Gli avvocati difensori della scrittrice americana, Amanda Knox, già assolta definitivamente dall’accusa di omicidio di Meredith Kercher, mirano anche all’assoluzione dal reato di calunnia nel processo in programma domani presso la Corte d’assise d’appello di Firenze. La cittadina americana non potrà subire una condanna più pesante dei tre anni che le sono stati inflitti per calunnia.
Amanda Knox, il processo di mercoledì 10 aprile presso la Corte d’assise d’appello di Firenze
Una cosa è certa, Amanda Knox non parteciperà al processo in Italia. Il suo avvocato di fiducia, Carlo Dalla Vedova, ha confermato che l’americana rimarrà negli Stati Uniti, “dove si sta occupando dei suoi due figli piccoli, uno dei quali è appena nato”. La Corte ha deciso di rinviare il caso a Firenze per un nuovo esame. I giudici dovranno decidere nuovamente sulla sua condanna a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, come dichiarato nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher a Perugia.
Il processo è previsto per domani, mercoledì 10 aprile, a Firenze. Sarà celebrato dopo che la quinta sezione penale della Cassazione ha accolto un’istanza presentata dai difensori Dalla Vedova e Luca Luparia Donati, revocando e annullando le sentenze di condanna.
L’udienza si svolgerà a porte chiuse, senza pubblico e mezzi d’informazione. Le parti discuteranno del memoriale scritto da Knox la sera del 6 novembre 2007, che portò alle accuse contro Lumumba, successivamente riconosciuto estraneo al delitto Kercher e prosciolto su richiesta del pubblico ministero.
Questa decisione è stata resa possibile grazie al nuovo articolo 628 bis del codice di procedura penale, che permette di eliminare gli effetti pregiudizievoli derivanti da una violazione accertata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, nel caso del diritto di difesa di Amanda Knox. La scrittrice americana non rischierà una condanna superiore ai tre anni già inflitti per il reato.
L’omicidio di Meredith sconvolse il mondo intero
Meredith Kercher, era nata il 28 dicembre 1985 a Southwark, Londra. Viveva a Croydon, era una studentessa presso l’Università di Leeds, dove stava frequentando il corso di laurea in Studi Europei. Suo padre, John Kercher, era un giornalista freelance britannico, mentre sua madre, di origini anglo-indiane, si chiamava Arline. Meredith aveva due sorelle e un fratello. Nel mese di agosto del 2007, si era iscritta al programma Erasmus e si era trasferita in Italia per completare il suo corso di studi.
Fu trovata senza vita nella sua camera da letto all’interno della casa condivisa con altri studenti. La causa della sua morte è stata determinata come emorragia da una ferita al collo causata da un oggetto appuntito usato come arma.
Le indagini portarono all’arresto di Amanda Knox, la coinquilina americana di Meredith, e del suo fidanzato dell’epoca, Raffaele Sollecito. Ciò scatenò un vortice mediatico senza precedenti, con la stampa che speculava su ogni dettaglio e alimentava teorie del complotto e presunti moventi.
Il processo contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito è stato ampiamente seguito dai media internazionali, con le udienze trasmesse in diretta televisiva e suscitando un enorme interesse pubblico. Le prove presentate durante il processo erano contraddittorie e spesso confuse, alimentando dubbi sulla colpevolezza degli imputati.
La sentenza di colpevolezza, emessa nel 2009, è stata poi annullata nel 2011 dalla Corte di Appello di Perugia. Sono stati assolti entrambi gli imputati per mancanza di prove concrete. Nel 2014, la Corte Suprema di Cassazione dell’Italia ha ribaltato questa decisione. Fu stabilito un nuovo processo, che ha portato nuovamente a una sentenza di colpevolezza nel 2015.
Amanda Knox stessa ha sempre dichiarato la propria innocenza e ha combattuto strenuamente per dimostrarla. Ha scritto un libro sul caso partecipando a numerosi programmi televisivi e podcast per raccontare la sua versione dei fatti.