missiva resa pubblica dal suo avvocato difensore, ma mamma e papà di Ilaria l’hanno rigettata al mittente, dichiarando che non può esistere alcuna scusa per un delitto tanto atroce.

Di fronte alla notizia odierna del giudizio immediato richiesto dalla Procura, l’avvocato Giuseppe Sforza, legale della famiglia Sula, ha commentato con soddisfazione parlando di “un altro importante passo di questa indagine che conferma la dedizione e l’assoluta attenzione su ogni particolare da parte della Procura di Roma”. Sforza ha ribadito “la piena fiducia che abbiamo sempre riposto nell’operato” degli inquirenti sin dall’inizio. Inoltre, ha sottolineato come i familiari di Ilaria fossero sempre stati convinti della sussistenza di tutte le aggravanti poi effettivamente contestate – dalla premeditazione alle modalità successive, fino ai motivi abietti e futili – una convinzione che i primi riscontri investigativi hanno confermato.

L’avvocato, portavoce del dolore e della determinazione dei genitori, ha infine rimarcato che ci si sta avvicinando “a quell’obiettivo minimo di giustizia all’interno di un tribunale”, consapevoli che nulla potrà alleviare la sofferenza della famiglia, “per ottenere una condanna proporzionata e giusta rispetto alle modalità terribili con cui è stata tolta la vita a questa ragazza giovanissima”.

 

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Francesca Secci
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