E’ una giornata triste per la chiesa, e per tutti i parrocchiani della Basilica di San Domenica a Perugia. A seguito di una grave malattia ci ha lasciato Padre Francesco D’amore, parroco emerito della Basilica di San Domenico di Perugia e superiore della comunità conventuale perugina dei Domenicani della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena.
Dopo una grave malattia ci lascia Padre Francesco D’amore, parroco emerito della Basilica di San Domenico
Molto conosciuto nel capoluogo umbro, padre Francesco era nato a Montenero di Bisaccia, in Molise, il 31 luglio 1940, fu ordinato sacerdote il 20 agosto 1969 . Nel 1999, l’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti chiamò Padre Francesco a guidare la comunità parrocchiale di San Domenico, una delle più antiche del capoluogo umbro. Ha svolto il ruolo di parroco per oltre venti anni. Le esequie, che saranno presiedute dall’arcivescovo Ivan Maffeis, si terranno martedì 7 maggio alle 16 nella basilica di San Domenico. La salma sarà esposta a partire dalle 10 per coloro che vorranno unirsi in preghiera.
L’imponente bellezza della Basilica situata a Perugia
La chiesa di San Domenico, costruita tra il 1235 e il 1260 su iniziativa del beato Nicola Paglia, provinciale per Roma dell’ordine domenicano, si trovava nell’area dell’attuale chiostro maggiore, lungo la via Regale di porta San Pietro (corso Cavour), che portava a Roma e attraversava il cammino Romeo e Jacobeo, come indicato dalla conchiglia scolpita nel pozzo di fronte alla chiesa. La sua posizione strategica testimonia la stretta relazione tra l’ordine domenicano e il potere politico della città, che aveva anche affidato loro la gestione dell’archivio generale. Gli domenicani erano considerati un ordine mendicante “ufficiale”, a differenza dei francescani, il cui complesso conventuale di San Francesco al Prato aveva una posizione meno favorevole.
L’importanza crescente dei domenicani sia nella vita religiosa che nella politica ha portato alla necessità di costruire un edificio più grande, sul sito della preesistente pieve di Santo Stefano del Castellare. La chiesa gotica, che risale al V secolo, aveva un perimetro corrispondente all’attuale transetto. Secondo la tradizione, la nuova chiesa è stata progettata da Giovanni Pisano, una conferma data da una citazione del Vasari. Sicuramente, molti architetti domenicani hanno collaborato alla realizzazione dell’edificio, grazie anche al supporto dei cittadini privati e del Comune. L’ordine domenicano aveva assunto un ruolo importante in città, anche dal punto di vista politico.
Il campanile della Basilica di San Domenico
Il campanile, costruito tra il 1464 e il 1500 da Gasperino di Antonio, un architetto lombardo, domina il paesaggio circostante. In passato, raggiungeva un’altezza di ben 126 metri, ma attualmente misura 60 metri. Presenta due ordini di finestroni gotici, con il secondo ordine più leggero del primo. Originariamente, tutti i finestroni erano decorati con trine marmoree, ma oggi ne rimane solo una, ricostruita nel 1949 utilizzando i materiali originali. In cima al campanile, c’era un attico adornato da festoni con statue agli angoli e una guglia a gattoni che sorreggeva una palla e una croce.
Questi elementi furono demoliti durante la costruzione della Rocca Paolina tra il 1540 e il 1543. La facciata del campanile mostra l’influenza del gotico umbro, con l’uso di mattoni per il rivestimento. Al centro della facciata si trova un elegante portale d’ingresso risalente alla fine del XVI secolo, mentre la doppia rampa con balaustra barocca in travertino è stata realizzata nel 1640 da Girolamo Ciofi. Il campanile ospita tre campane. Una del 1660, fusa da Ieronimus Sanctoni Panensis, un’altra realizzata da Giuseppe Filippi e Lorenzo Lera di Lucca nel 1800. La terza di origine sconosciuta fu creata nel 1830. A causa del terremoto del 1997, la stabilità del campanile è stata compromessa e le campane sono state fissate in posizione anziché oscillanti.
La testimonianza della sua architettura originaria si può ritrovare in vari dipinti:
- L’affresco del Bonfigli della cappella dei Priori.
- Le vedute di Gaspar Van Wittel (XVIII secolo) entrambi nella Galleria Nazionale dell’Umbria.
Grazie anche alle ricostruzioni grafiche, come i disegni dell’architetto Ugo Tarchi (XIX secolo), visibili nel corridoio di accesso alla sacrestia.