 
   È notte fonda in casa Perugia. Al “Pavone-Mariani” di Pineto, il Grifo subisce la settima sconfitta consecutiva, crollando 3-0 sotto i colpi degli abruzzesi e rimanendo al penultimo posto in classifica, con soli tre punti in dieci partite. Una crisi ormai irreversibile che ha portato alle dimissioni di mister Piero Braglia, annunciate dallo stesso tecnico in conferenza stampa pochi minuti dopo il triplice fischio.
Dopo il fischio finale, la conferenza stampa di Piero Braglia ha avuto il tono amaro di un addio annunciato. Il tecnico non ha cercato scuse, assumendosi la piena responsabilità del momento:
“Presento le dimissioni, lo dirò anche alla società. Così non si può andare avanti. Niente di più e niente di meno. Mi sembra giusto: dopo tutte queste partite non si può continuare a perdere in questo modo. È un gesto che uno deve fare anche nei confronti dei ragazzi, della città, dei tifosi che vengono a vedere queste partite. È giusto che uno faccia questo passo indietro”.
Parole di grande onestà, che fotografano la consapevolezza di un allenatore esperto, ma disarmato di fronte a una squadra che non riesce più a reagire.
“Non è uno scappare - ha proseguito Braglia - non ho quel carattere lì. Mi sembrava giusto fare questo gesto, e seguiranno anche altri gesti. Non voglio assolutamente niente dal Perugia. È una scelta fatta solo per il bene del gruppo”.
Braglia, visibilmente deluso, ha spiegato anche le motivazioni della scelta, senza risparmiare un’analisi lucida della gara e della situazione generale:
“Non si può prendere un gol così, ci sta l’errore, ma avevamo ottantasette minuti per rimediare. Stiamo facendo troppa fatica. È giusto che si prenda in esame la situazione e che i ragazzi prendano atto di quello che sta succedendo. È un gesto anche per aiutarli, perché qui si rischia di brutto”.
Poi un passaggio che lascia aperto uno spiraglio di fiducia:
“Oggi, finita la partita, per la prima volta ho sentito una cosa che fa ben sperare i tifosi del Perugia. Lo hanno detto i ragazzi, che tutti insieme possono uscirne. È la prima volta che li sento parlare in una certa maniera. Glielo auguro di cuore”.
Infine, la chiusura più amara, ma sincera:
“Non sto riuscendo a dare una mano, rimetto il mio mandato e poi vediamo quello che succede. Io contro i ragazzi non ho niente, ma una scossa bisogna dargliela. È giusto che io cerchi di scuoterli facendo un passo indietro. Dobbiamo iniziare a capire che bisogna darsi da fare, il tempo è finito. Questo gesto mi auguro possa aiutarli”.
Ora il Perugia deve ripartire dalle macerie di un inizio disastroso, provando a ricompattare un ambiente ferito. Servono idee, carattere e soprattutto un progetto chiaro. Il popolo biancorosso, che anche a Pineto ha seguito in massa la squadra, merita una reazione.
Braglia lascia con amarezza, ma con la consapevolezza di aver messo al primo posto il bene del club.
La sua ultima frase, quasi un testamento sportivo, suona come un monito per tutti:
“Il tempo è finito. Bisogna darsi da fare. Spero che questo gesto serva a far reagire il Perugia”.
Il match si mette subito male per i biancorossi: dopo appena tre minuti, un errore clamoroso di Gemello spiana la strada al vantaggio di Germinario, bravo a rubargli palla e depositarla in rete. Il Perugia prova a reagire, ma il gol a giro di Bruzzaniti al 27’ chiude virtualmente la contesa già nel primo tempo.
Nella ripresa arriva la reazione rabbiosa, ma disordinata, dei grifoni, incapaci di concretizzare sotto porta. Nel recupero, Marrancone cala il tris, sancendo l’ennesima disfatta di un Perugia irriconoscibile, privo di idee e carattere.