L’incidente che ha visto coinvolti i tifosi del Perugia Calcio in un violento assalto contro il bus della squadra, al ritorno da una trasferta a La Spezia nel 2017, si avvicina alla sua conclusione giudiziaria con la chiusura dell’istruttoria e l’attesa della sentenza prevista per giugno. Il tribunale di Perugia si prepara a emettere il verdetto per i 18 individui coinvolti, accusati di aver fermato con forza l’autobus del team, creando momenti di tensione e paura tra i giocatori e lo staff tecnico.
Bus del Perugia Calcio preso d’assalto: la sentenza, cosa è successo
La serata del 21 ottobre 2017 è stata segnata da atti di vandalismo e aggressione quando un gruppo di tifosi ha interrotto il percorso dell’autobus che trasportava i giocatori del Perugia Calcio. Secondo le indagini condotte dalla Procura di Perugia, l’aggressione è stata orchestrata da tifosi, tra cui alcuni già noti alle forze dell’ordine e sottoposti a Daspo, che hanno violato i termini del divieto di avvicinarsi agli eventi sportivi. Durante l’assalto, sono stati lanciati sassi e fumogeni contro il veicolo, e sono stati sferrati calci e pugni contro la carrozzeria, causando danni significativi all’autobus, compreso il distacco delle insegne adesive del club.
Durante l’inchiesta, la Digos aveva intercettato i cellulari del presidente del Perugia, Massimiliano Santopadre, e dell’ex allenatore Federico Giunti. Sebbene non risultino mai indagati, il pubblico ministero Mario Formisano aveva evidenziato nelle sue comunicazioni come dalle telefonate emerga un possibile condizionamento di Santopadre nei confronti dei capi ultras. Le conversazioni lascerebbero intendere un accordo tra il presidente e alcuni tifosi riguardo alla protesta, degenerata poi in aggressioni.
Il PM aveva dichiarato nel 2019: “Dalle telefonate emerge un condizionamento del presidente Santopadre nei confronti dei capi ultras; le conversazioni captate lascerebbero intendere che avesse concordato con alcuni di loro la protesta sfociata nelle gravi aggressioni”. Santopadre aveva respinto tutte le accuse e risulta non essere mai stato indagato.
Le reazioni e le conseguenze legali
L’incidente è avvenuto in un momento particolarmente difficile per il Perugia Calcio, che aveva subito la quinta sconfitta in sei partite sotto la guida dell’allenatore Federico Giunti, alimentando ulteriormente la frustrazione tra alcuni sostenitori. I tifosi coinvolti nel disordine ora rischiano conseguenze legali serie, con accuse che vanno dal danneggiamento alla violenza privata, oltre alla violazione delle restrizioni imposte dai Daspo.
Secondo il decreto di citazione emesso dalla Procura di Perugia, i tifosi, “in concorso tra loro e con altri numerosi tifosi della squadra Perugia Calcio, con violenze e minacce costringevano l’autista dell’autobus dell’AC Perugia con a bordo i giocatori della prima squadra e lo staff tecnico, ad arrestare la marcia del veicolo, impedendo loro, per dieci minuti circa, di far ritorno verso il parcheggio B1 dello stadio Renato Curi”.
La ricostruzione della Procura evidenzia come i tifosi assalirono l’autobus, lanciando un sasso contro un finestrino, seguito dal lancio di fumogeni e dall’attacco alla carrozzeria del veicolo con calci e pugni. Questo comportamento intimidatorio causò un arresto forzato del veicolo, creando un clima di terrore tra i passeggeri.
Gli imputati sono rappresentati da un team di avvocati difensori che include Michele Nannarone, Stefano Tentori Montalto, Vincenzo Bochicchio, Andre Pierozzi, Saschia Soli, Gianluca Calvieri, Marco Brambatti e Silvia Serangeli. Questi legali si trovano di fronte alla sfida di difendere gli accusati in un caso che ha attirato attenzione e critiche da parte dell’opinione pubblica e della comunità sportiva.
Mentre la comunità attende la sentenza del giugno prossimo, l’incidente porta a questioni importanti riguardo la sicurezza negli eventi sportivi e il comportamento dei tifosi. La risposta giudiziaria a questi eventi potrebbe influenzare non solo le vite degli individui coinvolti ma anche le future misure di sicurezza adottate dai club sportivi e dalle autorità locali per prevenire simili incidenti.