Il Medioevo è spesso avvolto da un alone di mistero, paura e superstizione, ed è ricordato come un’epoca di violenze e oscurità, tuttavia, come ha sottolineato Carlo Lucarelli durante il Festival del Medioevo a Gubbio, questa visione è parzialmente frutto di stereotipi e semplificazioni. Dietro le ombre di quell’epoca si celano realtà più complesse e articolate, che meritano di essere comprese nella loro interezza. Lucarelli ha saputo catturare il pubblico raccontando una delle storie più inquietanti di quel periodo: quella di Gilles de Rais, un nobile francese passato alla storia con il soprannome di Barbablù, celebre per i suoi atroci crimini.
Gilles de Rais (1405-1440) era un cavaliere e signore feudale, originario della Bretagna. Nato in una famiglia nobile e benestante, ebbe una carriera militare brillante e combatté al fianco di Giovanna d’Arco durante la Guerra dei Cent’Anni. A soli 25 anni, si era già guadagnato fama e riconoscimenti per il suo coraggio e abilità militari. Tuttavia, il declino della sua carriera e della sua vita iniziò subito dopo la morte di Giovanna d’Arco. Privato del suo ruolo nelle campagne militari e travolto da una gestione disastrosa delle sue ricchezze, Gilles de Rais intraprese una strada oscura che lo portò a compiere crimini orribili.
Divenuto sempre più isolato e disperato, Gilles de Rais si ritirò nelle sue proprietà e si dedicò a pratiche oscure ed esoteriche. In questo periodo, iniziò a compiere una serie di delitti che sconvolsero la Francia medievale. Venne accusato di aver ucciso oltre 200 giovani, prevalentemente bambini e adolescenti, con riti che mescolavano sadismo e occultismo.
Gilles de Rais condannato a morte per omicidio, stregoneria e sodomia
Il crimine di Gilles de Rais non fu scoperto immediatamente. La sua posizione sociale e il suo passato di eroe di guerra lo proteggevano, almeno inizialmente, dal sospetto e dall’accusa. Tuttavia, le voci sulle sue attività cominciarono a diffondersi e alla fine il clero e le autorità locali decisero di intervenire. Nel 1440, arrestarono Gilles de Rais, che finì sotto processo e condannato per stregoneria, omicidio e sodomia.
Il processo fu uno dei più celebri del Medioevo. Gilles confessò sotto tortura i suoi crimini, ammettendo di aver rapito, torturato e ucciso un numero impressionante di bambini. Le testimonianze furono scioccanti: i dettagli delle sue pratiche sadiche e le descrizioni dei riti di evocazione demoniaca lasciarono la corte e i presenti profondamente sconvolti. Nonostante la sua confessione, la natura dei suoi crimini e il suo status sociale resero questo processo particolarmente complesso, mescolando elementi di giustizia, religione e politica.
Il 26 ottobre 1440, Gilles de Rais fu giustiziato per impiccagione e bruciato sul rogo. La sua morte segnò la fine di uno dei serial killer più noti del Medioevo, ma il suo nome sarebbe rimasto nella memoria collettiva come incarnazione del male assoluto.
La figura di Gilles de Rais ha ispirato una delle fiabe più famose del folklore europeo: quella di Barbablù, un nobile crudele che uccideva le sue mogli e nascondeva i loro corpi in una stanza segreta del suo castello. Anche se la versione popolare della storia differisce notevolmente dalla realtà storica, la connessione tra Gilles de Rais e Barbablù rimane forte.
Carlo Lucarelli descrive Barbablù come il bruto che si cela dietro la rispettabilità
Barbablù è diventato un simbolo del tiranno domestico, del mostro che si nasconde dietro una facciata rispettabile, ma che nel privato è capace di atti orribili. Nella fiaba, Barbablù dà a sua moglie la chiave di una stanza segreta e le vieta di aprirla. Quando lei disobbedisce, scopre i corpi delle sue precedenti mogli. Questa storia, tramandata nei secoli, riflette il tema del potere e del controllo che Gilles de Rais esercitava sulle sue vittime, e la sua doppia vita di nobile rispettato e assassino di bambini.
Il caso di Gilles de Rais non è unico nel contesto medievale, ma è certamente uno dei più emblematici per la sua portata e la sua brutalità. Il crimine nel Medioevo era spesso legato alla superstizione e alla religione. Le credenze popolari, la paura del soprannaturale e l’influenza della Chiesa cattolica dominavano il sistema di giustizia. I crimini di stregoneria, eresia e omicidio erano trattati con estrema severità, ma allo stesso tempo, la giustizia medievale era spesso arbitraria e legata al potere politico.
Nel caso di Gilles de Rais, il processo fu influenzato non solo dalla natura dei suoi crimini, ma anche dalla sua relazione con la Chiesa e le autorità locali. Subì l’accusa di stregoneria e di pratiche occulte, riflettendo la grande paura del demonio e dell’eresia che pervadeva il Medioevo. La sua caduta rappresenta anche un esempio di come il potere non potesse sempre proteggere i nobili dalle conseguenze delle loro azioni.
Un aspetto poco noto del Medioevo fu il processo agli animali accusati di crimini
Un altro aspetto curioso del sistema giuridico medievale, menzionato da Carlo Lucarelli nel suo intervento, riguarda i processi agli animali. Nel Medioevo, gli animali accusati di aver commesso un crimine, come danneggiare raccolti o attaccare persone, subivano processi come fossero umani. Questi processi erano condotti con la stessa serietà e formalità dei processi agli esseri umani, con avvocati che difendevano gli animali e giudici che emettevano verdetti. Anche se oggi questa pratica ci appare assurda, rifletteva la concezione medievale della giustizia e della responsabilità morale, che si estendeva a tutti gli esseri viventi.
Come ha sottolineato Carlo Lucarelli, il Medioevo non è stato solo un periodo di violenze e superstizioni, ma un’epoca di grande complessità. Le storie di crimini e processi, come quello di Gilles de Rais, ci offrono uno sguardo su un mondo in cui il confine tra religione, superstizione e giustizia era spesso sfumato. Tuttavia, il Medioevo è stato anche un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali, di intrighi politici e di lotte per il potere.