09 Jul, 2025 - 22:21

Caos trasporti in Umbria, Ascani alza la voce: "Ripristinare con urgenza la Direttissima e risarcire i pendolari"

Caos trasporti in Umbria, Ascani alza la voce: "Ripristinare con urgenza la Direttissima e risarcire i pendolari"

La vicepresidente della Camera ed esponente PD Anna Ascani interviene con forza sulla difficile situazione dei trasporti in Umbria. In una nota diffusa oggi, 9 luglio 2025, la parlamentare umbra ha annunciato di aver presentato un ordine del giorno al decreto infrastrutture per impegnare il Governo a mettere fine al caos dei trasporti in Umbria. In particolare Ascani chiede di ripristinare con urgenza la linea Direttissima per tutti i treni regionali veloci – da mesi costretti a viaggiare sulla linea lenta – e di risarcire i pendolari per i gravi disagi subiti.

Treni veloci deviati: perché l’Umbria è isolata dalla Direttissima

Dall’inizio del 2025 numerosi treni regionali veloci (e alcuni Intercity) che collegano l’Umbria, la Toscana e il Lazio con Roma e Firenze sono stati deviati dalla linea Direttissima Firenze-Roma alla più lenta linea convenzionale, a causa di cantieri sulla rete. Quella che doveva essere una misura temporanea – prevista fino a marzo 2025 – si è invece protratta per mesi, provocando ritardi medi di oltre mezz’ora e la limitazione a Orte di diverse corse regionali.

La mobilitazione dei territori non si è fatta attendere: decine di sindaci umbri e toscani hanno protestato denunciando "mesi di silenzi e mancate risposte" da parte di RFI e chiedendo un confronto urgente con il Ministero. Le comunità locali temono che deviazioni inizialmente provvisorie diventino definitive, escludendo stabilmente i convogli regionali e Intercity dalla Direttissima per riservarla solo ai treni Frecciarossa.

I pendolari umbri esasperati da ritardi, cancellazioni e disservizi

Ascani parla di un vero e proprio diritto alla mobilità negato per gli umbri. "Tra ritardi, cancellazioni, disservizi e mancanza di informazioni puntuali, agli umbri viene negato il diritto alla mobilità e si condanna all’isolamento un’intera area del Paese", accusa la deputata.

Anche Umbria e Toscana avevano avvertito che spostare tutti i regionali sulla linea lenta comporterebbe un forte aumento dei tempi di viaggio verso Roma e Firenze, penalizzando pendolari, studenti e lavoratori delle aree interne. Inoltre, un servizio regionale così rallentato rischia di spingere molti viaggiatori verso l’auto privata o sui treni AV più costosi, aggravando le spese di trasporto.

Ascani accusa il Governo: “L’esecutivo non può più rimanere a guardare”

Ascani ha deciso di portare la questione all’attenzione nazionale, accusando il Governo di immobilismo e invocando un intervento immediato: "L’esecutivo non può più rimanere a guardare". Con tale ordine del giorno, Ascani impegna formalmente il Governo a ripristinare la piena operatività della Direttissima per tutti i regionali veloci e a prevedere misure di ristoro per i pendolari.

La deputata umbra auspica inoltre che la maggioranza sostenga l’iniziativa, assumendosi la responsabilità di risolvere una situazione ormai divenuta insostenibile: "Mi auguro che la maggioranza sostenga l’Odg e che il Governo si assuma la responsabilità di risolvere una situazione ormai diventata insostenibile".

Spreco da 175 milioni: i nuovi treni rischiano di restare inutilizzati

L'Umbria ha investito circa 175 milioni di euro nell’acquisto di 12 nuovi convogli elettrici dotati di sistema ERTMS e capaci di viaggiare a 200 km/h. Questi treni dovrebbero entrare in servizio nel 2026, pensati per sfruttare la Direttissima.

Tuttavia, se la Direttissima rimanesse vietata ai regionali, i nuovi mezzi finirebbero sulla linea lenta, senza poter sfruttare le loro prestazioni. Sarebbe – denunciano gli assessori ai trasporti di Umbria e Toscana – un caso di "ingenti investimenti pubblici vanificati" e di "treni moderni ricevuti senza poterli utilizzare sulla linea per cui sono stati pensati". La stessa Ascani rileva che così "si disperdono ingenti risorse" investite dalla Regione, i cui nuovi treni rischiano di restare confinati sulla linea lenta.

 

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Francesca Secci
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