Avete mai provato la meraviglia di restare in silenzio, nascosti tra canne e fronde, mentre il cielo si anima di battiti d’ali e colori inaspettati? All’Oasi di Alviano, ogni stagione regala incontri sorprendenti: aironi, falchi pescatori, tarabusini e centinaia di uccelli migratori trasformano l’orizzonte in uno spettacolo in continuo movimento. Che siate appassionati di birdwatching o semplicemente curiosi, qui troverete un rifugio dove rallentare, affinare lo sguardo e lasciarvi incantare dalla natura. Preparate binocolo e taccuino: vi accompagniamo alla scoperta degli ospiti alati più affascinanti da osservare in questa meravigliosa oasi protetta nel cuore dell’Umbria.
Rarissimo e affascinante ospite dell’Oasi di Alviano, il Cigno minore è una delle presenze più straordinarie mai registrate nella riserva. A febbraio 2020, ben cinque esemplari di questo elegante cigno artico — soprannominato “la perla del Grande Nord” — hanno scelto le tranquille acque del lago come unico punto di sosta in tutta l’Umbria. Si tratta di un evento eccezionale: questa specie, solitamente visibile solo nelle regioni settentrionali d’Italia e in casi rarissimi anche lì, ha regalato agli osservatori umbri un’esperienza unica e irripetibile. Chi ha avuto il privilegio di vederli,, li ha descritti come “cinque perle del Grande Nord”.
Ma il dato più straordinario è un altro: quella del 2020 è con ogni probabilità la più numerosa osservazione di Cigni minori mai registrata contemporaneamente in Italia. Un avvistamento fuori da ogni consuetudine, che ha trasformato quel pomeriggio sulle sponde dell’Oasi in un piccolo frammento di artico, sospeso nel cuore verde dell’Umbria.
Un autentico emblema di rinascita per l’Oasi di Alviano. Dopo essere stato a lungo considerato estinto come nidificante in Italia, il falco pescatore ha finalmente fatto ritorno, grazie a un importante progetto di conservazione promosso dal WWF. L’installazione di nidi artificiali nel 2022, tra cui uno proprio all’Oasi di Alviano, ha segnato l’inizio di una nuova fase di speranza.
Tra i protagonisti di questa storia spicca “Cartesio”, un giovane esemplare nato nel 2018 nella Diaccia Botrona, in Toscana. Dopo essersi disperso durante la migrazione e aver fatto perdere le sue tracce — anche a causa del malfunzionamento del suo GPS — Cartesio è ricomparso, quasi in punta di piume, proprio all’Oasi di Alviano. Il suo arrivo non è passato inosservato: si è posato sul nido artificiale con la fierezza tipica di chi torna a casa, assumendo il comportamento del maschio pronto ad accogliere la propria compagna. Una scena potente, quasi simbolica, che ha commosso osservatori e operatori: non solo il ritorno di una specie, ma la testimonianza viva del successo di un progetto costruito con pazienza e visione.
La popolazione mediterranea del falco pescatore resta purtroppo estremamente fragile: meno di cento coppie nidificanti distribuite tra Corsica, Baleari, Algeria, Marocco e Italia. Per questo è classificata come “vulnerabile”. Ma ogni nuovo avvistamento, ogni nido accettato, ogni esemplare che torna è un passo avanti concreto — e Cartesio, in questo senso, è diventato un vero e proprio simbolo per l’Oasi di Alviano e per chiunque creda nel potere della natura di rigenerarsi, se solo le si dà una possibilità.
Un ritorno che non è solo un evento per birdwatcher e fotografi naturalisti, ma un invito per tutti noi a guardare con occhi nuovi ciò che ci circonda.
Pochi ccelli riescono a cristallizzare un momento in un ricordo incantato come il mignattaio — trampoliere dal portamento aristocratico, quasi etereo, la cui comparsa all’Oasi di Alviano tra aprile e maggio 2020 ha sorpreso e incantato anche i più esperti. In quell’occasione, secondo quanto riportato dal WWF e dai responsabili della riserva, una quindicina di esemplari ha scelto le acque silenziose dell’Oasi come inaspettata sosta migratoria, offrendo ai fortunati presenti uno spettacolo naturalistico di rara bellezza.
A catturare lo sguardo, non è solo la loro presenza inconsueta, ma l’eleganza con cui si muovono nell’habitat umbro: zampe esili e slanciate, becco arcuato come tracciato da un incisore, e un piumaggio che al primo sguardo appare scuro, ma rivela sotto la luce riflessi cangianti e metallici — sfumature di bronzo, verde smeraldo e porpora, che sembrano scolpite nel velluto.
Se per altri trampolieri le rotte migratorie italiane centro-meridionali sono ormai consolidate, la scelta del mignattaio di fermarsi a sud, e proprio ad Alviano, rappresenta un evento eccezionale: un incontro che fonde bellezza, mistero e speranza. Non è solo un raro avvistamento per appassionati e birdwatcher: è il riflesso di un ecosistema vivo, resiliente, che sa ancora accogliere la meraviglia. Questi ibis scuri, spesso sottovalutati nella loro sobria eleganza, trovano rifugio là dove l’acqua, la quiete e il cibo — piccoli pesci, crostacei e invertebrati — si incontrano in armonia. E quando accade, il loro passaggio si trasforma in qualcosa che va oltre la semplice osservazione: diventa testimonianza del potere discreto della natura e della sua capacità di sorprenderci, sempre, quando meno ce lo aspettiamo.