“Se studi e sei in coglione, resti in coglione che ha studiato”, una delle frasi pronunciate senza peli sulla lingua dall’industriale del tessile Brunello Cucinelli ieri a Gubbio in occasione di Gubbio Job 2025, l’evento dedicato all’incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro locale.
Cucinelli ha tenuto un discorso che ha fatto scalpore e che ha diviso l’uditorio tra riflessioni taglienti e momenti di sincero entusiasmo, tanto da raccogliere un numero elevato di applausi in determinati passaggi. Tra i vari temi affrontati, il focus si è concentrato sulla crisi della condizione operaria, sulla necessità di investire nel capitale umano e sul dovere dei genitori e dei datori di lavoro di valorizzare il lavoro e la creatività.
Cucinelli ha voluto sottolineare come l’istruzione e la formazione debbano essere accompagnate da un impegno concreto e dalla consapevolezza delle proprie responsabilità, altrimenti si rischia di perdere il senso del merito e dell’autonomia.
Altro punto focale del discorso ha riguardato la condizione dei lavoratori operai, in particolare nelle fabbriche. Cucinelli ha criticato aspramente le condizioni di lavoro tipiche dell’industria pesante, sottolineando che le fabbriche sono state progettate in modo tale che se gli operai guardano il cielo, “perdono tempo”.
Brunello Cucinelli: “Riflettere sulle condizioni che privano l’operaio di un ambiente dignitoso”
Secondo lui, alzare gli occhi al cielo – anche solo per tre secondi ripetuti cento volte – è sinonimo di distrazione che, nel mondo industriale, si traduce in una perdita di produttività. Questa osservazione, seppur ironica, è stata accolta con grande approvazione dal pubblico, che ha applaudito calorosamente l’invito a concentrarsi sul lavoro e allo stesso tempo a riflettere sulle condizioni che privano l’operaio di un ambiente dignitoso.
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L’imprenditore umbro ha sollevato poi la questione degli stipendi: “Se siamo i più grandi manufatturieri al mondo, perché siamo considerati la quarta potenza l’esportazione, mentre lo stipendio dell’operaio resta irrisorio”.Nonostante la qualità e l’eccellenza del lavoro artigianale italiano, la remunerazione dei lavoratori non rifletta il loro valore reale.
Cucinelli ha poi affrontato la questione della dignità del lavoro. Con uno sguardo rivolto alle potenzialità future, ha sostenuto che gli operai, se valorizzati correttamente, potrebbero trasformarsi in futuri artigiani.
“Dobbiamo dare più soldi, dobbiamo migliorare i nostri salari e trattare i dipendenti come esseri umani, perché un operaio oggi potrebbe diventare un artigiano domani“, ha dichiarato, sottolineando come il passaggio da un lavoro semplicemente operario a una figura artigianale di valore non solo aumenterebbe la dignità del lavoro, ma contribuirebbe anche a far crescere l’intera industria.
Destinare solo l’1% dei profitti agli operai, trasforma radicalmente qualità della vita lavorativa
Attenzione è stata rivolta sull’importanza di creare ambienti di lavoro che offrano condizioni migliori e un clima più gioioso. Ha illustrato, con esempi pratici e aneddoti, come il lavoro nelle fabbriche, spesso privo di elementi che rendano l’ambiente più umano – come finestre che permettano di vedere il cielo – possa essere migliorato con investimenti mirati.
“Lavorare alle 7 e un quarto di mattina, dopo aver sistemato la famiglia, non dovrebbe essere una condanna. Possiamo fare che i nostri luoghi di lavoro siano migliori, che i nostri salari siano più alti e che il rapporto tra datore e dipendente sia più gioioso“, ha esposto, invitando il pubblico a riflettere su come piccoli investimenti – ad esempio, destinando anche solo l’1% dei profitti agli operai – possano trasformare radicalmente la qualità della vita lavorativa.
Brunello Cucinelli ha condiviso anche alcune esperienze personali, raccontando episodi in cui ha interagito con giovani imprenditori e lavoratori in contesti diversi. Ha parlato di una cena a Firenze con titolari di imprese evidenziando come, nonostante le difficoltà, la passione e l’impegno possano fare la differenza. Racconti di esperienze in ambienti estremi, dove l’aria condizionata avrebbe potuto fare la differenza e migliorare la produttività, hanno fatto sorridere e applaudire l’uditorio, che ha percepito in queste storie un chiaro segnale della necessità di investire nel benessere dei lavoratori.
Per Brunello Cucinelli, la stima genera responsabilità e a sua volta creatività
Uno degli appelli più intensi del discorso riguarda il concetto di stima. Cucinelli ha affermato che se un datore di lavoro, o un mentore, dona stima a un giovane, quella stima genera responsabilità, e la responsabilità a sua volta crea creatività.
“Se io ti do stima, la stima genera responsabilità, e la responsabilità genera creatività”, ha esposto, invitando tutti a riflettere sull’importanza di un ambiente in cui il lavoro non sia solo una questione di guadagni, ma anche di crescita personale e di riconoscimento del valore umano. Questo messaggio è stato il culmine emotivo del discorso, un invito a riconsiderare le dinamiche del lavoro e a dare spazio alla creatività, anche in settori tradizionali e operai.
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Cucinelli ha poi tracciato un parallelo tra il passato glorioso dell’industria italiana – che ha reso il paese uno dei principali esportatori mondiali – e le sfide attuali. Ha sottolineato come, nonostante la qualità dei nostri manufatturieri, gli operai spesso ricevano un salario inadeguato, il che mina la dignità del lavoro. Ha evidenziato come i nostri artigiani, pur essendo il motore creativo del sistema produttivo, non ricevano il riconoscimento economico che meritano. Attraverso un confronto paradossale, ha paragonato la produzione artigianale italiana a quella delle grandi marche automobilistiche, sottolineando che, se i profitti venissero redistribuiti anche solo marginalmente, le condizioni di lavoro potrebbero migliorare significativamente.
Invito ai giovani a “fare il salto” e a prendere in mano il proprio destino professionale
Questo confronto, seppur espresso con un tono schietto e diretto, ha riscosso grande consenso. L’idea che il lavoro, specie quello operario, possa essere elevato a forma d’arte e che ogni impiegato debba essere trattato come un essere umano a pieno titolo, ha avuto una forte risonanza emotiva, innescando una serie di applausi che hanno segnato il momento più toccante del discorso.
Infine, l’imprenditore ha rivolto un invito diretto ai giovani e agli aspiranti imprenditori, esortandoli a “fare il salto” e a prendere in mano il proprio destino professionale. Con parole che hanno alternato ironia e serietà, ha detto: “Quando hai fatto il salto, apri la bottega nel tuo paese e io te la sostengo”.
Questa promessa di sostegno simboleggia l’auspicio che le nuove generazioni possano non solo integrarsi nel mondo del lavoro, ma anche trasformarlo in un ambiente più giusto e creativo.
L’invito a non accontentarsi di una condizione precaria, a lottare per salari più equi e per condizioni di lavoro migliori, è stato interpretato come un richiamo al rinnovamento e alla responsabilità collettiva. La visione di un’Italia in cui il lavoro operario diventa fonte di orgoglio e di sviluppo ha fatto da filo conduttore per l’intero discorso.
Cambiamento parte dal riconoscere il valore umano dei lavoratori
Il discorso di Brunello Cucinelli a Gubbio Job 2025 è stato un momento di grande intensità emotiva e di riflessione profonda sul futuro del lavoro e sulla dignità degli operai.
Il suo intervento, caratterizzato da toni spesso crudi ma sinceri, ha suscitato non solo approvazione, ma anche una profonda riflessione sul sistema produttivo italiano e sulle potenzialità nascoste nelle nostre industrie.
Con un mix di ironia, passione e determinazione, Brunello Cucinelli ha ricordato a tutti che il cambiamento parte dal riconoscere il valore umano dei lavoratori, dall’investire nelle loro capacità e dal creare ambienti in cui la produttività sia accompagnata da un giusto riconoscimento economico. Un messaggio che, nel contesto di un’Italia grande nei manufatti ma spesso piccola nelle retribuzioni, è andato dritto al cuore problema.
Un messaggio che ha lasciato il folto pubblico presente con la consapevolezza che, anche nei settori più tradizionali, il cambiamento è possibile trasformando il modo in cui viviamo e lavoriamo.