Can Yaman, volto noto di serie come Che Dio ci aiuti e Viola come il mare, ha fatto parlare di sé non solo per le fiction, ma ultimamente, grazie alla giornalista e opinionista Selvaggia Lucarelli, anche per il suo controverso Break the Wall Tour. Un’iniziativa presentata come benefica, che ha portato l’attore turco a incontrare studenti per discutere di ansia e disagio giovanile, spesso in compagnia di esperti come Francesco Pisani, direttore di neuropsichiatria infantile del policlinico Umberto I di Roma.

Ma il tour non si è fermato alle scuole: le serate si spostavano in discoteca, dove Yaman avrebbe ricevuto, secondo Selvaggia Lucarelli, cachet a cinque cifre per ospitate di grande richiamo. “Cachet che oscillano dalle cinque alle diecimila euro“, scrive la giornalista, insinuando che dietro il progetto benefico ci fosse una forte componente commerciale.

Can Yaman, la tappa all’istituto Serafico di Assisi

Il 3 marzo 2024, Yaman ha fatto visita all’Istituto Serafico di Assisi, accompagnato dalla presidente Francesca Di Maolo e dai membri della sua associazione Can Yaman for Children. Durante l’incontro sono stati consegnati tre strumenti sanitari: un pulsiossimetro, una bilancia con misuratore d’altezza e un aspiratore per pazienti disfagici.

Lucarelli non ha risparmiato critiche, definendo la donazione leggera e stimandone il valore in poche centinaia di euro. La presidente Di Maolo, però, ha chiarito il quadro, come testimoniato da un articolo pubblicato su Umbria24“Il valore delle apparecchiature donate da Yaman è di circa 2.900 euro. A qualcuno potrà sembrare poco, ma per noi una donazione è una donazione, non importa quanto”.

La visita ha comunque lasciato un segno tra i ragazzi dell’Istituto. “Per noi poteva anche limitarsi alla sola visita. La sua presenza ha portato grande gioia ai nostri ragazzi e già quello per noi è importante“, ha aggiunto Di Maolo, spiegando che gli strumenti erano stati scelti dalla lista delle attrezzature necessarie per il rinnovamento degli ambulatori.

Beneficenza e compensi, un equilibrio precario

Lucarelli ha puntato il dito sulla sproporzione tra il valore delle donazioni e i compensi ricevuti dall’attore per le sue serate. Di Maolo ha preferito non entrare nel merito, limitandosi a ribadire l’importanza della concretezza: “Se ha donato troppo o troppo poco, non sta a noi giudicare. Abbiamo solo chiesto che la donazione fosse concreta e che si trasformasse immediatamente in qualcosa di utilizzabile dall’Istituto”.

La visita stessa non sarebbe nata come parte di una strategia pianificata, ma da un’idea spontanea. «Credo conoscessero il manager. Sapendo che Yaman stava facendo questo tour benefico, gli hanno proposto di passare da noi a fare una visita e lui ha accettato», ha raccontato Di Maolo.

Trasparenza e polemiche

Il Serafico ha ribadito la propria estraneità a qualsiasi operazione opaca, sottolineando che tutte le donazioni devono essere tracciabili: “Come Istituto pretendiamo trasparenza totale quando si tratta di questo tipo di operazioni, siamo totalmente estranei alle vicende più opache, e anche Lucarelli l’ha evidenziato”.

Le parole della giornalista accendono però un dibattito su quanto le iniziative benefiche di personaggi famosi siano davvero orientate al bene collettivo o piuttosto strumenti di autopromozione. Un tema che divide e fa discutere.

Can Yaman tra cachet e donazioni: luci e ombre

Selvaggia Lucarelli colpisce ancora, sollevando interrogativi su quello che dovrebbe essere un tour benefico, ma che sembra nascondere dinamiche tutt’altro che trasparenti. 

Un episodio in particolare, accaduto alla discoteca 24 Mila Baci di Latina, ha acceso i riflettori sulla gestione economica del tour. Il gestore del locale ha parlato di una donazione di 5.000 euro all’associazione benefica legata all’attore, ma ha anche specificato che una somma ulteriore è stata destinata al manager di Yaman. Nessuna cifra precisa è stata resa nota, alimentando interrogativi sulla trasparenza delle operazioni.

Queste informazioni hanno rafforzato i dubbi di Selvaggia Lucarelli, che ha puntato l’attenzione sul confine sfumato tra eventi benefici e attività commerciali. Il rischio di confondere i due ambiti rende difficile comprendere quanto delle risorse raccolte venga effettivamente utilizzato per finalità solidali.