Sebbene attualmente il calcio in Umbria non stia vivendo il suo periodo di massimo splendore, negli anni passati, in particolare durante la storica vittoria ai Mondiali del 1982, la regione ha vissuto momenti di grande calcio. In quel periodo, stadi umbri hanno visto l’esibizione di fuoriclasse e campioni che sono diventati icone del calcio, lasciando un’impronta indelebile nella memoria collettiva degli appassionati. Ma quanti di questi grandi nomi possono vantare origini umbre e meritano un posto d’onore negli annali del calcio? Oggi vi guideremo alla scoperta dei cinque calciatori umbri più celebri, che hanno calcato i palcoscenici più prestigiosi, dalla Serie A alla Nazionale. Restate con noi per scoprire chi sono e quale eredità hanno lasciato questi leggendari protagonisti nel panorama calcistico umbro.

Walter Sabatini: non solo direttore sportivo

Sebbene Walter Sabatini non sia tra i calciatori più amati o riconoscibili del panorama umbro, la sua carriera nel calcio parla da sé. Come dirigente sportivo, ha vissuto la sua stagione più luminosa alla AS Roma nel campionato 2013-2014, dove ha portato nella capitale giocatori del calibro di Kevin Strootman e Radja Nainggolan, che di lì a poco sarebbero diventati le colonne portanti di un centrocampo giallorosso, uno dei più forti e dominanti in Italia negli anni successivi, insieme a quelli di Napoli e Juventus.

La carriera di Sabatini come calciatore inizia con l’esordio a soli 17 anni in Serie B con il Perugia, dove l’anno successivo contribuisce a una difficile salvezza. Nella stagione successiva, nonostante alcuni gravi infortuni, è parte della storica cavalcata che porta il Perugia in Serie A per la prima volta.

Successivamente, trascorre un anno al Varese, dove le poche partite giocate si rivelano sufficientemente positive da scatenare un’asta tra Juventus e Roma per acquisirne il cartellino. A spuntarla è la Roma, ma qui deve competere con Bruno Conti, il quale, dopo un lungo duello, conquista il posto da titolare. Durante quella stagione, Sabatini trascorre gran parte del tempo in panchina, concludendo infine la sua avventura con un ritorno al Perugia in Serie A.

Dopo il suo ritorno al Perugia, nella stagione 1979-1980, Walter Sabatini viene ingaggiato dal Lanerossi Vicenza di Renzo Ulivieri. In questa parentesi, Sabatini disputa una buona stagione in Serie B, sfiorando la promozione con la sua squadra. Nella stagione 1980-1981, si trasferisce al Siracusa in Serie C1, per poi passare al Venezia, al Parma e infine alla Pro Patria in C2. Chiude la carriera con un bilancio di 11 presenze in Serie A e 48 presenze con 2 reti in Serie B.

Fabrizio “Penna Bianca” Ravanelli

Fabrizio Ravanelli è stato uno degli attaccanti italiani più significativi degli anni Novanta, le cui maggiori glorie sono legate alla sua militanza nella Juventus, il club con cui ha conquistato i titoli più prestigiosi della sua carriera.

Nato a Perugia l’11 dicembre 1968, Ravanelli entra giovanissimo nelle giovanili della squadra della sua città. A soli 18 anni, nella stagione 1986/87, fa il suo esordio in prima squadra in Serie C2, dove subito si distingue. Giocando come centravanti, ruolo scelto dal tecnico Mario Colautti per sfruttare la sua imponente fisicità, Ravanelli si fa strada nel team, chiudendo la stagione con 5 gol in 26 presenze. L’anno della sua esplosione è però il 1987/88: in una stagione in cui il Perugia stabilisce numerosi record, il giovane attaccante mette a segno 23 gol in 32 presenze, diventando capocannoniere del torneo e conducendo la squadra alla promozione in Serie C1.

Nell’estate del 1989, Ravanelli si trasferisce all’Avellino, in Serie B, ma il suo soggiorno nella squadra campana è breve e segnato da un rapporto poco armonioso. Dopo 7 presenze senza reti, viene ceduto in prestito alla Casertana in C1. L’anno successivo torna ad Avellino, ma dopo sole 2 gare in Coppa Italia lascia il club biancoverde per approdare alla Reggiana.

Questa scelta si rivela decisiva per la sua carriera: a Reggio Emilia, Ravanelli vive due stagioni di grande successo in Serie B, realizzando 16 reti nel 1990/91 e sfiorando la promozione in Serie A, seguito da un secondo anno in cui segna 8 gol.

Nel 1992, il suo sogno si avvera quando la Juventus acquista il suo cartellino. Qui, Ravanelli vive una lunga avventura, mettendo a segno 41 reti in 111 apparizioni e guadagnando la convocazione nella nazionale maggiore nel 1995, con cui colleziona 22 presenze e 8 gol.

Dopo una separazione dolorosa dalla Juventus nel 1996, a causa della politica di mercato del club, Ravanelli intraprende una breve esperienza all’estero, prima al Middlesbrough (1996-1997) e poi all’Olympique Marsiglia (1997-1999). Successivamente, si trasferisce alla Lazio, per poi passare al Derby County e infine al Dundee, chiudendo la carriera dove tutto era iniziato: a Perugia, nella stagione 2004-2005.

Giancarlo Antognoni: un’autentica leggenda del calcio umbro

Nato a Marsciano il 1° aprile 1954, Antognoni è considerato uno dei principali simboli del calcio italiano, le cui fortune più grandi si sono realizzate durante la sua lunga militanza nella Fiorentina. Quindici anni indimenticabili che lo hanno reso un’icona del club viola.

La sua carriera inizia nell’Astimacobi, una squadra di Serie D, prima di essere acquistato dalla Fiorentina nel 1972 per una cifra significativa di 75 milioni. Al suo debutto a Verona, cattura subito l’attenzione dei tifosi. Sotto la guida del tecnico Mario Cappioli, Antognoni dimostrerà tutto il suo valore, chiudendo nel campionato 1981-82 con la squadra la stagione a solo un punto dallo scudetto.

La carriera di Antognoni è segnata anche da gravi infortuni. Durante la partita Fiorentina-Genoa del 22 novembre 1981, subisce un grave colpo alla testa in uno scontro con il portiere genoano Silvano Martina, che provoca una frattura dell’osso temporale e un arresto cardiaco temporaneo. Grazie al pronto intervento del massaggiatore Ennio Raveggi e del medico sociale Bruno Anselmi, viene salvato, ma è costretto a saltare 14 partite.

Sfortunatamente, gli infortuni non lo abbandoneranno neanche nel suo periodo con la Nazionale. Al Mondiale del 1982 in Spagna, pur giocando benissimo, si infortuna nella semifinale contro la Polonia e deve rinunciare a scendere in campo nella finale contro la Germania Ovest. Il suo esordio con la maglia azzurra avviene il 20 novembre 1974 a Rotterdam contro l’Olanda di Cruijff. Da quel momento, Antognoni diventa un punto di riferimento per la nazionale, collezionando 73 presenze.

Durante l’estate del 1982, Antognoni gioca un ruolo fondamentale nella vittoria della nazionale ai Mondiali, sebbene porti con sé il rammarico di non aver potuto – come precedentemente menzionato – partecipare alla finale poi vinta dagli Azzurri.

Nella seconda metà degli anni Ottanta, con l’emergere di Roberto Baggio e le nuove esigenze tattiche imposte dall’allenatore Eriksson, Antognoni non riesce a intravedere un futuro nella Fiorentina e nel 1987 decide di chiudere la sua carriera da giocatore in Svizzera, a Losanna.

Davide Baiocco: passione, perseveranza e talento

Nato a Perugia l’8 maggio 1975, Davide Baiocco è stato un centrocampista di grande dinamismo, dotato di intelligenza tattica e grinta nei contrasti, caratteristiche che lo hanno reso un giocatore di valore nel panorama calcistico italiano. La sua carriera inizia nel 1992 nelle giovanili del Gubbio, dove debutta in prima squadra nel campionato dilettantistico della stagione 1993-1994.

Dopo il passaggio al Perugia, Baiocco viene aggregato alla Primavera dei Grifoni, dove inizia a farsi notare. Esordisce in Serie B nella stagione 1995-1996, contribuendo alla storica promozione del Perugia in Serie A. Negli anni successivi, viene mandato in prestito per fare esperienza in Serie C, giocando al Fano e poi al Siena. Rientrato al Perugia, esordisce in Serie A il 4 ottobre 1998 contro l’Inter, prima di essere nuovamente ceduto in prestito alla Viterbese, in Serie C1.

Dopo aver disputato la Coppa Intertoto al suo ritorno al Perugia, Baiocco si impone come titolare nella squadra allenata da Serse Cosmi, che riuscirà a ottenere una salvezza miracolosa con una rosa composta da molti giocatori provenienti dalle serie minori. Le sue prestazioni attirano l’attenzione della Juventus, che lo acquista nel 2002 per cinque miliardi di lire più il cartellino di Fabián O’Neill. Tuttavia, l‘esperienza in bianconero non si rivela fortunata: con sole 7 presenze in campionato, a gennaio viene ceduto in prestito al Piacenza, dove non riesce a evitare la retrocessione del club in Serie B. L’anno successivo passa in prestito alla Reggina, con cui contribuisce a ottenere la salvezza.

Nella stagione 2004-2005 fa ritorno al Perugia, questa volta in Serie B, guidando la squadra umbra fino ai playoff per la promozione in Serie A, sfumati contro il Torino. Dopo il fallimento del Perugia, Baiocco si trasferisce al Catania, con cui conquista la promozione in Serie A al termine della stagione 2005-2006. Nel 2007-2008 diventa capitano della formazione etnea, consolidando il suo legame con la città che diventerà la sua casa. Con il Catania, gioca 122 partite di campionato, segnando 2 gol. Nel 2009, giunto a scadenza di contratto, lascia la squadra non rientrando più nei piani della società.

Da questo momento si apre la fase conclusiva della sua carriera, caratterizzata da esperienze in diverse piazze italiane. Baiocco veste le maglie di Brescia, Siracusa, Cremonese, Alessandria, Akragas, e ancora Siracusa, per poi approdare a Palazzolo e Biancavilla. Un percorso che si protrae fino a gennaio 2018, quando decide di appendere gli scarpini al chiodo. La sua scelta nasce da una disillusione verso l’evoluzione del sistema calcistico, che sente ormai distante dai valori con cui ha vissuto il proprio cammino da professionista.

Riccardo “Zampogna” Zampagna: da operaio a bomber di Serie A

Riccardo Zampagna nasce a Terni il 15 novembre 1974, coltivando sin da bambino il sogno di diventare calciatore. Con l’ambizione di indossare un giorno la maglia della Ternana o dell’Atalanta, squadra in cui milita uno dei suoi idoli, Claudio Paul Caniggia, Riccardo non persegue questo sogno per fama personale, ma per risollevare la situazione sociale della sua famiglia e regalare un sorriso ai suoi genitori.

Muove i primi passi calcistici nella Virgilio Maroso, squadra del quartiere Borgo Rivo di Terni dove cresce. Passa poi all’Elettrocarbonium, un club della provincia situato a Narni, quindi alla Narnese e infine alla Spes Montesacro, una società laziale. Qui, ogni giorno, affronta lunghi tragitti in auto con i genitori, che compiono grandi sacrifici per permettergli di allenarsi.

Anche i sacrifici personali e familiari non mancano. Il padre Ettore, con i risparmi di una vita, gli regala una Fiat Tipo per agevolare i suoi spostamenti verso Ponte San Giovanni, vicino Perugia, dove si allena. In campo, però, Riccardo non si fa scoraggiare: segna 13 gol in 22 presenze, dimostrando di avere le qualità per ambire a scenari ben più grandi.

Inaspettatamente, una videocassetta con le sue giocate arriva nelle mani di Walter Sabatini, allora giovane direttore sportivo della Triestina, squadra che si prepara a disputare il campionato di Serie C2 1997/98. A 23 anni, Zampagna si ritrova così a vestire i panni di calciatore professionista. Nel settembre 1997 si unisce alla Triestina, dove rimane un anno e mezzo, collezionando 27 presenze e 9 gol nella prima stagione, e partecipando a 2 partite senza reti nella seconda. Nel gennaio 1999 passa in Serie C1 all’Arezzo, sotto la guida di Cosmi, e in 5 mesi segna 3 gol in 9 partite.

La stagione successiva lo vede approdare al Catania di Luciano Gaucci in Serie C1, da cui viene poi ceduto in prestito al Brescello, dove mette a segno 3 reti in 12 partite. Nell’estate del 2000, Gaucci lo porta al Perugia, militante in Serie A. Zampagna esordisce nelle qualificazioni di Coppa Intertoto, ma il debutto in campionato non avviene, e così, a settembre, si trasferisce al Cosenza in Serie B, dove realizza 10 gol in 29 presenze.

Continua il suo percorso tra i cadetti con Siena, Messina e infine Ternana, la squadra della sua città, dove vive una stagione memorabile, segnando 21 gol. Alla fine della stagione, il Messina, fresco di promozione in Serie A, lo riscatta. Il 19 settembre 2004, Zampagna esordisce nella massima serie con il Messina contro la Roma, segnando il gol decisivo per la vittoria per 4-3. Tre giorni dopo, si ripete contro il Milan, siglando la rete del definitivo 2-1. Chiude la sua prima stagione in Serie A con 12 gol in 28 partite.

Nel 2005, rimane inizialmente a Messina ma, a gennaio, passa all’Atalanta in Serie B, dove contribuisce con 6 gol alla vittoria del campionato e alla promozione in Serie A. Nel novembre 2007 viene messo fuori rosa dall’Atalanta e, nel gennaio 2008, si trasferisce al Vicenza. Qui segna il gol della vittoria contro il Ravenna e contribuisce alla salvezza dei biancorossi con 6 reti in 16 presenze.

Passa poi al Sassuolo nel luglio 2008, giocando due stagioni in Serie B: segna 11 gol nella prima stagione e 5 nella seconda, prima di essere escluso dai piani societari. Nell’agosto 2010 si unisce alla Carrarese in Seconda Divisione, ma a novembre annuncia il ritiro, dopo appena 10 partite e 2 gol.