Si è inaugurata oggi alle 11 a Costacciaro la casa colonica di Oncia, nella frazione di Villa Col de’ Canali. La struttura, tolta dal piano delle alienazioni, è stata oggetto di un importante finanziamento pubblico di oltre 600.000 euro, con il totale recupero e la riqualificazione quale struttura ricettiva lungo il Cammino del Beato Tommaso, percorso religioso che collegherà Gubbio, Costacciaro, Villa col de’ Canali, Costa San Savino, Scheggia, Sitria, Fonte Avellana, Eremo di Monte Cucco.
I pellegrini potranno visitare tutti i luoghi che hanno caratterizzato la vita del Santo, dove si sono svolti i tanti miracoli che operati in vita, fino a giungere al cospetto del corpo custodito presso la Chiesa di San Francesco a Costacciaro.
Il percorso, suddiviso in tre tappe e l’Ostello del Pellegrino presso la casa colonica di Oncia, è l’intermezzo e la sosta tra la prima e la seconda tappa, punto di ristoro e di ripartenza. Presso la struttura vi sarà, oltre all’Ostello, un ampio annesso in legno con vetrate, ampia sala conferenze, locali adibiti ad attività amministrative e di segreteria, oltre che un giardino esterno con piante ed essenze arboree del Parco del Monte Cucco. Presente all’inaugurazione il vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini
Casa colonica di Oncia intitolata al Beato Tommaso
Il Beato Tommaso nacque verso la metà del XIII secolo nel castello di San Savino, odierna frazione della cittadina umbra di Costacciaro, nella diocesi di Gubbio. Nel 1270 ebbe modo di visitare il Sacro Eremo di Camaldoli ed in quell’occasione si accese in lui la vocazione per la vita eremitica. Tornato in patria, raggiunse quale converso l’abbazia di Santa Maria di Sitria, fondata nella diocesi di Nocera nel 1021 dal celebre San Romualdo. Dopo alcuni anni ottenne dal suo superiore di condurre una vita solitaria in una spelonca presso il Monte Cucco. Qui per sessantacinque anni visse in contemplazione e rigida penitenza e morì infine il 25 marzo 1337.
Per acclamazione popolare, da subito, Tommaso da Costacciaro fu considerato santo e la sua salma fu sepolta nella chiesa cittadina di San Francesco dei Minori Conventuali. Nei dintorni sorse una cappellina in suo onore, ma un vero e proprio culto pubblico ebbe inizio quando, nel 1546, le sue spoglie trovarono posto sotto l’altare maggiore della chiesa, ove tuttora sono collocate e venerate. L’artistica urna, ornata di cristalli, custodisce il corpo del beato rivestito del bianco abito camaldolese.
I suoi miracoli più importanti
Il Beato Tommaso trasformò l’acqua in vino presso il Saccellum di San Girolamo, situato all’interno dell’omonimo eremo detto di Monte Cucco. Il priore, accortosi della mancanza di vino per la celebrazione della Messa, pregò il Beato Tommaso di aiutarlo e quest’ultimo, che era sceso dalla propria spelonca per assistere alla funzione gli disse di riempire entrambe le coppe con l’acqua: durante la Messa, l’acqua si tramutò in vino.
Tommaso interruppe la sua ascesi solo una volta in sessantacinque anni, per tornare a Costa San Savino a trovare la famiglia. In questa visita sentì la sorella lamentarsi perché nella frazione mancava acqua. Allora Tommaso toccò con il proprio bastone la nuda roccia e sgorgò una fonte purissima tutt’ora esistente, che molti fedeli asseriscono essere fonte di miracoli.
Il suo culto, già concesso dal pontefice Clemente VIII, fu riconfermato da Pio VI il 18 marzo 1778 ed esteso alla diocesi eugubina. Nel 1833 infine Gregorio XVI concesse il culto del beato anche ai Camaldolesi.
Il Beato Tommaso da Costacciaro è particolarmente invocato per le malattie addominali. Negli anni 1726 e 1748 fu composta una raccolta di miracoli attribuiti alla sua intercessione. Sempre a quel periodo risalirebbe anche la ricognizione delle sue reliquie ad opera del vescovo di Gubbio, Giacomo Cingari. Il Menologio Camaldolese e il Martyrologium Romanum commemorano il beato nell’anniversario della morte, mentre a Costacciaro è solennemente festeggiato quale patrono la prima domenica di settembre.