Questo sabato, 4 maggio alle 18.00, le porte della Project Room Ronchini del CAOS di Terni si apriranno per dare il benvenuto all’esposizione “Distanze Emozionali” di Piero Mottola. Una mostra unica nel suo genere che invita il pubblico a esplorare le relazioni tra i suoni e le emozioni che essi suscitano in persone di diverse culture. Tre ambiti espositivi, visivo, installativo e performativo, portano nelle profondità di una ricerca empirica che Mottola porta avanti dal 1994.
Curata da Pasquale Fameli, responsabile scientifico del CAOS – Centro Arti Opificio Siri, la mostra ha come leitmotiv il concetto di ‘distanza’, elemento che non solo descrive lo spazio fisico tra le opere e gli spettatori, ma anche le diverse modalità attraverso cui si accede all’esperienza del suono. Ogni opera propone una differente interpretazione di questo accesso, invitando il pubblico a un viaggio personale e introspezione. La mostra sarà visitabile gratuitamente dal giovedì alla domenica (ore 10-13 e 17-20) fino al 16 giugno.
In un’intervista in esclusiva a Tag24 Umbria, sia Piero Mottola che Pasquale Fameli hanno spiegato in cosa consiste questa ricerca di relazioni emozionali attraverso il suono e l’importanza delle nuove esplorazioni dei linguaggi dell’arte contemporanea.
Terni, Piero Mottola in mostra al Caos: suoni e voci dal mondo
In linea con l’attenzione che la direzione del CAOS – Centro Arti Opificio Siri sta dando ai più avanzati linguaggi della contemporaneità, la mostra di Piero Mottola “si focalizza su quelle che sono le possibilità del suono“. Così Pasquale Fameli, curatore dell’esposizione, racconta il viaggio che attende i visitatori. “Piero Mottola lavora da tantissimi anni con il suono e lavora soprattutto sulle possibilità di quantificazione del grado emotivo del suono“, ci dice. L’artista ha cercato, quindi, di “individuare parametri matematici corrispondenti a determinati stati emotivi” con cui “ha potuto generare dei flussi sonori” che creano delle “condizioni emotive estremamente complesse“.
Ma in cosa si traduce, nei fatti, tutto ciò? Cosa aspettarci dalla mostra? Ancora Fameli: “L’installazione che si trova al centro è una mappa a 10 emozioni, cioè una mappa che combina 10 flussi sonori corrispondenti ad altrettanti stati emotivi“. Una mappa emozionale che, come dice Mottola stesso, “permette di costruire delle molteplici e imprevedibili passeggiate emozionali, questo portandoci indietro una serie di valori cromatici, rumoristici e vocali“.
Quello costruito da Mottola, come ci dice lui stesso, è un “modello generativo automatico, un modello complesso originale che ho costruito e che ha molteplici relazioni” e che, una volta scatenato, “lavora da solo generando nuove sonorità, una sorta di cielo di nuvola sonora“. In questo caso, continua l’artista, “ha generato sette dittici che sono delle articolazioni cromatiche“.
“Ogni dittico“, spiega, “ha un andamento a spirale ed è composto da 10 parametri cromatici che sono le 10 emozioni. Si chiamano Articolazioni Cromatiche Emozionali vicino – lontano” poiché “uno si evolve da emozioni di fine, dal centro e pian piano verso l’esterno finisce l’emozione più contrastante” e l’altro è invece si muove all’opposto.
La mappa emozionale e il suono come nuova frontiera della scultura
La mappa creata da Mottola è un sistema complesso che contiene dieci diffusori sonori collocati in corrispondenza delle 10 emozioni. Questi, attraverso un auto-correlatore acustico, “genera una partitura automatica irripetibile“. È lo stesso artista a raccontarci le sue sperimentazioni sul suono e sulle emozioni che esso genera negli esseri umani di ogni parte del mondo. “Questa mappa in realtà è un modello compositivo che ha sublimato i dati, attraverso un’analisi statistica, con cui io costruisco tre situazioni in questa mostra: una cromatica, una concertistica, e un’altra installativa“.
La mappa, ricorda il curatore, “è una mappa attraversabile” che rende l’opera “un’opera praticabile, non da guardare a distanza“. Un “aspetto partecipativo che ci interessa molto perché è uno degli aspetti centrali della contemporaneità. Ovvero che l’opera d’arte non sia qualcosa da guardare a distanza ma qualcosa che sia un fatto esperienziale, qualcosa da fruire anche con tutto il corpo“. In questo caso il suono diventa, pertanto, “una sorta di nuova frontiera della scultura poiché il suono viene modellato, plasmato. E genera come dei volumi astratti nell’aria che sono invisibili ma che possono essere avvertiti con il tatto e l’udito“.
Distanze Emozionali “è un’opera prodotta dall’uomo e misurata attraverso un esperimento sui dati” che Mottola ha ottenuto nei tanti viaggi in ogni parte del mondo. Una sperimentazione che racchiude le voci del mondo in un modo assolutamente innovativo che coniuga l’analisi empirica con le emozioni prodotte dai suoni delle voci umane di varie culture.
Installazioni sonore, opere su tela e concerti: tutto questo è “Distanze Emozionali”
L’esposizione di Piero Mottola al CAOS di Terni si sviluppa complessivamente su tre piani espositivi: uno visivo, uno installativo e uno performativo. Questo, come sottolinea il curatore della mostra Pasquale Fameli, “per dimostrare la versatilità di questa ricerca, cioè le possibilità che tutti questi criteri di misurazione sui quali lavora Mottola possono poi trovare declinazioni sonore ma anche visive“.
Mottola ha girato tutto il mondo cogliendo le voci di tantissime persone, carpendo l’autenticità e la spontaneità dei suoni e delle reazioni sempre diverse associate alle emozioni. Per poi associare a ognuno di essi dei parametri che, attraverso le sue sperimentazioni, si traducono infine in nuovi stimoli sonori. Questo in un’opera che è, quindi, in continuo movimento, evoluzione. A dimostrazione di ciò verranno proiettati due video documentari su due diversi concerti diretti dall’artista. Il primo, Voices of Lives (2022), è un concerto per coro e voce solista eseguito all’Auditorium Parco della Musica di Roma, mentre l’altro dal titolo Voces Argentinas (2023) è un concerto per coro e voce solista eseguito alla BIENALSUR a Buenos Aires.
Mottola stesso ci dà un’idea del complesso percorso in cui si articolerà la mostra. “Da una parte un concerto vero e proprio, dove divento direttore d’orchestra e c’è un coro. Da un’altra parte ci sono dei quadri, delle opere su tela. E dall’altra parte ancora un’installazione sonora. È la mappa che collega tutto“. La mappa, infatti, “applica sul piano tecnico i suoi valori molteplici ed enormi, che riferendoci al caos, sono le complessità, il caos della nostra vita. A cui ho cercato di dare una forma e un valore emozionale con dei parametri che caratterizzano la voce, timbri vocali, timbri cromatici o anche performativi che sono legati a tecniche di concerto“.