Non regge la maggioranza di centrodestra in commissione regionale sulla determinazione dei canoni dell’idroelettrico e scoppia la polemica sulla penalizzazione dell’Umbria del Sud. Si tratta, in pratica, della decisione della giunta regionale di trasformare in contributi economici (monetizzare) la consistente quantità di energia che i concessionari dei grandi impianti idroelettrici devono cedere alle regioni. E che secondo un decreto del governo Conte I, poi trasformato in legge, vanno destinati almeno per il 50% ai servizi pubblici o a categorie di utenti nei territori interessati.
Ieri la giunta regionale, con l’assessore Morroni, ha portato nella Seconda commissione, presieduta da Valerio Mancini, ha portato all’ordine del giorno la delibera. Un atto che “monetizza integralmente l’energia da cedere gratuitamente“. E che fissa le modalità di calcolo della componente variabile del canone di concessione per le grandi derivazioni idroelettriche, gestite in Umbria in particolare da ENEL. Ma la maggioranza si è sfaldata, tanto che è mancato il numero legale al momento del voto. E il presidente della commissione, il leghista Mancini, ha espresso il suo rammarico puntando il dito “sull’assenza in sala del capogruppo di Forza Italia sin dall’illustrazione dell’atto da parte dell’assessore”.
Polemiche anche da parte del consigliere regionale del Movimento 5 stelle, Thomas De Luca. Che parla di “ennesimo blitz della giunta regionale. Che sui canoni dell’idroelettrico è intenta a fare l’ennesimo regalo alle multinazionali dell’energia a discapito dei cittadini“. E che rivendica l’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione che ha contribuito a far mancare il numero legale.
Canoni idroelettrico, aumentano i Comuni destinatari di contributo che passano da 5 a 13
La delibera della giunta, come detto, prevede “la monetizzazione integrale dell’energia elettrica da fornire annualmente e gratuitamente alla Regione Umbria“. In particolare, si tratta di 220 KW/h per ogni KW di potenza nominale media di concessione. La parte variabile del canone sarà calcolata sul 2,5 per cento dei ricavi (un valore che potrà essere modificato negli anni a seguire). Una percentuale considerata troppo bassa da De Luca (M5S): “Il contributo potrebbe essere destinato come reddito energetico alle fasce più povere. Oppure messo a disposizione come fattore localizzativo per investimenti industriali. Ritengo poi del tutto insufficiente limitarsi alla soglia minima del 2,5 per cento per i canoni variabili“.
La soglia è stata difesa da Morroni: “È in linea con quanto deciso da molte altre Regioni. Ci siamo attestati cioè sul livello base, questo anche in considerazione dell’introduzione di una terza voce facoltativa”.
Rispetto alle modalità di utilizzo della monetizzazione, Morroni ha spiegato che rimarranno immutate, con le stesse destinazioni già previste. Con la nuova legge regionale è aumentata la platea dei comuni beneficiari, perché interessati da impianti di grandi derivazioni. Sono passati da 5 a 13 (ad Alviano, Baschi, Cerreto di Spoleto, Narni e Terni, si sono aggiunti, Arrone, Ferentillo, Norcia, Orvieto, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino Vallo di Nera). “Ma soprattutto sono state notevolmente incrementate – ha rimarcato l’Assessore – le risorse a loro destinate”.
Gli introiti per i Comuni beneficiari prima della legge regionale del 2023
- Alviano euro 30.754 (+179,6%);
- Baschi euro 58.441 (+ 180,8%);
- Cerreto di Spoleto euro 22.218 (+180,3%);
- Narni euro 409.681 (+182,9%);
- Terni euro 2.440.991 (+185,7%).
Gli introiti per i nuovi Comuni interessati dalla legge regionale:
- Arrone euro 57.686;
- Ferentillo euro 40.684;
- Norcia euro 103.175;
- Orvieto euro 443.157;
- Preci euro 15.995;
- Sant’Anatolia di Narco euro 11.144;
- Scheggino euro 9.977;
- Vallo di Nera euro 7.505.
In totale i concessionari delle derivazioni idroelettriche dovranno versare circa 23 milioni alla Regione
I concessionari di grande derivazione idroelettrica dovranno comunicare alla Regione i dati di produzione dell’energia relativi all’anno precedente entro il 28 febbraio, per ogni unità di produzione. L’assessore Morroni ha spiegato l’articolazione dei canoni, prevista dalla normativa nazionale.
Dopo l’approvazione della nuova legge regionale del 2023, che assegna le concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche in Umbria e determina il canone, quest’ultimo viene ricalcolato. Gli introiti dal canone fisso superano i 10 milioni di euro e la componente variabile dei ricavi porta circa 4 milioni di euro. Con la terza voce, quella della parte facoltativa di energia, concessa o monetizzata, si arriva a circa 23 milioni di euro di introiti, rispetto agli 8 milioni di euro assegnati prima della legge.
A questo punto è scoppiata la bagarre in commissione, con Thomas De Luca (M5S) che ha annunciato il proprio voto negativo.
“Sono stato io stesso – ha ricordato – promotore dell’emendamento che ha permesso l’allargamento della platea dei comuni beneficiari delle risorse provenienti dai canoni. Ma le misure proposte dalla giunta risultano inadeguate rispetto agli ambiziosi obiettivi della legge, oltre a risultare del tutto controproducenti. Non ho inteso mantenere il numero legale in Commissione, visto che non intendo sostenere questa proposta. Anche in virtù dell’assenza del capogruppo di Forza Italia, partito di diretta espressione dell’assessore Morroni”.
E De Luca aggiunge il carico parlando di accaparramento milionario di risorse da parte della destra. A discapito dell’Umbria meridionale.
“È l’ennesimo regalo ad Enel – afferma -. Che con lo sfruttamento delle risorse idriche del territorio fattura ricavi da centinaia di milioni di euro ogni anno. Lasciando poco più che le briciole ai territori. E Terni è il territorio maggiormente interessato da questa vicenda. Parliamo di cifre complessive che potrebbero aggirarsi in un valore economico che supera i 7 milioni di euro“.
Per il presidente della Commissione, Mancini, si tratta di un documento “molto importante perché riconosce risorse ai tredici Comuni interessati per circa 23 milioni di euro“.
Sulla legge regionale che norma questa materia, voluta dalla Lega con primo firmatario il consigliere Daniele Carissimi, ha poi lavorato in sinergia la Commissione. “Che l’ha fatta propria e modificata in alcune parti, migliorandola a beneficio di migliaia di cittadini”.
Ma la maggioranza non ha tenuto e l’atto è per il momento in stand by. Con tanto di polemiche tra Lega e Forza Italia.