15 Jun, 2025 - 21:00

Braccio da Montone a Perugia: tra storia, videomapping e fuga in seguito all'apparizione di Sant’Ubaldo

Braccio da Montone a Perugia: tra storia, videomapping e fuga in seguito all'apparizione di Sant’Ubaldo

Ieri, alle 21, la storica Piazza IV Novembre di Perugia si è illuminata per celebrare l’ingresso trionfale del condottiero Braccio Fortebracci nel capoluogo umbro, ad un secolo dalla sua celebre vittoria a Sant’Egidio il 12 luglio 1416. Grazie al videomapping proiettato sulla facciata di Palazzo dei Priori, le gesta di Braccio hanno preso vita in una magica passerella tra storia, mito e architettura, raccontando la sua figura in un mix di realtà e leggenda.

Alle 22, la suggestiva rievocazione storica ha rivissuto il suo ritorno dall'esilio, scortato da armati in divisa medievale, tra cui le compagnie storiche dei Bracceschi, del Grifoncello e della Militia Bartholomei. Tamburini, danze a cura della Compagnia de danza medievale de Peroscia e uno spettacolo pirotecnico hanno coronato la serata.

La figura di Braccio Fortebracci: il condottiero che divenne principe

Nato a Perugia il 1° luglio 1368 da Oddo Fortebracci e Giacoma Montemelini, Andrea Fortebracci, noto come Braccio da Montone, è stato uno dei più influenti condottieri italiani. Cresciuto nella compagnia di Alberico da Barbiano, divenne celebre per il suo coraggio e abilità militare, pur perdendo inizialmente il castello di Montone e conoscendo l’esilio.

Dopo aver combattuto tra Romagna, Napoli e Roma, nel 1416 ottenne una vittoria decisiva a Sant’Egidio, che gli aprì le porte di Perugia. Il suo rientro segnò l’inizio del suo dominio sulla città: il 18 luglio fu nominato Signore di Perugia, titolo che mantenne fino alla sua morte nel 1424 .

Divenne Principe di Capua, conte di Montone e signore di numerose città umbre e laziali, capace di creare un’effimera ma potente “spina dorsale statuale” nell’Italia centrale 

Montone e Gubbio: la fuga e la miracolosità di Sant’Ubaldo

Prima del suo trionfale ritorno a Perugia, Braccio è legato anche a Gubbio, luogo di una vicenda attorno alla quale aleggia la “miracolosa apparizione di Sant’Ubaldo” presso la Fonte dell’Avello sul Monte Ingino. Si dice che in fuga dalle tensioni perugine, Braccio si rifugiò da quelle parti, e lì sperimentò un intervento soprannaturale del Patrono eugubino, che lui chiamava "Il Vecchio del Monte" che lo avrebbe costretto alla fuga.

La Basilica di Sant’Ubaldo, costruita a partire dal 1513 e arricchita da opere di maestri come Giovanni Maria Baldassini e Felice Damiani, è il fulcro della devozione cittadina.

La connessione tra sacro e storico, tra fede popolare e vicende politiche, emerge proprio nella leggenda che unisce il condottiero alla comunità eugubina.

Così, tra storia e leggenda, la fuga da Gubbio segna una tappa della sua ascesa, legando la vita del condottiero a quella del territorio e ai simboli sacri di appartenenza popolare.

Una narrativa visiva tra pietra e pixel

Il videomapping, curato dall’associazione Perugia1416, ha saputo coniugare animazione moderna e dettagli storici, rievocando l’incendio della piazza, la Fontana Maggiore, gli affreschi di Bonfigli, le mura cittadine e la “ricostruzione virtuale” del Palazzo Abrugiato.

Un'iniziativa che ha reso omaggio ai valori della Pax Perusina, ovvero il ritorno del condottiero come simbolo di stabilità e controllo, dentro una strategia di rinascita cittadina legata al potere e alla diplomazia dell’epoca.

Militia e danze: la rievocazione come spettacolo popolare

Le compagnie rievocative hanno reso viva l'atmosfera del XV secolo: elmi, spade, balestre, bandiere e stendardi hanno invaso Piazza IV Novembre, evocando la grandezza del passato. I tamburi scandivano il passo, mentre la danza medievale introduceva leggerezza e bellezza.

Lo spettacolo di fuoco conclusivo è stato «il prologo idealmente invertito dell’incendio narrato nella storia», tra fumo e luci rosse che hanno lasciato un'impronta indelebile nei presenti.

Braccio: condottiero, statista, simbolo di appartenenza

Braccio da Montone non era solo un abile mercenario: la sua aspirazione proibita di creare uno Stato personale in centro Italia lo rese figura ambigua ma affascinante. Nel 1420 fu riconosciuto da Papa Martino V come vicario papale, legittimando il suo potere.

La sua morte, nel 1424, durante la Guerra dell’Aquila, chiuse una stagione politica e militare intensa: colpito da ferite gravi, morì nei pressi dell’Aquila, lasciando dietro di sé un’eredità insolita per un condottiero — quella di un principato territoriale con proiezione culturale e politica. 

Il senso vivo di una storia millenaria

L'evento di Piazza IV Novembre conferma quanto la storia locale possa diventare attrazione e riflessione collettiva, capace di trascendere il passato e parlare al presente con forza e fascino. Braccio Fortebracci, partito da Montone, passato per Gubbio e ritornato a Perugia, incarna ambizione, gloria, fede e contraddizione — un personaggio ugualmente epico e umano.

Le rievocazioni come la Pax Perusina e i racconti di apparizioni miracolose sono strumenti potenti per educare alla memoria, valorizzare le comunità e rafforzare l’identità regionale. Non solo spettacolo, ma tessuto narrativo che unisce paesaggio, fede, potere e bellezza.

 

Foto da UmbriaJournal

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Mario Farneti
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