Il “berrettino” di Sant’Ubaldo è un antico simbolo di devozione che ogni eugubino possiede. In guerra i soldati di Gubbio ne portavano uno nello zaino e lo tenevano stretto specie nei momenti di pericolo. Era un modo per essere vicini alla patria lontana e ai propri cari e anche un modo per pregare il Patrono di star loro vicino anche in punto di morte.
È una tradizione che non ha mai abbandonato gli eugubini. Li ha tenuti invece stretti attorno a un simbolo di devozione e di attaccamento alla propria città della quale si sentivano parte anche se emigrati in paesi lontani.
La ricorrenza della canonizzazione
In occasione della ricorrenza della canonizzazione di Sant’Ubaldo, il 5 marzo 2024, la Diocesi di Gubbio guidata dal Vescovo Luciano Paolucci Bedini ha curato la realizzazione di un nuovo “berrettino”.
Don Mirko Orsini, vicario della Diocesi di Gubbio e cappellano della Festa dei Ceri in occasione della presentazione del manufatto ha sottolineato che si tratta di “un oggetto e un segno molto caro a tutti noi. Molte persone ci hanno invitato a riprendere, come Chiesa eugubina questa tradizione del “berrettino”, legato a una forte devozione per il nostro Patrono.
Sono tanti i ringraziamenti da fare, soprattutto a quelle persone che hanno lavorato nel silenzio. Tante donne cha hanno cucito le stoffe e tanti ancora che hanno offerto ciò che era possibile. Questo dimostra che gli eugubini sono ancora sempre contenti quando Sant’Ubaldo può essere tra noi anche con questo piccolo segno e gesto”.
Com’è fatto l’antico simbolo del “berrettino” di Sant’Ubaldo
Il “berrettino” è confezionato di stoffa bianca decorata con croci dorate, colori simbolici usati dalla Chiesa per le grandi solennità. Essi rimandano alla Pasqua e Risurrezione come anche al piviale di Sant’Ubaldo.
La forma richiama la mitria episcopale quando il “berrettino” è richiuso e piegato ma se aperto, ricorda lo zucchetto che ogni vescovo porta sul capo. La Chiesa eugubina e la Basilica di Sant’Ubaldo sono i custodi di questo segno benedetto, che sarà distribuito con semplicità a tutti con un’offerta volontaria.
“Attraverso questo piccolo segno – ha aggiunto Don Mirko – chiediamo ancora una volta a Sant’Ubaldo che ci protegga, ci guidi e infonda in noi il suo amore”.
La dichiarazione del Vescovo di Gubbio sul nuovo “berrettino” di Sant’Ubaldo
Nel corso della presentazione del “berrettino”, di Sant’Ubaldo antico simbolo di devozione, il Centro studi ubaldiani ha dato il suo contributo in termini di studio e di ricerca. Filippo Paciotti, Patrizia Biscarini e Tonino Menichetti hanno ricostruito la storia dal Cinquecento a oggi di questa tradizione e devozione.
“Questa operazione fa chiarezza, rilancia e ci aiuta a vivere meglio questo piccolo aspetto della devozione a Sant’Ubaldo. Il berrettino – ha spiegato il Vescovo Luciano Paolucci Bedini – non è un souvenir e non è un portafortuna ma qualcosa di concreto, perché spesso ne abbiamo bisogno, che ci fa piacere portare con noi come quando ognuno è contento di avere con sé qualcosa delle persone care e che, anche se non ci sono più, ci accompagnano sempre nel nostro cammino”.
I miracoli e il culto di Sant’Ubaldo
L’attaccamento a Sant’Ubaldo a quasi dieci secoli da quando ha lasciato il mondo terreno è molto forte da parte di tutti gli eugubini. Il suo corpo miracolosamente incorrotto giace sull’altare maggiore della Basilica omonima in cima al monte Ingino.
Già da subito, pochi attimi dopo la sua dipartita il 16 maggio 1160, avvennero molti miracoli, non solo a Gubbio ma in tutto il circondario fino a Perugia. Il suo corpo invece di decomporsi iniziò a emettere un intenso profumo di rose.
Per gli eugubini era già santo e cominciarono da subito a usare questo appellativo sebbene la canonizzazione avvenisse poi il 5 marzo 1192 per opera di Papa Celestino III.
Il suo culto si diffuse in tutta Europa, specie in quella settentrionale. Molte gilde di mercanti del Mar Baltico e del mare del Nord lo assunsero come Santo Protettore.
Il suo culto è vivissimo a Thann in Alsazia dove è venerato col nome di Saint Thiébaut e dove si conserva un polpastrello del suo pollice custodito in un reliquario nella Collegiata di Sant’Ubaldo, una stupenda chiesa gotica.
La sua statua è presente in Piazza San Pietro a Roma tra i Santi Riformatori.