I braccialetti anti-aggressione si sono resi obbligatori perché la situazione negli ospedali umbri ha ormai superato il livello di guardia. Medici, infermieri e operatori socio sanitari sono sempre più spesso bersaglio della violenza fisica e verbale da parte di pazienti o dei loro familiari. E se a Foggia ci sono stati da poco dei tafferugli in pronto soccorso di non poco conto, in Umbria l’allarme non è meno preoccupante.
Al Santa Maria della Misericordia di Perugia, uno dei nosocomi più esposti, si è deciso di passare all’azione. Entro la fine dell’anno, i sanitari del Pronto soccorso saranno dotati di braccialetti anti-aggressione, un dispositivo pensato per segnalare immediatamente il pericolo e chiamare le forze dell’ordine. Una contromisura tanto necessaria quanto urgente, vista la lunga lista di aggressioni subite dal personale ospedaliero.
Braccialetti anti-aggressione, la sperimentazione al Pronto soccorso
L’annuncio è arrivato dall’assessore regionale alla sanità Luca Coletto durante un incontro al Creo. Si tratta di un progetto che non lascia spazio a fraintendimenti: “Partiremo con una sperimentazione di un anno. E partiamo dal Pronto soccorso che ha più accessi di tutti. Medici, infermieri e Oss saranno dotati di uno speciale braccialetto che segnalerà, in presenza di situazioni e mosse particolari, che il personale è a rischio aggressione. Parte un segnale alla centrale operativa che chiederà l’intervento delle forze dell’ordine”. Una sorta di salvagente elettronico per chi, ogni giorno, si ritrova a fronteggiare l’imprevedibile.
Questa sperimentazione durerà un anno e, stando a quanto riferito da Coletto, la gara d’appalto per questi dispositivi è già in corso. “Punto Zero si sta già occupando dell’appalto dei device e prima delle fine dell’anno saremo in grado di partire con il progetto”, ha spiegato l’assessore al Messaggero. Un’iniziativa che non arriva certo in un momento di tranquillità: i numeri parlano chiaro, le aggressioni aumentano di mese in mese.
I dati lasciano poco spazio all’immaginazione. Nel 2023 sono stati denunciati 152 episodi di violenza ai danni del personale sanitario in Umbria, di cui il 23% solo nel Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia. Una crescita esponenziale rispetto agli anni passati, tanto che si stima che entro la fine dell’anno si arriverà a 35 aggressioni, una ogni dieci giorni. Un dato che non può più essere ignorato.
Collaborazione tra ospedali e forze dell’ordine
La tensione ha spinto le autorità a intervenire. La Regione, insieme ai prefetti di Perugia e Terni, ha avviato una stretta collaborazione per aumentare i controlli e garantire maggiore sicurezza negli ospedali. Al Santa Maria della Misericordia, ad esempio, è stata attivata una linea telefonica diretta con la sala operativa della questura, mentre gli agenti del posto fisso di polizia sono in grado di monitorare le telecamere interne dell’ospedale. In caso di necessità, possono inviare immediatamente una pattuglia sul posto.
Non solo Perugia: anche al San Giovanni Battista di Foligno è stata potenziata la presenza della polizia, con l’installazione di una linea telefonica dedicata. E negli ospedali di Assisi, Città di Castello e Spoleto, sprovvisti di posti fissi di polizia, sono stati avviati monitoraggi notturni per garantire un maggiore controllo. I braccialetti anti-aggressione, dunque, si inseriscono in una rete di sicurezza già potenziata, ma che evidentemente necessitava di un ulteriore passo avanti.
Il dramma dei medici del pronto soccorso: il caso di Foggia
Quello del pronto soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia è stato un caso che fa riflettere e preoccupa per la violenza con cui si è scatenata la rabbia contro i medici. Tutto è iniziato con la tragica morte di Natasha Pia Pugliese, una ragazza di 23 anni. L’epilogo del suo ricovero, seguito a un incidente in monopattino, ha provocato una reazione furiosa da parte dei suoi familiari e amici, che hanno letteralmente assaltato l’équipe medica.
Il personale sanitario, sotto attacco, è stato costretto a barricarsi per sfuggire alla furia degli aggressori. Il bilancio: una dottoressa con una mano fratturata e diverse altre persone ferite.
La reazione dei sanitari non si è fatta attendere: manifestazioni pubbliche, richieste di maggiore sicurezza, e il ritorno di una proposta già discussa, il “daspo sanitario”, una misura forte per escludere dalle cure chi si macchia di simili atti. Intanto, la Federazione degli Infermieri e altre sigle sindacali sono in pressing per ottenere risposte concrete dalle istituzioni