L’area dei Campi Flegrei, situata nella regione della Campania, è da sempre conosciuta per la sua intensa attività vulcanica e sismica, e per questo è stato studiato nei dettagli un piano di evacuazione. In tempi recenti è tornato l’allarme perché questa zona è tornata al centro dell’attenzione pubblica a causa di una preoccupante ripresa dei terremoti. Di fronte a questo scenario, le autorità competenti hanno deciso di rivedere e aggiornare i piani di emergenza esistenti, ponendo una particolare enfasi sulla predisposizione di un piano di evacuazione su larga scala.
Campi Flegrei, come funziona il piano evacuazione in fase di revisione
Il nuovo piano di evacuazione elaborato dalla Protezione Civile prevede lo spostamento di mezzo milione di persone in caso di una improvvisa eruzione vulcanica nei Campi Flegrei. Attualmente, questo piano è in fase di revisione e coordinamento tra le diverse Regioni coinvolte.
Nonostante il bradisismo, ovvero il lento sollevamento del suolo, che sta interessando l’area tra Napoli e Pozzuoli, il vero allarme scatterebbe qualora gli scienziati rilevassero segnali di un’imminente eruzione. Sebbene gli esperti non prevedano un’eruzione immediata, mantengono un livello di allerta giallo, consapevoli dell’enorme potenziale distruttivo di un evento di tale portata. Nel caso in cui l’allerta passasse al livello rosso, scatterebbe un’evacuazione di massa da completare entro 72 ore, utilizzando una combinazione di bus, navi e treni per trasportare la popolazione.
In caso di evacuazione, i piani prevedono destinazioni specifiche per ospitare i residenti delle diverse aree a rischio. I cittadini di Pozzuoli, una città con una popolazione di oltre 76 mila abitanti, sarebbero trasferiti in Lombardia. Gli abitanti di Bacoli, circa 25 mila persone, troverebbero rifugio tra le Regioni dell’Umbria e delle Marche. Infine, i residenti di Monte di Procida, che conta una popolazione superiore agli 11 mila abitanti, sarebbero accolti in Abruzzo e Molise. Queste soluzioni logistiche sono il frutto di un attento lavoro di coordinamento tra le autorità locali e regionali, al fine di garantire l’accoglienza e l’assistenza necessarie per i cittadini costretti a lasciare le loro case in caso di emergenza.
Napoli, essendo prossima ad aree ad alto rischio sismico come Fuorigrotta e Chiaia-San Ferdinando, avrebbe come destinazioni in caso di emergenza il Lazio e la Sicilia, regioni individuate come aree di accoglienza. Questa pianificazione fa parte di un più ampio piano di protezione civile a livello nazionale.
Preposta un’enorme esercitazione per il prossimo ottobre
Infatti, la Protezione Civile ha programmato per il prossimo ottobre una grande esercitazione nazionale finalizzata a testare l’efficacia delle procedure da adottare in caso di emergenza vulcanica. Questa simulazione su larga scala coinvolgerà tutte le zone potenzialmente interessate da un’eruzione, con l’obiettivo di verificare la capacità di risposta del sistema di protezione civile e la sua organizzazione logistica.
Per ogni area a rischio è stata individuata una regione di riferimento per accogliere e assistere la popolazione evacuata. I costi stimati per questa complessa operazione sono considerevoli: si prevede una spesa di circa 65 euro per ogni persona trasferita, il che potrebbe superare i 5 milioni di euro al giorno, e potenzialmente raggiungere i 150 milioni di euro nell’arco di un mese.
Tecnici umbri ai Campi Flegrei
In seguito agli eventi sismici che hanno colpito recentemente l’area dei Campi Flegrei, la Regione Umbria ha risposto prontamente all’appello del Dipartimento nazionale di Protezione civile, inviando squadre di tecnici specializzati per effettuare le verifiche di agibilità sugli edifici danneggiati. Questa operazione è stata coordinata con il Centro operativo comunale di Pozzuoli, dove l’effetto del bradisismo e dello sciame sismico è stato più intenso.
Dal 29 maggio, tre squadre di tecnici umbri sono state impiegate nella zona per esaminare circa 500 edifici, utilizzando le schede Aedes per determinare la sicurezza strutturale delle costruzioni. L’obiettivo principale era stabilire quante persone devono essere assistite a causa dell’inagibilità delle loro abitazioni e quante possono invece rientrare nelle proprie case.