La Usl Umbria 1 ha reso noto che nella serata di sabato 17 maggio 2025 la direzione sanitaria del Santa Maria della Misericordia di Perugia ha segnalato un nuovo caso di meningite meningococcica. La persona colpita è stata ricoverata nel reparto di Malattie Infettive dello stesso ospedale. Le autorità sanitarie locali sottolineano che, al momento, le sue condizioni cliniche non destano preoccupazione. Si tratta di un caso di meningite causata da Neisseria meningitidis, comunemente nota come meningococco.
Appena ricevuta la segnalazione, l’Azienda sanitaria regionale ha avviato l’indagine epidemiologica. Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Usl Umbria 1 ha ricostruito i contatti stretti della persona contagiata: si tratta di tre conviventi e due conoscenti. Tutte queste persone sono state contattate e hanno immediatamente ricevuto una profilassi antibioticapreventiva, secondo i protocolli sanitari.
L’azienda sanitaria ha inoltre precisato che il meningococco si trasmette attraverso il contatto aereo ravvicinato tra persone (ad esempio con goccioline di saliva) e non sopravvive a lungo al di fuori dell’organismo umano. Di conseguenza, non è necessaria alcuna sanificazione straordinaria di case o luoghi pubblici frequentati dal malato. L’Usl Umbria 1 rassicura infine che la situazione è sotto controllo e che «al momento non ci sono elementi di rischio per la popolazione generale». In sintesi, non sono previste chiusure di scuole o strutture pubbliche: l’attenzione resta concentrata sulla verifica e sull’assistenza dei contatti stretti individuati.
Questo nuovo episodio segue quello segnalato alla fine di aprile 2025. Il 26 aprile scorso la Usl Umbria 1 aveva infatti notificato un analogo caso di meningite meningococcica a Perugia. Anche allora la persona colpita era stata ricoverata allo stesso ospedale Santa Maria della Misericordia. L’insorgenza dei sintomi in quel caso era stata documentata il 25 aprile, e subito era scattata l’indagine epidemiologica con profilassi per i contatti. Gli aggiornamenti successivi indicarono che la paziente in quel precedente caso stava reagendo bene alle cure. Anche per il caso del 26 aprile, come adesso, i sanitari avevano chiarito che il batterio non si trasmette con contatti casuali e che sono sufficienti misure preventive standard.
La meningite da meningococco è una forma grave di meningite batterica. I sintomi tipici insorgono in modo brusco: i più comuni sono febbre alta, forte mal di testa e rigidità nucale (difficoltà a flettere il collo). Possono accompagnarsi vomito, nausea, fotofobia (fastidio alla luce) e alterazioni dello stato di coscienza. In alcuni casi la malattia può evolvere rapidamente in una sepsi meningococcica (setticemia), caratterizzata da febbre elevata e comparsa di petecchie cutanee (macchie violacee sulla pelle), con gravi rischi di shock e insufficienza multiorgano. È importante ricordare che senza terapia tempestiva la meningite meningococcica può avere un decorso fulminante; studi medici stimano che nel 10–20% dei casi può portare a esito fatale in poche ore, anche con adeguato trattamento.
Il meningococco risiede nelle prime vie respiratorie di persone sane (portatori asintomatici) e si diffonde quando queste emettono goccioline infette, per esempio con tosse, starnuti, baci o contatti prolungati. Il periodo di incubazione medio è di 3-4 giorni (variabile da 2 a 10 giorni) e la contagiosità riguarda in genere la fase acuta della malattia. Come detto, il batterio è molto fragile all’esterno: quindi non si trasmette per contatto casuale e non persiste su oggetti comuni.
Per prevenire la meningite meningococcica, la misura più efficace è la vaccinazione. In Italia sono disponibili vaccini per proteggere contro i principali sierogruppi di meningococco responsabili di malattia (A, B, C, W, Y). In Umbria la campagna vaccinale prevede dosi gratuite di vaccino meningococco B in età pediatrica (nei primi mesi di vita) e dosi tetravalenti (MenACWY) nell’adolescenza, secondo le indicazioni del Piano nazionale vaccini. L’introduzione di questi vaccini ha ridotto drasticamente in passato l’incidenza dei casi, soprattutto per il sierogruppo C. Oltre alla vaccinazione, in caso di caso confermato è prevista la profilassi antibiotica – come si sta facendo in questo episodio – rivolta ai soli contatti stretti (familiari e conviventi), proprio per interrompere il possibile contagio secondario.