Era il 1983 quando Emanuela Orlandi svaniva nel nulla, lasciando dietro di sé un caso intricato, intriso di misteri e collegamenti oscuri. Oggi, a distanza di decenni, la commissione bicamerale d’inchiesta riapre i dossier, portando sotto i riflettori Don Pietro Vergari, l’ex rettore della basilica di Sant’Apollinare. A 88 anni, il sacerdote rimane una figura al centro di una rete di legami mai completamente chiariti.
Don Vergari, la basilica e il peso della sua posizione
Sant’Apollinare, a un passo dalla scuola di musica frequentata da Emanuela, non è un luogo qualunque. Qui riposa Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, il cui corpo fu spostato da Vergari stesso nella cripta della basilica. La scelta fu giustificata con la sua presunta generosità nei confronti dei poveri. Il gesto, per molti, nasconde invece un’altra verità.
L’amicizia tra Vergari e De Pedis affonda le radici nei tempi in cui il sacerdote era cappellano a Rebibbia, dove il boss era detenuto. Rapporti stretti, tanto che fu Vergari a celebrare le nozze di De Pedis con Carla Di Giovanni e a perorare la causa per la sua tumulazione in un luogo così particolare. E’ proprio la basilica, con la sua posizione e il suo ruolo, a connettere i fili di questa storia intricata.
L’amicizia con De Pedis mai chiarita
Vergari ha sempre difeso la sua scelta, dipingendo De Pedis come un benefattore. “Era un uomo che aiutava i poveri”, scrisse una volta. Una giustificazione che non ha mai convinto del tutto. Quando nel 2012 il suo nome finì nel registro degli indagati per concorso in sequestro di persona aggravato, le sue spiegazioni non bastarono a dissipare i dubbi. La sua posizione fu archiviata nel 2015, ma il suo ruolo rimane al centro dell’attenzione.
Dichiarazioni e silenzi che fanno rumore
Le parole di Vergari, quando le pronuncia, sono spesso al limite tra il chiarimento e il mistero. “Perdona chi è morto e sepolto”, ha scritto. E ancora: “Dei morti non si deve dire altro che bene”. Dichiarazioni non chiare che lasciano una scia di ambiguità.
Le testimonianze di chi frequentava la scuola di musica aggiungono ulteriore complessità. Suor Dolore, direttrice dell’istituto, cercava di evitare che le studentesse avessero contatti con il sacerdote. Perché questa cautela? Un’ombra che si somma a quelle già presenti.
L’estumulazione di De Pedis e la telefonata anonima
Un momento chiave arriva con l’apertura della tomba di De Pedis nella basilica. Una telefonata anonima durante una trasmissione televisiva suggerisce agli inquirenti di controllare lì. Quando la cripta viene aperta, la presenza del corpo conferma il legame tra la banda della Magliana e Sant’Apollinare. Sabrina Minardi, ex compagna di De Pedis, ha raccontato di un coinvolgimento diretto del boss nel sequestro di Emanuela, dietro ordini di alti prelati vicini allo IOR.
Don Vergari, con la sua posizione e i suoi gesti, emerge come un nodo centrale in questa ragnatela. Testimone, complice o semplice pedina? La risposta non è mai arrivata del tutto.
Don Vergari è l’uomo del mistero, tra inchieste e misteri irrisolti
Nel 2012, Vergari finisce sotto inchiesta. Accanto a lui, figure legate alla banda della Magliana: l’autista Sergio Virtù, il soprannominato Ciletto, Giggetto e Sabrina Minardi. Tre anni di indagini che si chiudono con un proscioglimento generale, ma non con una risposta.
La banda della Magliana, lo IOR, la basilica: ogni elemento sembra intrecciarsi a un sistema più grande. E in mezzo, don Vergari, con il suo silenzio e le sue frasi enigmatiche, continua a essere un punto di domanda.
La commissione e la ricerca della verità
Ora, la commissione d’inchiesta ha un compito complesso. I 40 membri cercheranno di capire se Vergari potrà finalmente fornire risposte chiare. Ogni parola, ogni dettaglio potrebbe essere la chiave per una verità attesa da oltre quattro decenni. La storia di Emanuela Orlandi non è ancora finita. Forse, non finirà mai.