Sul caporalato in Umbria, la CGIL chiede un salto di qualità nelle politiche di prevenzione. E nei controlli volti al contrasto di questo fenomeno che, pervasivamente, sta interessando anche la regione. Il tutto in direzione della costituzione di una rete del lavoro di qualità. Giovedì, infatti, si terrà una riunione in Regione per affrontare la drammatica piaga dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel mondo agricolo.

In Umbria negli ultimi mesi si sono verificati diversi casi, emersi dopo i controlli dell’INPS e delle forze dell’ordine. Lavoratori sottoposti a orari massacranti, con paghe ridicole e condizioni disumane nelle campagne umbre. Dal sindacato arriva, dunque, la richiesta di un impegno collettivo. Che deve coinvolgere le organizzazioni datoriali, quelle sindacali, passando per Istituzioni e forze dell’ordine, per contrastare una pratica indegna di un Paese civile.

Caporalato in Umbria, allarme della CGIL: “Non è più possibile parlare di fatti episodici”

Non si può più parlare di fatti episodici: le attività ispettive e le inchieste sul caporalato in Umbria, in particolare in agricoltura, hanno portato alla luce, nell’arco di pochi mesi, una situazione assolutamente allarmante. Per questo è importante che la cabina di regia convocata per giovedì 5 settembre in Regione produca impegni precisi e non solo buone intenzioni”.

Ad affermarlo in una nota sono Luca Turcheria, segretario generale della Flai Cgil Umbria, e Maria Rita Paggio, segretaria generale della Cgil dell’Umbria.

Nel luglio 2021 – ricordano i due sindacalisti – è stato firmato nella nostra regione il protocollo d’intesa per attività di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e del caporalato in agricoltura, tra Regione Umbria, prefetture, Arpal, Inail, Inps, Ispettorato del lavoro, sindacati e associazioni datoriali. Un buon documento, che richiama la legge 199/2016 sul caporalato, e sollecita in particolare l’attivazione anche in Umbria della rete del lavoro agricolo di qualità, della quale possono entrare a far parte le aziende che dimostrano il rispetto delle norme in materia di lavoro, legislazione sociale, applicazione dei contratti e sicurezza”.

CGIL e FLAI: “Anche qui si attivi la Rete del lavoro agricolo di qualità”

Attualmente in Italia le sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità sono 48, distribuite in tutte le regioni tranne Veneto, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise e appunto Umbria. “Come Flai e come Cgil, anche alla luce degli ultimi allarmanti fatti di cronaca, chiediamo che anche nella nostra regione vengano istituite le sezioni territoriali, ma non solo – continuano Turcheria e Paggiopensiamo sia necessario sollecitare l’iscrizione delle imprese agricole, attraverso la previsione di premialità in merito all’accesso a bandi e risorse“. 

Nel frattempo, la Flai CGIL dell’Umbria prosegue nella sua attività di monitoraggio sul territorio e di partecipazione attiva ai processi scaturiti dalle inchieste. In particolare, il sindacato è costituito parte civile in un processo per caporalato, presso il Tribunale di Perugia, che coinvolge oltre 30 lavoratori. La prossima udienza, nella quale verranno ascoltati i primi testimoni, è fissata per il 9 ottobre 2024.

I numeri del caporalato in regione, una piaga sempre più estesa che ormai pervade anche l’Umbria

Gli ultimi dati sul caporalato in Umbria arrivano dalla Cgia di Mestre, che in un suo report ha cercato di fissare la prospettiva di un fenomeno preoccupante, che ormai è arrivato a pervadere anche il lavoro agricolo in Umbria.

Lo sfruttamento del lavoro irregolare e l’intermediazione illecita coinvolgono soprattutto edilizia e agricoltura – spiega la Cgia di Mestre nel suo studio -. E spesso il lavoro irregolare spesso assume i contorni del caporalato. A favorire lo sfruttamento nei campi sono la stagionalità e i luoghi di lavoro spesso isolati. Donne, migranti e persone in difficoltà economiche sono le prime vittime dei “caporali”, finendo nelle maglie di una rete illecita che si rivolge in primis sui più deboli“.
L’economia irregolare in Umbria vale quasi un miliardo di euro l’anno e coinvolge oltre 40mila lavoratori
I numeri collocano l’Umbria immediatamente a ridosso delle regioni del Mezzogiorno, che sono le più afflitte da piaga.
Secondo i dati Istat 2021 rielaborati dalla Cgia, gli occupati non regolari sono stimati in 41.700 con un tasso dell’11,4%. Dato peggiore di tutte le regioni del Centro Nord e oltre la media italiana.