Sono parole di fuoco quelle che arrivano in redazione al mattino, per segnare un nuovo capitolo del caso-ambiente a Terni. Una vicenda che da giorni contrappone l’ex assessore Mascia Aniello e il titolare della delega allo sviluppo economico Sergio Cardinali. Ma stavolta lo spartito non basta per contenere la salita di tono della diatriba. Che da questione di bon ton e rispetto di genere si era già trasformata in caso politico e ora diventa materia di lavoro per la magistratura.
È la stessa Aniello a confermare in una lunga nota l’escalation della polemica.
“Ritengo tuttora gravissima e piena di ombre l’intesa raggiunta (quella sulla discarica AST, ndr) – afferma Aniello -. Dalla sua genesi alla sua definizione, alla sua eventuale esecuzione. Ritengo altrettanto anomale le condotte di altri soggetti già denunciati, richiedendo necessari approfondimenti in sede giudiziaria ordinaria e contabile. Ho già presentato querele molto circostanziate, in diverse Procure, viste le forzature inaccettabili e i gravi reati sin qui commessi (ovviamente presunti per chi scrive, ndr). Ero lì solo per difendere con rigore gli interessi pubblici e per respingere le interferenze indebite e reciproche tra siderurgia e pubblica amministrazione. Ora saranno i magistrati a verificare chi abbia svolto correttamente il proprio lavoro e chi no“.
Caso-ambiente: Aniello rinnova le accuse nei confronti dell’ex collega di giunta Cardinali
Ieri sera Cardinali aveva dettato la sua versione del dietro le quinte dello strappo. E oggi arriva la replica della replica da parte di Aniello. Che afferma di aver letto le parole dell’ex collega di giunta “in un misto di ilarità e pena“.
E se la giunta aveva fatto quadrato cercando di spegnere sul nascere il fuoco dello scontro, l’ex assessore all’ambiente parla di “distanze siderali tra le interazioni private e i comunicati pubblici degli ex colleghi“. Così ribadisce: “Sono stata attaccata come donna, nel volgare tentativo di piegare la mia intransigenza, volta a pretendere il rispetto delle regole“.
La descrizione del backstage della giunta, che ha portato allo strappo da parte di Aniello, sembra la sceneggiatura di House of Cards. Lei parla di “minacce di denunce, toni violenti, urla ferine, porte sbattute, pugni sul tavolo“. E accusa Cardinali di non aver rappresentato alla Procura “lo stato delle falde acquifere. Che ho descritto ripetutamente a lui e all’intera Giunta. Con il cromo esavalente e il nichel tuttora sopra soglia di allarme, tra fumi, polveri e scarichi fuori controllo“.
Le accuse politiche: “Col Protocollo d’intesa sulla discarica a cui ho votato no è stato fatto un favore all’AST”
La lunghissima nota di Aniello tocca tutti gli aspetti della vicenda, rispondendo punto per punto alle argomentazioni di Sergio Cardinali. Ma è la questione politica (anche perché sul one-to-one tra di due ex colleghi si è ormai scritto tutto) quella più rilevante. E l’ex assessore all’ambiente evidenzia su tutti due temi.
Il primo: lei si riteneva “un garante sul fronte della legalità ambientale e sanitaria (…), in mezzo a una burocrazia decisamente prona ai loro (di AST, ndr) interessi“.
Il secondo: il Protocollo d’intesa, che secondo Aniello, sarebbe stato “imposto alla giunta e alla città da Cardinali“, rappresenta una non-soluzione. Anzi, un “enorme favore politico-finanziario a un’azienda che, viceversa, dovrebbe compensare miliardi di danni causati a Terni“.
L’assessore all’ambiente, insomma, dopo 140 anni, avrebbe voluto spostare la discarica fuori città, chiedendo ad AST di trovare siti fuori dalla Conca.
Le accuse personali: “L’assessore allo sviluppo ha assunto impegni personali, nessuna contestazione sull’inquinamento”
La parte della lettera aperta più suggestiva è quella in cui Aniello ripercorre la sua visione dei fatti accaduti. Alle tesi di Cardinali, che aveva evidenziato la ricerca di un “equilibrio politico tra lavoro, occupazione e ambiente“, l’ex assessore all’ambiente risponde che questo equilibrio “si impernia solo nel rispetto della legge. Imposto a tutti, a partire da quelle realtà produttive che hanno grandi responsabilità sociali“.
Accusa poi l’ex collega di giunta di aver parlato di “impegno personale con AST“, per poi correggersi subito, ribaltando la questione su un piano amministrativo“. E ribadisce verso Cardinali l’accusa che ha portato allo strappo. Quella cioè di considerarlo “amico di AST“. “Così considero chi assume “impegni personali”, espressione infelicissima per un amministratore pubblico. Ma non era la prima“. Infine la diatriba sulla “contaminazione delle falde“. Che per l’assessore Cardinali – scrive Aniello – “è anche colpa dei rifiuti urbani, portando così avanti una vulgata parziale e distorta, certo non sgradita ad AST“.
Accusa ancora di aver “regalato la maxidiscarica, asset dal valore miliardario” ad Arvedi. E conclude il florilegio di accuse chiamando in causa anche parte dei sindacati. “Gli allarmi ambientali – scrive Aniello – sono rimasti inascoltati anche da una parte delle rappresentanze sindacali. Gli atti parlano chiaro: come noto, ho votato no alla delibera di approvazione di questo protocollo di intesa. Essendo stato stranamente svuotato di ogni prescrizione tecnica seria e da me considerato un atto catastrofico a livello ambientale, sanitario e finanziario“.
The “rumble in the jungle” continua. Stavolta in Procura.