Martedì 24 settembre 2024, il tribunale del riesame di Perugia si pronuncerà sul ricorso presentato dalla Procura contro il rigetto del gip, che ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per il caso di Pasquale Striano, tenente della guardia di finanza, e Antonio Laudati, ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. L’inchiesta riguarda una serie di presunti accessi abusivi al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette (Sos) e alla banca dati della Dna. Questi accessi avrebbero permesso la creazione di dossier su diverse figure di spicco del mondo politico e giornalistico.
La Procura, guidata da Raffaele Cantone, ha presentato prove di “gravi fatti di inquinamento probatorio,” ritenendo che i due indagati abbiano cercato di ostacolare l’inchiesta. Il gip aveva rigettato la richiesta di arresti domiciliari, ritenendo che non ci fosse più un pericolo concreto di reiterazione del reato. Infatti, le condizioni lavorative di Striano erano cambiate.
Durante l’udienza del riesame, non si è ancora giunti a una decisione immediata: i giudici prenderanno tempo per esaminare la complessa documentazione, e il verdetto potrebbe arrivare nei giorni successivi. Le difese di Striano e Laudati continuano a opporsi alle accuse, negando qualsiasi coinvolgimento in pratiche illecite di dossieraggio o spionaggio politico.
L’inchiesta, che coinvolge nomi noti come il ministro Guido Crosetto e altri esponenti politici, rimane aperta, e potrebbe portare a ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.
Caso Striano-Laudati, l’accusa della Procura e le motivazioni del gip
La Procura di Perugia, sotto la guida di Raffaele Cantone, ha formulato accuse di particolare gravità contro i due indagati, sostenendo che le loro azioni abbiano compromesso l’integrità delle prove già raccolte. I fatti contestati riguardano l’inquinamento probatorio, che avrebbe ostacolato il normale corso delle indagini. Striano è accusato di aver effettuato numerosi accessi non autorizzati, circa 4.124 consultazioni in quattro anni, utilizzando il sistema per tracciare 1.531 persone tra cui politici di primo piano e celebrità come Cristiano Ronaldo.
Nonostante la serietà delle accuse, il gip, nel respingere la richiesta di arresti domiciliari a luglio, ha ritenuto che, sebbene fossero presenti gravi indizi di colpevolezza, non ci fosse un pericolo concreto di reiterazione del reato. Il giudice ha motivato questa decisione affermando che le condizioni lavorative di Striano erano cambiate, non avendo più un diretto superiore che potesse coprire o istigare ulteriori accessi abusivi.
Il punto di vista della difesa e la replica della procura
Gli avvocati difensori di Striano e Laudati hanno sempre negato qualsiasi coinvolgimento dei loro assistiti in pratiche illecite. Striano, intervistato nei mesi scorsi, ha dichiarato: “Male non fare paura non avere”, sottolineando la sua convinzione di non aver mai compiuto alcun reato. Laudati, invece, ha scelto di non rispondere agli inquirenti, ma attraverso i suoi legali ha respinto con forza le accuse di aver utilizzato le informazioni raccolte per fini di dossieraggio o ricatto.
Non soddisfatta della decisione del gip, la Procura ha presentato ricorso al tribunale del riesame. Cantone ha sottolineato che gli indagati hanno continuato a inquinare le prove, mettendo a rischio l’esito del procedimento. Secondo la Procura, gli atti compiuti dai due indagati potrebbero avere conseguenze molto gravi sull’intera inchiesta.
L’inchiesta, che ha coinvolto personalità di rilievo come il ministro Guido Crosetto, è stata avviata a seguito della sua denuncia. Tra le figure coinvolte nel caso compaiono anche esponenti politici di centrodestra e giornalisti di rilievo che avrebbero ricevuto informazioni riservate attraverso questi accessi abusivi. Si sospetta che le informazioni siano state trasferite ad alcune testate giornalistiche, sollevando ulteriori interrogativi sull’utilizzo dei dati.
La questione del dossieraggio
Secondo le accuse, Laudati e Striano avrebbero creato diversi dossier investigativi mentendo sui reali motivi delle indagini, causando quello che Cantone ha definito un “verminaio” di proporzioni inquietanti. La mole di dati sottratti e le modalità con cui sono stati gestiti hanno scatenato audizioni parlamentari e la richiesta, da parte di alcune forze politiche, di una commissione d’inchiesta per chiarire la vicenda.
La decisione del tribunale del riesame è attesa nei prossimi giorni, dopo un’attenta valutazione della documentazione presentata. Le difese di Striano e Laudati restano ferme nella loro opposizione alle richieste cautelari. Tuttavia, la vicenda sembra essere tutt’altro che conclusa, e l’esito di questa udienza potrebbe segnare un punto di svolta cruciale per le future fasi del procedimento.