L’escalation di violenza degli ultimi giorni nel carcere di Terni ha portato i sindacati Sappe, Sippe Sinappe e Fns Cisl a proclamare uno stato di agitazione immediato. Questo dopo aver richiesto nei giorni scorsi l’intervento urgente del Prefetto di Terni Giovanni Bruno. I rappresentanti sindacali segnalano da tempo il costante aumento del numero dei detenuti, che ha raggiunto i 575 rispetto alla capienza tollerabile di 422.

Una situazione questa che ha aggravato le condizioni di lavoro del personale penitenziario, costretto a fronteggiare quotidianamente rischi elevati. “Ormai è un bollettino di guerra“, dichiarano i sindacati, che lamentano l’assenza di risposte concrete da parte delle istituzioni nonostante le promesse di decongestionamento dell’istituto.

Mascella rotta e 20 giorni di prognosi per un agente del carcere di Terni, sindacati del carcere di Terni in allarme

Proprio in questi giorni la tensione ha raggiunto picchi allarmanti con diversi episodi di violenza che preoccupano non poco gli agenti della Polizia Penitenziaria di vocabolo Sabbione. Nell’ultimo, un agente ha subito la frattura della mandibola per mano di un detenuto tunisino di media sicurezza – venti i giorni di prognosi. Ma non è tutto: un detenuto psichiatrico di nazionalità italiana ha aggredito un altro poliziotto con un pugno, questa volta i giorni di prognosi per le lesioni sono sei. L’uomo, in quest’ultimo caso, avrebbe fatto prima richiesta di un colloquio con il comandante della Penitenziaria, per poi avere una forte esplosione di rabbia.

A ciò si aggiunge il tentativo di suicidio di un detenuto – che ha dichiarato di non voler più stare nel carcere di Terni – fortunatamente sventato dall’immediato intervento degli agenti. Questi eventi sono l’ennesima dimostrazione della pericolosità sempre crescente all’interno dell’istituto carcerario della città umbra. Qui i detenuti, sentendosi impuniti, non esitano a sfidare l’autorità degli agenti in modo costante.

Queste le parole dei rappresentanti sindacali: “Lo scorso febbraio il provveditore regionale aveva promesso un mini sfollamento quando le presenze a Terni erano 525: ad oggi siamo a 575. Ormai i detenuti si sentono nel diritto di aggredire i colleghi, consapevoli di ottenere quello che vogliono“.

I sindacati proclamano lo stato di agitazione: “È ora di cambiare direzione, non c’è più tempo”

Per tutti questi motivi i sindacati chiedono un cambio di direzione deciso e immediato. Ciò che sottolineano in modo congiunto Sappe, Sippe Sinappe e Fns Cisl è l’urgenza di misure che proteggano l’integrità fisica e psicologica degli agenti che lavorano all’interno del carcere di Terni. Romina Raggi (Sappe), Francesco Petrelli (Sippe Sinappe) e Riccardo Laureti (Fns Cisl) proclamano lo stato di agitazione: “Nessuno dovrà più essere abbandonato a sé stesso né entrare in servizio con la paura di non tornare dalle proprie famiglie a fine turno“.

Dopo aver chiamato a gran voce l’intervento del Prefetto Giovanni Bruno, invece, il segretario del Sarap Roberto Esposito in una nota scrive: “L’aggressione a un poliziotto penitenziario rappresenta un grave atto di violenza che minaccia la sicurezza e l’ordine all’interno delle strutture penitenziarie. Questo tipo di azione criminale mette a rischio non solo la vita e l’incolumità del poliziotto coinvolto, ma anche quella di altri detenuti e operatori penitenziari presenti“.

Diversi sono i fattori scatenanti delle aggressioni, come quella avvenuta oggi al carcere di Terni: in primis sicuramente quello di far rispettare le regole all’interno del mondo carcerarioprovocando tensioni e conflitti tra i detenuti e il personale di sorveglianza della prima linea”. “Oggi quando un poliziotto penitenziario subisce un’aggressione“, continua Esposito, “viene lasciato solo con il suo dolore, senza considerare​ che​ l’aggressione può anche causare un impatto psicologico sul poliziotto“. Diverse sono le conseguenze che possono avere gli agenti che lavorano in questo clima: “il trauma e lo stress derivanti da un’aggressione possono portare a disturbi dell’umore, ansia, depressione e persino disturbo da stress post-traumatico. Il poliziotto potrebbe aver bisogno di supporto psicologico e di consulenza per affrontare l’esperienza traumatica ma non ha alcun supporto a differenza dell’utenza carceraria che vengono applicati dei protocolli specifici per evitare situazioni di pericolo e violenza“.

Interrompere l’escalation di violenza subito

In una situazione così precaria il rischio di rivolte, come quella accaduta recentemente al carcere di Spoleto, è dietro l’angolo. Proprio per evitare ulteriori inasprimenti delle violenze all’interno dell’istituto penitenziario, si sollecitano azioni immediate e risolutive.

Si legge nella nota: “Il Sarap spera in reazioni e azioni da parte della direzione del Sabbione per punire i colpevoli e trasmettere un messaggio chiaro che gli attacchi alle forze dell’ordine non verranno tollerati. Solo attraverso un approccio deciso e solido si può sperare di prevenire futuri episodi di violenza nei confronti dei poliziotti penitenziari e garantire un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti coloro che svolgono questa professione fondamentale per la società“.

Il carcere di Terni diventa così emblematico delle sfide e delle criticità del sistema penitenziario italiano, mettendo in evidenza l’importanza di interventi immediati per garantire la sicurezza e il benessere di coloro che vi operano.