I carabinieri della stazione di Perugia Fortebraccio hanno individuato e denunciato a piede libero l’uomo 52enne, ritenuto l’autore della aggressione ai danni di Francesca Paxia, avvenuta lo scorso 5 gennaio,

L’episodio sarebbe scaturito da un diverbio, partito per l’invasione della proprietà privata della stessa donna, da parte di alcuni cani impegnati in una battuta di caccia. Il 52enne avrebbe colpito la 46enne di Perugia con un ombrello, causandole lesioni.

Perugia, svolta dopo l’aggressione del 5 gennaio

Arrivano, quindi, sviluppi su una vicenda avvenuta lo scorso 5 gennaio. Nuova denuncia dopo quella pervenuta nelle scorse ore, sempre a Perugia. Prima c’era stata una denuncia via social e ora arriva anche quella da parte dei carabinieri. Secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine, il diverbio sarebbe scaturito dall’invasione a parte di alcuni cani impegnati in una battuta di caccia nella proprietà privata della vittima.

Il 52enne, “non coinvolto nell’esercizio dell’attività venatoria” scrivono i carabinieri, avrebbe colpito la 46enne con un ombrello, ferendola. Oltre all’aggressione subita, la donna avrebbe visto anche la figlia insultata e gli animali del suo “rifugio” inseguiti dalla muta di cani da caccia.

La denuncia social della donna: “Aggredita e insultata”

“Nella nostra oasi, creata contanti sacrifici e tanto amore per poter regalare finalmente una vita serena a chi non l’ha avuta assegnata dal destino, è tornato più o meno il sereno. Io sono ancora dolorante, ma questo è l’aspetto meno rilevante ora. Inizia così un lungo post di Francesca Paxia, presidente dell’associazione “Sulle orme di Enea”, per denunciare quanto accaduto nella sua proprietà privata.

Immaginate un centinaio di animali, tra cui molti recuperati poiché terminali, malati, disabili, cardiopatici, paurosi, una trentina di gatti liberi, conigli, pecore anziane, capre oltre a tutti gli animali selvatici, che di diritto qui tra le colline umbre hanno il loro habitat e convivono con noi da anni in maniera pacifica – scrive la donna – Immaginate ora un’intera muta di cani da cinghiale, esasperati dalla reclusione in puzzolenti stalletti per tutto l’anno, con l’adrenalina al massimo, affamati come tradizione dei cacciatori vuole, che si lanciano contro i nostri numerosi recinti, rincorrono gatti ovunque ed entrano in colluttazione con i cinghialetti nella macchia sottostante il nostro rifugio”.

“Vedendo – si legge nel post della donna – però in lontananza sulla cresta della collina le casacche arancioni della squadra di cacciatori, seppur restia a lasciare casa, non ho avuto altra scelta che salire in macchina e correre su da loro per avvisarli che i cani erano nella nostra proprietà privata, intorno al rifugio e che stavano seminando il terrore e aggredendo gli animali qua residenti. Sapevo cosa stavo rischiando…”.

Perugia, un’aggressione drammatica che ha lasciato il segno

Secondo la donna i cacciatori alla richiesta “di venire a recuperare i cani” l’avrebbero “aggredita, fino a provocarle “una prognosi di sette giorni per trauma cranico dovuto ad ombrellate e pugni in testa”. Nel mentre due cacciatori si sarebbero recati sul posto, ma invece che riprendere i cani avrebbero “insultato la figlia” della donna.

Nel frattempo uno dei nostri cani epilettici ha avuto un fortissimo attacco e i loro cani hanno quasi preso un gatto sotto agli occhi di mia figlia che non sapeva più come dividersi e mi chiamava dicendomi di ritornare subito – scrive ancora Paxia – Io a poche centinaia di metri più su ho dovuto a mia volta implorare di farmi passare con le mia macchina a cui era stato intenzionalmente chiuso il passaggio dalle camionette dei cacciatori e che hanno solo riso compiaciuti quando ho detto che dovevo tornare a casa con urgenza perché mia figlia era in lacrime e hanno appositamente perso tempo per rallentare il mio rientro a casa”.

Hanno continuato a sogghignare – si conclude il drammatico racconto via social – anche quando sono arrivati i carabinieri che potranno riferire questo e le condizioni fisiche ed emotive mie e di mia figlia, che era infangata fino alle ginocchia, con una felpa leggera ed in ciabatte perché da casa si è dovuta precipitare in soccorso ai suoi amici animali in pericolo”.