Un'ora di teatrino della politica, l'ennesimo, per approvare il rendiconto della Provincia di Terni bocciato la scorsa settimana. E poi il ritiro degli atti presentati dal presidente Stefano Bandecchi per la nomina del Direttore generale e quella di Capo di gabinetto e portavoce. Un ritiro, è questa la vera notizia, favorito - o meglio richiesto - dall'arci-rivale di Bandecchi, la direttrice scolastica dell'ITT Cinzia Fabrizi consigliera comunale e provinciale del Gruppo Misto, uscita da Fratelli d'Italia proprio per protestare contro l'intesa nazionale che ha portato Alternativa Popolare nel centrodestra. Un accordo che genera mal di pancia tutti locali, ma che stavolta sembra destinato a essere - quanto meno - materia di discussione e trattativa in un tavolo di coalizione.
Già, perché se anche la "dura e pura" Fabrizi (ieri in versione dialogante e costruttiva) si è stancata di prendere il sentiero che porta all'autoesclusione da ogni partita che conta, il segnale della necessità di un confronto che consenta di governare la Provincia di Terni e di trovare un nuovo equilibrio anche a Palazzo Spada, appare evidente. In ogni caso così è andata: il conto consuntivo è stato approvato con i voti dei 4 di AP (Bandecchi, Presciuttini, Mengaroni e Filiberti) e del vicepresidente forzista Francesco Ferranti. Che ha chiarito - qualora ce ne fosse stato bisogno - che il suo mancato sostegno all'approvazione dell'atto avrebbe rappresentato un suicidio politico, avendo ricoperto la carica di reggente nei mesi finali della passata consiliatura ed essendo il capogruppo dello stesso partito della ex presidente Pernazza, oggi consigliere regionale, che a quel bilancio consuntivo ha contribuito per il 95% del suo mandato.
"Era il nostro bilancio, che porta un avanzo di amministrazione di 4,5 milioni - ha detto il vicepresidente Ferranti -. Abbiamo ripetuto ai quattro venti che siamo stati tanto bravi e adesso dovremmo ripudiare tutto per una bega politica? L'importante è dare servizi ai cittadini, avere le risorse per le crescenti deleghe dell'ente, investire sulle strade e le scuole, completare il piano assunzionale. Poi se Bandecchi si vuole fare il capo di gabinetto o prendere un DG, sono questioni che attengono a lui e a come reperirà le risorse".
Posizione riconosciuta anche dal consigliere del PD Marinelli, sindaco di San Venanzo, che ha dichiarato l'astensione del gruppo per garantire funzionalità istituzionale all'ente e ha ricordato come il documento contabile fosse stato votato, durante la presidenza Pernazza, col voto favorevole di AP e del centrodestra. "Noi eravamo all'opposizione e lo siamo oggi, prendiamo atto che alcuni gruppi che votarono a favore (riferimento a FdI, ndr) oggi hanno cambiato idea".
Ci vorranno dieci giorni per rendere esecutiva la possibilità di spesa dell'ente. L'immediata vigenza dell'atto, infatti, pur avendo risocntrato i voti favorevoli di AP e Forza Italia è stata impallinata dalle astensioni. Si potrà lavorare sui capitoli di bilancio dell'ente a pieno reime solo dopo la pubblicazione sul bollettino ufficiale.
E ora?
La risposta l'ha data lo stesso Bandecchi, nel salottino d'attesa della sala consiliare di Palazzo Bazzani. “Prima di tutto - ha chiarito il presidente della Provincia di Terni - nessuno può sciogliere il Consiglio provinciale, quindi nessuno può nemmeno mandare a casa il presidente della Provincia. A questo punto certe dinamiche cambiano completamente. Bisogna sedersi a un tavolo, capire cosa si vuole ottenere e agire di conseguenza”. Sul resoconto di bilancio appena approvato, Bandecchi ha aggiunto: “Approvare l’utilizzo delle risorse disponibili è il minimo. Abbiamo tante cose da fare e non possiamo permetterci di lasciare i soldi fermi. Vanno spesi bene, con equilibrio, per le cose giuste”.
Guardando al futuro dei rapporti con il centrodestra, il presidente ha parlato di “un’analisi complessa ma giusta, che porterà benefici ai cittadini”. E ha commentato così l’esito della seduta: “È finita la scaramuccia, come avete visto. Tutti si sono astenuti, qualcuno ha dato parere favorevole, e punto”.
Sollecitato su un possibile accordo con il centrodestra, Bandecchi ha ricordato come il presidente di AP, Paolo Alli, lavori nella cabina di collegamento tra il ministro dell'Economia Giorgetti e la Presidenza del Consiglio, dove si muovono i Meloni Boys. “La domanda giusta che dovreste farmi, quindi, è se troverò un’intesa con il centrodestra provinciale e umbro, perché mi pare che ora ci sia una grande disponibilità a livello nazionale. In tante città d’Italia questi accordi già ci sono. Qui i disaccordi derivano da comportamenti che ogni tanto escono dal seminato. Ma con ragionamenti seri, sono fiducioso che si possa arrivare a una conclusione altrettanto seria”.
E così Bandecchi ha messo in pista il ruolo nazionale di Alternativa Popolare per la coalizione: “Non capisco che vantaggio ci sia, in vista delle elezioni tra due anni, a rinunciare a centomila o centocinquantamila voti. Le cose stanno cambiando. Ho video con 70mila, 150mila, fino a oltre 400mila “mi piace”. Molti giovani si stanno avvicinando al mio pensiero e al mio partito. Gli “Amici di Bandecchi” stanno nascendo in tutta Italia e contano già oltre 150 sedi in via di apertura. La politica nazionale dovrà fare i conti con Bandecchi, c’è poco da discutere”.
Infine, la chiusura con l'assolo del front man: “O Bandecchi lo arrestano, oppure Bandecchi arriva dove vuole arrivare. E anche arrestarmi non è semplice, perché servirebbe davvero una bella supercazzola. Io arrivo dritto, e anche se mi arrestano, poi mi rimettono fuori. Mi devono condannare in terzo grado per fermarmi. Se no io arrivo dove ho detto, punto. L’unico che può portarmi via è Dio”.