Un gesto che va oltre la semplice filantropia, trasformandosi in un investimento concreto sulla salute dei più piccoli e sull’efficienza della sanità pubblica. Nell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni il percorso di cura per i neonati a rischio ittero cambia volto, abbandonando la siringa per abbracciare una tecnologia rapida e indolore. Merito di una donazione dal basso, che unisce il senso di responsabilità sociale di un’utility del territorio all’esigenza quotidiana di umanizzare le cure.
Un bilirubinometro transcutaneo è ora a disposizione del reparto di Pediatria e Terapia Intensiva Neonatale, acquistato e donato dal Servizio Idrico Integrato (SII). Uno strumento che, appoggiato delicatamente sulla pelle del bambino, è in grado di fornire in pochi secondi un dato fondamentale per lo screening e il monitoraggio dell’ittero neonatale, evitando il ricorso a ripetuti e traumatizzanti prelievi ematici. Alla consegna, avvenuta nei giorni scorsi, hanno partecipato i vertici dell’azienda ospedaliera e della società idrica, a suggellare un’alleanza che parla il linguaggio dei fatti.
La bilirubina alta è un fenomeno comune nei primi giorni di vita, ma il suo monitoraggio costante è cruciale per prevenire rischi neurologici. Fino a ieri, l’unica via per una misurazione precisa passava attraverso il prelievo di sangue, un’operazione che genera stress nel neonato, preoccupazione nei genitori e carico di lavoro per il personale.
"È uno strumento che ci consente di misurare, senza pungere, un valore fondamentale nei neonati", ha spiegato con soddisfazione la dottoressa Federica Celi, direttrice della Pediatria e TIN di Terni. La sua voce tradisce la concretezza del chirurgo o del pediatra abituato a guardare al benessere immediato del paziente. "In pochi secondi possiamo avere un dato clinico essenziale, intervenendo tempestivamente e riducendo al minimo il disagio per i piccoli pazienti". Non è solo questione di comfort, ma di efficienza clinica: meno tempo tra sospetto e diagnosi, più possibilità di agire in prevenzione.

Se il beneficio in corsia è immediatamente tangibile, altrettanto significativa è la genesi di questa donazione. Il Servizio Idrico Integrato, la multiutility che gestisce il ciclo dell’acqua in un ampio territorio dell’Umbria, ha scelto di indirizzare risorse verso la sanità pediatrica seguendo una logica di prossimità. Non un mecenatismo distante, ma un sostegno che nasce dalla consapevolezza del proprio ruolo sociale.
"La consegna del bilirubinometro rappresenta per SII un gesto concreto di attenzione verso i più piccoli e verso l’intera comunità", ha dichiarato il presidente Paolo Silveri. Le sue parole disegnano una filosofia aziendale che va oltre il bilancio. "Investire nella salute dei bambini significa investire nel futuro del nostro territorio. Come azienda che opera sul territorio sentiamo la responsabilità di essere vicini ai bisogni reali delle famiglie e di sostenere le strutture sanitarie che ogni giorno svolgono un ruolo fondamentale per il benessere collettivo".
Una visione condivisa e rafforzata dall’amministratore delegato Maria Grazia Costa, che ha svelato l’origine partecipativa dell’iniziativa: "Questa donazione ha per noi un valore speciale perché nasce anche dall’impegno concreto delle persone che lavorano in SII. È un segnale forte di senso di appartenenza e di responsabilità sociale, che dimostra come azienda e lavoratori possano fare squadra per generare un impatto positivo e tangibile sul territorio". Un dettaglio non secondario: qui non si parla di fondi a pioggia, ma di un progetto sentito e condiviso anche dai dipendenti.
L’impatto di un dispositivo simile trascende il dato tecnico. È una piccola rivoluzione nel modo di vivere l’ospedale, soprattutto per chi lo affronta all’inizio della vita. Il direttore sanitario dell’Azienda Ospedaliera, Domenico Montemurro, coglie appieno questa dimensione. "Queste donazioni non rappresentano solo un supporto tecnologico, ma un segno concreto di attenzione e vicinanza alla nostra comunità ospedaliera", ha sottolineato.
Il suo ragionamento apre a una riflessione più ampia sul modello di cura. "Strumenti come il bilirubinometro migliorano la qualità delle cure, riducono l’invasività degli interventi e rafforzano il percorso di umanizzazione dell’assistenza, soprattutto nei confronti dei pazienti più fragili come i neonati". In un’epoca in cui la medicina rischia di smarrire il contatto, un apparecchio che sostituisce l’ago con una sonda a sfioro diventa simbolo di una possibile via: quella in cui il progresso tecnologico non si misura in gigabyte, ma nella capacità di alleggerire il peso della malattia.
La donazione del bilirubinometro all’ospedale Santa Maria di Terni rimane, nelle cifre complessive della sanità, un intervento puntuale. Ma nella sua esemplarità racconta molto: la possibilità di una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato di prossimità, l’importanza di ascoltare i bisogni concreti di chi cura ed è curato, la scelta di privilegiare investimenti che portano immediato beneficio alla qualità della vita. Mentre il nuovo strumento inizia silenziosamente la sua vita in reparto, il suo valore risuona ben oltre i confini di una stanza. È la prova che, a volte, il futuro della cura può essere leggero come una carezza.