Non si arrende la signora Vlasta Studenicova e pretende giustizia per suo figlio Matteo Falcinelli. E’ il giovane studente originario di Spoleto che è stato arrestato e maltrattato dalla polizia di Miami, in Florida, nella notte tra il 24 e il 25 febbraio scorso. Dopo aver raccontato – in un’intervista esclusiva ai nostri microfoni – gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda drammatica che lei e Matteo, ora entrambi a Miami, stanno continuando a vivere, decide di lanciare una raccolta fondi. E chiede aiuto alla redazione di Tag 24 Umbria per sostenerne e promuoverne la causa.

Ecco il link per fare una donazione protetta: https://gofund.me/2ab6b2d3

La raccolta fondi di Matteo Falcinelli

Mi chiamo Matteo Falcinelli, sono uno studente di 26 anni. La notte del 25 febbraio 2024 sono stato preso in custodia con le stesse modalità del triste caso di George Floyd, dagli agenti di polizia del North Miami Beach Police Department, per circostanze ancora da chiarire”: è lo stesso Matteo Falcinelli che si presenta.

Mi hanno messo il ginocchio sul collo quando ero completamente indifeso e inoffensivo e mi hanno ammanettato in modo estremamente stretto. Piangevo e imploravo disperatamente gli agenti di alleviare l’estremo dolore che mi stavano causando, ma purtroppo senza alcun risultato“. Matteo ripercorre così la notte dell’arresto. “In seguito sono stato sottoposto a una terribile tortura. Gli agenti di polizia mi hanno incaprettato. Mi hanno legato i piedi ai polsi e tirandomi con le cinghie all’indietro, mentre chiedevo se avessi qualche diritto”.

“Da quel momento ho iniziato a vivere quelli che considero i giorni peggiori della mia vita” confessa il giovane spoletino. “Nelle mani degli agenti di polizia ho rischiato di morire diverse volte, a causa dell’asfissia. In seguito a questa tortura ho tentato più volte il suicidio poiché il dolore e le limitazioni respiratorie erano insopportabili”.

Matteo si racconta: “Mi è stato negato tutto”

Mi sono ritrovato in carcere in devastanti condizioni fisiche e psicologiche, senza sapere il perché, senza alcuna possibilità di contattare la mia famiglia o i miei amici. Mi è stato negato tutto e nessuno al mondo sapeva cosa mi fosse successo e dove fossi. In quei momenti mi sono sentito completamente abbandonato e senza via d’uscita, motivo per il quale ogni singolo secondo ho pensato di togliermi la vita”: è quanto dichiara Matteo Falcinelli.

“Una volta liberato, sono stato trasferito d’urgenza in ospedale con l’ambulanza a causa delle gravi lesioni fisiche – prosegue – Dopo un paio di giorni il personale psichiatrico ha ritenuto necessario sottopormi al TSO (trattamento sanitario obbligatorio) a causa dei miei pensieri suicidari. Sono stato trasferito in un ospedale psichiatrico, dove sono rimasto sotto osservazione per 5 giorni”.

“Da allora – rende noto – sono costantemente sottoposto a cure mediche, psicologiche e psichiatriche e prendo molti farmaci antidepressivi per aiutarmi ad affrontare gli incubi che, purtroppo, sono diventati parte della mia vita quotidiana. Non riesco più ad andare avanti con la mia vita e, a 26 anni, mi sento una persona vuota e senza alcun futuro“.

Matteo Falcinelli: “Ho bisogno del vostro aiuto”

“Oltre alle gravi difficoltà fisiche e psicologiche – spiega, ancora, Matteo Falcinelli – che sto affrontando, la mia situazione è diventata ancora più difficile a causa delle elevatissime spese che devo pagare, comprese quelle mediche e legali, che negli Stati Uniti sono notoriamente costosissime. Queste difficoltà economiche si ripercuotono su mia madre e su mio fratello, che fanno tutto ciò che possono per aiutarmi e sostenermi”.

“Inoltre – puntualizza Matteo – mio padre mi ignora da anni e in questa situazione drammatica non solo mi ha negato qualsiasi sostegno morale ed economico. Recentemente ha anche bloccato il mio numero di telefono per “non essere disturbato” da me“.

“Ho deciso di creare questa raccolta dei fondi – annuncia, quindi – per aiutarmi a reperire i soldi necessari. Non solo per coprire tutte le spese, ma anche a ottenere giustizia. Per me e per quanti lottano contro la brutalità della polizia negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Con l’obiettivo che nessun’altra persona debba più vivere un’esperienza così terribile come la mia, rischiando la propria vita“.