Nel carcere di Terni si è consumato l’ennesimo episodio di violenza. Un detenuto con problemi psichiatrici, ospitato nel padiglione di media sicurezza, ha aggredito senza preavviso tre agenti della polizia penitenziaria e un altro detenuto. Fabrizio Bonino, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), ha descritto una scena fuori controllo: “Stavolta a farne le spese sono stati un ispettore, un sovrintendente e un assistente capo coordinatore. Il detenuto, in preda a un raptus, ha scagliato una sedia contro il sovrintendente, tentando di colpirlo. Poi, vedendo arrivare un assistente capo, ha cercato di attaccarlo più volte, riuscendo a ferirlo al gomito. Infine, ha provato a colpire l’ispettore con una testata”.
Il detenuto, prima di essere bloccato, ha rivolto la sua furia anche verso un altro carcerato che cercava di calmarlo. Solo grazie all’intervento tempestivo del personale, la situazione non è degenerata ulteriormente. Bonino ha voluto riconoscere la professionalità degli agenti, costretti a fronteggiare circostanze sempre più difficili.
Carcere, il sistema penitenziario sotto pressione
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha espresso tutta la sua preoccupazione per il collasso del sistema carcerario italiano: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni – è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato”.
Capece ha messo in evidenza il nodo irrisolto dei detenuti con problemi psichiatrici, una situazione che, secondo lui, si è aggravata dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari nel 2015. “I posti nelle REMS non sono sufficienti per coprire le necessità reali, e molti di questi individui vengono rinchiusi in carcere, dove mancano risorse e competenze per gestirli”. Il risultato è un sistema in cui gli agenti, già sotto pressione per carenze di personale e organizzazione, devono fronteggiare situazioni per le quali non sono adeguatamente formati.
Le politiche di sicurezza da ripensare
Capece ha aggiunto che “il problema dei detenuti con disagio psichiatrico è la prima e più importante emergenza nazionale nelle carceri italiane. La riforma che ha previsto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari non ha indicato valide alternative, tant’è che è stata bocciata anche dalla Corte costituzionale”. Ha poi sottolineato l’urgenza di intervenire per fermare l’“onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza”, giudicando insostenibili le attuali condizioni di vigilanza dinamica e regime aperto, che espongono il personale a un costante rischio.
Terni non è un caso isolato, ma una delle tante crepe che mettono a nudo il malfunzionamento dell’intero sistema penitenziario italiano.
Terni, allarme sicurezza: il carcere tra i più pericolosi d’Italia
Il carcere di Terni figura tra le strutture più pericolose del Paese. A denunciarlo è Francesco Petrelli, dirigente nazionale di Ugl Polizia Penitenziaria, che non usa mezzi termini: “Un triste primato, attribuitogli dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dal provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e dalla superficialità della direzione del carcere di Terni”.
L’istituto ospita circa 500 detenuti, inclusi quelli sottoposti ai regimi As2, As3 e 41bis, insieme a carcerati comuni e protetti. La commistione tra i diversi profili crea una situazione esplosiva, aggravata dalla carenza di risorse adeguate. Nonostante l’ampliamento della struttura, la divisione corretta dei soggetti non è garantita. A questo si somma un problema di personale: oltre la metà degli agenti non è originaria del territorio e molti usufruiscono di distaccamenti, riducendo la forza lavoro effettiva.
Petrelli non risparmia critiche alla gestione: “La situazione alla Direzione del carcere di Terni è sfuggita inevitabilmente di mano”, spiega, evidenziando che la sicurezza interna ed esterna non può essere sacrificata. Secondo il sindacalista, il degrado della struttura non è un problema isolato, ma riflette su tutto il territorio: “La città è preda di infiltrazioni criminali, destabilizzata nel tessuto economico e sociale, anche a causa del cosiddetto turismo carcerario”.