Ci sono nuovi aggiornamenti sul “caso dossier” sul quale la procura di Perugia da tempo sta indagando. La stessa procura, infatti, quest’oggi – lunedì 2 settembre 2024 – ha reso noto che trasmetterà alla commissione Antimafia, nei prossimi giorni, gli atti relativi all’indagine sui presunti dossieraggi confezionati attraverso accessi non autorizzati alla banca dati della Dia.

Più precisamente, la procura ha spiegato, in una nota, che la trasmissione degli atti avverrà “essendo venuto meno oggi il segreto” dopo che “gli atti che sono stati trasmessi al Gip con la richiesta cautelare” relativa all’ex sottufficiale della guardia di finanza e all’ex magistrato in servizio alla procura antimafia. Una richiesta che, tuttavia, il Gip aveva rigettato e per la quale la procura ne aveva fatto ricorso al riesame. 

Caso dossier, Cantone: “Indagini ancora in corso”

Ripercorrendo gli ultimi fatti del caso dossier, la procura di Perugia ha chiesto l’arresto dell’ex pm Antonio Laudati e del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano nell‘indagine sui dossieraggi confezionati attraverso accessi non autorizzati alla banca dati della Dia, ma il GIP ha rigettato l’istanza.

Per questo motivo, per la procura di Perugia “non sono affatto concluse”, al momento, le indagini sui presunti accessi abusivi al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) e alla banca dati della Direzione nazionale antimafia (DNA). Di conseguenza, l’Ufficio guidato dal procuratore generale Raffaele Cantone ha comunicato che sono ancora in corso e non è prevedibile la loro conclusione in tempi brevi“. Difatti “dagli accertamenti delegati al Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, sono emersi ulteriori episodi di possibili accessi abusivi, oltre a quelli già oggetto di contestazione nei mesi scorsi con l’invito a comparire”.

Pertanto, la procura di Perugia “ha avanzato richiesta di misura cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti dell’ufficiale della guardia di finanza e dell’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Entrambi già sottoposti a indagini e destinatari nei mesi scorsi di invito a comparire. I titoli di reato per i quali si è richiesta la misura sono gli stessi per i quali era stato notificato invito a comparire, rimasto senza esito per non avere gli indagati ritenuto di presentarsi per rendere interrogatorio”.

Cantone: “A rischio reiterazione del reato”

Per il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, sulla base di oltre 200 pagine di documentazione, ora il Gip ha da vagliare all’esame “tutti gli elementi raccolti che dimostravano la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza“. E lo fa “episodio per episodio, ed evidenziate specifiche circostanze, ascrivibili ad entrambi gli indagati, emerse dalle indagini svolte anche attraverso attività tecniche, che sono state ritenute dall’ufficio integrare gravi fatti di inquinamento probatorio in grado, di danneggiare” le indagini stesse.

Non a caso, secondo la procura, vige “per l’ufficiale della Guardia di Finanza, sia pure in via subordinata, il pericolo di reiterazione dei reati in quanto ancora in servizio “sia pure in un reparto non operativo e sia pure privato, da tempo dalla propria amministrazione, delle password per accadere alle banche dati. Oppure per il fatto che il soggetto ha dimostrato di possedere “articolate relazioni” che gli permetterebbe “anche tramite soggetti terzi, la commissione di ulteriori reati della stessa indole”.

Quanto a tale pericolo, comunque, il gip ha affermato che per l’indagato “pur essendo ancora in servizio, e pur avendo costui commesso plurimi accessi abusivi in banche dati, sono decisamente mutate allo stato le condizioni lavorative in cui lo stesso opera, non potendo più contare sulla presenza di un diretto superiore compiacente”.

Ad ogni modo, la procura ha presentato appello contestando, fra l’altro, “l’affermazione del Giudice secondo cui gli indagati avrebbero avuto ‘in tutto o in parte’ accesso agli atti processuali – scrive Cantone – Al contrario, ad oggi, nessuna discovery degli atti vi era mai stata. Non erano stati nemmeno contestati gli esiti delle indagini agli indagati che legittimamente non si erano, come più volte rimarcato, presentati a rendere interrogatorio”.