Nel 2007, fu una fotografia destinata a diventare iconica: Amanda Knox e Raffaele Sollecito si scambiano un bacio vicino alla scena di un crimine che sconvolse l’Italia e il mondo. Oggi, quella stessa immagine viene ricreata per Blue Moon, la serie ispirata alla vicenda giudiziaria di Meredith Kercher, con Knox e Sollecito accusati – e successivamente assolti – per l’omicidio.

Blue Moon, il no di Perugia e il nuovo set laziale

La produzione aveva progettato di girare nelle strade di Perugia, teatro dell’originale vicenda. Tuttavia, polemiche locali e lo striscione apparso sulla vera abitazione di Meredith – “Rispetto per Meredith” – hanno portato a un cambio di rotta. Vittoria Ferdinandi, sindaca della città, ha pubblicamente ammesso: “Quando le ferite sanguinano c’è bisogno di sapere attendere il tempo del dolore”.

Il set, come riporta il settimanale Chi, è stato quindi trasferito nei dintorni di Roma, dove i luoghi sono stati ricostruiti con attenzione quasi maniacale. La decisione ha permesso alla troupe di continuare le riprese, evitando le tensioni di una comunità ancora segnata dagli eventi.

Due produttrici sotto i riflettori

A rendere ancora più intrigante il progetto è la presenza di Amanda Knox e Monica Lewinsky come produttrici. Se da una parte Knox torna a raccontare la sua storia, dall’altra Lewinsky – che negli anni ’90 fu al centro dello scandalo che travolse Bill Clinton – porta con sé una narrazione che miscela cronaca, scandalo e riscatto. Due donne che hanno saputo trasformare il clamore mediatico in vere e proprie operazioni economiche.

Il potere economico della narrazione

Non è un segreto che i protagonisti di vicende come queste possano trarre profitti significativi. Si calcola che Lewinsky abbia guadagnato 12 milioni di dollari con la sua autobiografia, mentre Knox avrebbe intascato 3,5 milioni di sterline grazie al suo libro. Con una piattaforma potente come Hulu alle spalle e un progetto come Blue Moon, il messaggio è chiaro: la narrazione personale, quando gestita con abilità, può trasformarsi in un’impresa estremamente redditizia.

Giuliano Mignini e Amanda Knox: una corrispondenza inaspettata lunga cinque anni

L’ex pubblico ministero Giuliano Mignini, figura centrale nelle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, ha rivelato dettagli sorprendenti sul rapporto che lo lega ad Amanda Knox, l’ex imputata poi assolta. Tutto iniziò nel 2019, quando la Knox, commossa durante una conferenza sul sistema giudiziario all’Università di Modena, scrisse al magistrato chiedendo un incontro. All’epoca, Mignini rifiutò, rimandando ogni confronto a dopo il suo pensionamento.

L’atteso incontro avvenne tre anni dopo, nel giugno del 2022. Amanda Knox, accompagnata dal marito Christopher e dalla figlia Eureka Muse, trascorse una giornata intera con l’ex pm, iniziando con un colloquio privato di tre ore, alla presenza di don Saulo, il cappellano del carcere di Perugia. “Non vi era alcun inganno in lei”, ha raccontato Mignini, definendo quell’incontro intenso ed emotivo, segnato dalla sincera commozione della donna.

Durante il pranzo, Knox condivise dettagli intimi della sua vita e della sua famiglia, un gesto che Mignini ha descritto come straordinario, considerando il suo ruolo passato nel processo che portò alla sua incarcerazione.

Da allora, tra Knox e Mignini si è instaurato un rapporto epistolare che l’ex magistrato definisce di “piena soddisfazione reciproca”. La Knox, che mantiene un riserbo assoluto sulla vita della figlia, invia spesso foto private al magistrato e al cappellano, mostrando un livello di fiducia che, secondo Mignini, “rimane un mistero da rispettare”.

L’ex pm ha sottolineato come il loro scambio non abbia mai avuto secondi fini, ma nasca dal desiderio della Knox di confrontarsi con chi ha avuto un ruolo centrale nel suo percorso giudiziario. Per Mignini, si tratta di un rapporto unico, che testimonia un’evoluzione personale e umana al di fuori delle aule di tribunale.