“Gli emendamenti presentati dal deputato della Lega Bruzzone al Decreto Agricoltura, che sono stati bocciati, avrebbero evitato questo caos determinato dalle iniziative sempre più ideologiche di un ambientalismo che non comprende il valore, ambientale e sociale, della caccia”: è quanto dichiarano, in una nota congiunta, il capogruppo della Lega presso l’Assemblea legislativa dell’Umbria, Valerio Mancini, e il consigliere regionale Manuela Puletti.
I due rappresentanti della Lega a Palazzo Cesaroni – da sempre particolarmente attivi in materia di politica venatoria – commentano insieme la notizia del ricorso sul Calendario venatorio dell’Umbria che le associazioni ambientaliste hanno di recente presentato al Tribunale amministrativo regionale (TAR Umbria). Un ricorso nel quale “si chiede intanto di bloccare la caccia alla tortora in preapertura – spiegano i consiglieri regionali – e si contesta la data di chiusura per turdidi, uccelli acquatici e beccacce”.
Mancini e Puletti: “Ricorso di matrice ideologica”
Per i consiglieri regionali della Lega Valerio Mancini e Manuela Puletti, la bocciatura degli emendamenti presentati dal deputato Francesco Bruzzone al Decreto Agricoltura rappresenta un grave errore.
“Proprio per evitare i ricorsi ai vari Tribunali amministrativi regionali, tra l’altro con il rischio di sentenze contrastanti da regione a regione, il deputato della Lega – fanno sapere – tra gli emendamenti al Decreto Agricoltura, aveva anche presentato quello che prevede l’approvazione dei Calendari venatori per legge, e quindi, una volta assunte le decisioni dopo un ampio dibattito politico supportato da dati scientifici, non a rischio di ricorsi al Tar“.
“Ricorsi che hanno una matrice ideologica – ricordano Mancini e Puletti – tra l’altro presentati da associazioni che godono del gratuito patrocinio, e quindi con spese legali pagate anche dai cacciatori in quanto contribuenti. A cui si aggiungono le spese legali a carico delle Regioni per difendere quanto rilevato scientificamente e che rappresenta un diritto, qual è quello dell’attività venatoria”.
“Gli emendamenti dell’onorevole Bruzzone – sottolineano, ancora, il capogruppo e il consigliere della Lega – sarebbero stati risolutivi di fronte a queste azioni strumentali che portano al caos a ridosso della stagione venatoria. Quando la politica ha la possibilità di bloccare certe derive ambientaliste, il centrodestra dovrebbe far valere le proprie idee. Invece, la realtà dimostra che solo la Lega, di fatto, è vicina al mondo venatorio”.
Il ricorso ambientalista
Si attende già nelle prossime ore il pronunciamento del presidente del Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria sulla richiesta di fermare la caccia alla tortora nella preapertura del primo settembre. La richiesta proviene dalle associazioni ambientaliste regionali, che sono ricorse al TAR con riguardo ad alcuni aspetti del calendario venatorio giudicati ‘critici’.
Le associazioni ambientaliste in causa sono: Lega Italiana Protezione Uccelli, L.I.P.U. OdV, la Associazione Italiana per il World Wide Fund of Nature, W.W.F. Italia ONLUS, la Lega Anti Vivisezione – L.A.V. ONLUS, l’Ente Nazionale Protezione Animali, E.N.P.A. ONLUS e la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, L.N.D.C. – Animal Protection A.P.S.
Tali associazioni contestano la discrezionalità con cui la Giunta regionale dell’Umbria ha dato il via libera al prelievo della tortora selvatica, pur con l’applicazione ‘conta capi’ e con un carniere limitato a meno di 3mila esemplari. A questo proposito, esse presumono l’avvenuta violazione delle norme europee contenute nella Direttiva Uccelli e dei Key Concepts 2021.
“Quantomeno rinviare l’apertura della caccia alla tortora – scrivono nel ricorso per chiedere la sospensione cautelativa al presidente senza attendere il giudizio di merito in camera di consiglio – appare del resto giuridicamente necessitato, proprio per tutte le ragioni di palese sussistenza del fumus e irreparabilità del periculum”
L’altro aspetto oggetto di polemica, inoltre, è la chiusura della caccia per turdidi, uccelli acquatici, beccaccia, fissata al 30 gennaio. Una chiusura che gli ambientalisti definiscono ‘illegittima’ al punto tale da pretendere il rispetto della data di chiusura dei Key Concepts: per i turdidi il 31 dicembre, mentre per gli altri uccelli acquatici il 10 gennaio, con la sola eccezione della beccaccia per la quale “in ragione del pessimo stato di conservazione in cui versa – dicono – la caccia andrà improrogabilmente fermata il 31 dicembre”.