A Bevagna un ragazzo di soli quindici anni è stato inseguito e pestato da tre coetanei al termine di un banale diverbio. Un’aggressione feroce, che ha lasciato il giovane a terra con contusioni e traumi, e che ora apre interrogativi inquietanti: cosa spinge adolescenti ad armarsi di bastoni e mazze da baseball per “punire” un loro pari? La vicenda, riportata da "Il Messaggero", è ora al vaglio degli inquirenti e della Procura per i minorenni, chiamata a fare chiarezza non solo sulle responsabilità individuali, ma anche sulle implicazioni sociali e penali di un episodio che poteva avere conseguenze ben più gravi.
La dinamica dell’aggressione si è sviluppata la scorsa settimana, davanti a un bar di Bevagna. Secondo quanto ricostruito, il quindicenne si trovava nello stesso esercizio commerciale di tre ragazzi della sua età. Il gruppo voleva tentare la sorte alle slot machine, ma il giovane li ha invitati a desistere ricordando loro, con senso civico, che l’uso è vietato ai minorenni. Da lì sarebbe nato un primo battibecco, apparentemente rientrato.
Poco dopo, però, il ragazzo ha nuovamente richiamato i tre coetanei, invitandoli a spostarsi altrove. È uscito dal locale, ma il gruppo lo ha seguito all’esterno. È qui che la tensione è esplosa. Stando a quanto riferito, i tre avrebbero colpito il quindicenne con bastoni e mazze da baseball, anche se gli investigatori stanno ancora accertando se gli oggetti utilizzati fossero effettivamente impiegati come armi da offesa o piuttosto mostrati con intento intimidatorio.
Il giovane è stato lasciato a terra, ferito e sotto shock. Trasportato al nosocomio San Giovanni Battista, ha ricevuto dieci giorni di prognosi: i medici hanno escluso lesioni gravi, ma la brutalità dell’aggressione resta evidente. Sul caso indagano i carabinieri della Compagnia di Foligno, che hanno già informato la Procura per i minorenni. L’obiettivo è definire il ruolo di ciascuno dei tre ragazzi, valutando possibili aggravanti.
A Perugia, in zona Fontivegge, un’altra aggressione ha visto coinvolti due cittadini nordafricani, questa volta adulti. Un 29enne algerino è stato denunciato per percosse e possesso ingiustificato di oggetti atti a offendere, oltre a ricevere l’ordine di allontanamento dalla cosiddetta “Zona Rossa” per tre mesi.
Il giovane marocchino aggredito presentava escoriazioni e ferite compatibili con coltellate, anche se la presenza dell’arma bianca non è stata riscontrata nell’immediatezza. Durante la perquisizione, la polizia ha rinvenuto un cacciavite nello zaino dell’aggressore, considerato potenzialmente pericoloso. Anche in questo caso, la Procura sta valutando le responsabilità e la natura degli strumenti utilizzati.
Il fascicolo aperto dalla Procura dei minorenni di Perugia punta a stabilire le responsabilità individuali dei tre adolescenti. Dal punto di vista giuridico, le accuse potrebbero configurarsi come lesioni personali aggravate in concorso, un reato che, anche in presenza di minori, viene trattato con estrema attenzione. In base all’articolo 582 del Codice penale, infatti, chi cagiona a qualcuno una lesione che comporti una prognosi superiore ai venti giorni rischia la reclusione fino a tre anni, pena che può aumentare in caso di aggravanti. Nel caso specifico, la prognosi è di dieci giorni: ciò non riduce la gravità dell’episodio, ma incide sull’entità delle contestazioni.
Le possibili aggravanti da valutare sono diverse. La prima riguarda l’uso di oggetti atti a offendere, come mazze o bastoni: se fosse confermato l’impiego di tali strumenti, la posizione dei tre giovani si complicherebbe ulteriormente. Un’altra aggravante è la superiorità numerica: il fatto che tre ragazzi abbiano aggredito un coetaneo solo costituisce una circostanza che può appesantire il quadro accusatorio. Non da ultimo, la dinamica del pestaggio potrebbe rientrare nelle ipotesi di violenza privata, poiché la vittima è stata inseguita e costretta a subire l’aggressione.
Essendo minorenni, i tre non rischiano pene detentive lunghe come quelle previste per un adulto. La giustizia minorile in Italia prevede un percorso specifico: oltre alle sanzioni, punta alla rieducazione e al reinserimento sociale. Le misure possono andare dall’affidamento ai servizi sociali alla messa alla prova, fino al collocamento in comunità. Nei casi più gravi, non è esclusa la possibilità di un processo con condanna, anche se l’obiettivo resta quello di evitare la detenzione carceraria, se non strettamente necessaria.
Va inoltre considerato l’aspetto civile: la famiglia della vittima potrebbe chiedere un risarcimento danni, che andrebbe a gravare sulle famiglie dei tre minorenni responsabili. Questo apre un fronte non meno delicato, perché il danno d’immagine e psicologico subito da un quindicenne aggredito da coetanei può avere conseguenze a lungo termine.
Gli inquirenti stanno lavorando per capire se dietro l’episodio vi siano dinamiche di gruppo, bullismo o precedenti attriti tra i ragazzi. Una ricostruzione completa sarà fondamentale per stabilire la misura della responsabilità individuale e le eventuali misure cautelari da adottare.