L’annuncio ufficiale è arrivato: la città di Gibellina si aggiudica il titolo di Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026, superando in finale Todi, Carrara, Gallarate e Pescara. La proclamazione è stata affidata al Ministro della Cultura Alessandro Giuli che ha svelato il verdetto della giuria durante la cerimonia ufficiale. Gibellina, in provincia di Trapani, è nota per la sua storia legata all’arte come risposta alla tragedia del terremoto del Belice ed è stata selezionata all’unanimità come simbolo di rinascita e creatività contemporanea. Per quanto a bocca asciutta, l’Umbria rimane comunque legata alla vittoria di Gibellina come Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea grazie all’opera di Alberto Burri che con il suo Cretto ha cristallizzato per sempre la città distrutta dal sisma.

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della giuria, sottolinea come la scelta sia ricaduta su Gibellina per l’originalità e il valore del progetto presentato, intitolato “Portami il futuro”. Una decisione, quella della giuria, che ha voluto premiare una città capace di trasformarsi in un laboratorio d’arte a cielo aperto. Unendo storia, modernità e sperimentazione. Con un milione di euro in arrivo, Gibellina si prepara quindi ad accogliere mostre, festival e interventi di riqualificazione urbana. Consolidando il proprio ruolo di riferimento culturale per il 2026.

Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea: il sogno interrotto di Todi

La città umbra di Todi, finalista assieme a Gibellina, aveva riposto grandi speranze nel progetto “Ponte contemporaneo”. Un’iniziativa che avrebbe dato forma concreta a una visione culturale condivisa in tutta l’Umbria. La candidatura presentata con entusiasmo dal sindaco Antonino Ruggiano, mirava a celebrare la lunga tradizione artistica della città, già nota negli anni Settanta per aver attratto figure di spicco come Alighiero Boetti e Beverly Pepper. Todi si era infatti proposta come rappresentante di un’Umbria dinamica. Pronta a esplorare il contemporaneo, pur mantenendo vive le radici storiche che caratterizzano la regione.

Nel dossier di oltre 60 pagine depositato il 29 giugno scorso, il sindaco di Todi aveva messo in luce l’importanza di promuovere l’arte come linguaggio inclusivo, capace di coinvolgere non solo esperti e appassionati ma anche la comunità locale. Il progetto si presentava quindi come un ponte ideale tra passato e presente. In grado di unire l’eredità medievale della città alla vitalità delle avanguardie contemporanee. Malgrado la mancata vittoria, Todi rimane comunque una città d’arte di grande spessore, pronta a proseguire la propria vocazione culturale.

Un pizzico d’Umbria a Gibellina: il Cretto di Burri

Per quanto sia rimasta a bocca asciutta nonostante la finalista Todi, l’Umbria è comunque ugualmente presente nella vittoria di Gibellina come Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026. E questo grazie al monumentale Cretto di Burri, opera simbolo della città siciliana e omaggio dell’artista umbro Alberto Burri. Nato a Città di Castello, Burri realizzò il Cretto come risposta alla devastazione lasciata dal terremoto del Belice del 1968, ricoprendo con una colata di cemento l’antico centro abitato di Gibellina vecchia, per ricordarne la memoria. Quest’opera, con le sue imponenti crepe bianche, rappresenta una delle installazioni di land art più significative del mondo e simboleggia l’intreccio tra distruzione e rinascita. Un’unione ideale che lega l’Umbria alla Sicilia in un comune linguaggio, quello dell’arte contemporanea.

Il Cretto è oggi un’icona che attrae visitatori da ogni parte, rafforzando il legame di Gibellina con l’arte e ponendo l’opera di Burri come punto di riferimento simbolico. La vittoria della città come capitale dell’arte contemporanea ribadisce non solo la rilevanza storica e artistica di questa installazione, ma anche la sua capacità di dialogare con il presente. L’opera, espressione della poetica dell’assenza, ha fatto di Gibellina un luogo di pellegrinaggio per artisti e appassionati, confermandone il ruolo di epicentro culturale in cui si mescolano memorie, radici e visioni di futuro.