Nei piani doveva essere una barriera verde. Di quelle realmente in grado di tenere testa all’inquinamento. Del resto i benefici del verde come “infrastruttura” capace di mitigare gli effetti deleteri delle attività produttive, è ampiamente suffragata da una vasta letteratura scientifica. Una bella promessa da parte di Ast, sollecitata più volte ad intervenire dal Comitato di Prisciano e dal sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. Nella zona a ridosso dell’impianto siderurgico, funestata da polveri e vibrazioni, sono stati così piantati 44 giovani alberelli. Cipressi alti poco più di due metri e mezzo che se tutto andrà bene, forse, tra 15 anni contribuiranno a migliorare la situazione.

Ast, alberi sì ma devono crescere

Il Comitato di Prisciano-Terni Est ha diffuso un comunicato in cui ripercorre i vari step che hanno portato alla magra piantumazione che nelle promesse, si prospettava ben diversa. Secondo gli accordi tra Ast e Comune “la piantumazione avrebbe dovuto creare una barriera verde capace di contribuire a contenere le emissioni diffuse associate alla fase di raffreddamento della scoria bianca, fino al momento di entrata in funzione del capannone (che sarà destinato alla gestione al chiuso della scoria stessa). Tale intervento, unitamente alla modifica del percorso dei mezzi utilizzati per il conferimento della scoria in discarica Valle, all’istallazione dell’impianto lava-ruote per i mezzi in uscita dal magazzino Metal Recovery, all’intensificazione della pulizia delle aree tramite moto-spazzatrice, avrebbe dovuto migliorare la situazione vissuta dai residenti del quartiere Prisciano, mitigando gli impatti ambientali nella zona, che, da oltre trent’anni, è gravemente danneggiata da tale fenomeno“.

Tuttavia – prosegue la nota -, gli alberi piantati (alti poco più di 2 metri e mezzo ed appartenenti alla specie dei cipressi, con una crescita media annuale di 60-100 cm) non permetteranno la formazione di una barriera efficace prima di 15 anni, nella più rosea delle situazioni“.

Comitato Prisciano-Terni Est: “Non chiamatela barriera verde”

Il Comitato di Prisciano-Terni Est sottolinea come la piantumazione non possa essere definita una “misura tampone” perché incapace al momento di arginare il fenomeno delle polveri provenienti da Ast. Ci vorranno tre lustri per avere una barriera verde che si possa definire tale e la misura messa in campo “non risponde di certo alla necessità dei residenti della zona che invece avrebbero bisogno di azioni immediate“.

Ad aggravare la situazione c’è la localizzazione dei nuovi alberi, piantati “esclusivamente in corrispondenza del circolo di Prisciano, ignorando il resto del perimetro di Strada della Romita, come invece richiesto dal Sindaco alla Regione nel settembre 2023“. L’intervento, spiegano, “lascia scoperta più della metà del quartiere che, tra l’altro, risulta essere l’area più colpita dal fenomeno delle polveri“.

Grave anche la situazione del verde già esistente con gli altri cipressi lungo Strada della Romita che risultano oggi in pessime condizioni. “Si tratta di piante fatiscenti, secche e spoglie, che, oltre a non assolvere più da molto tempo alla loro funzione primaria (ossia fungere da barriera contro polveri e rumori) rappresentano un rischio per la sicurezza dei residenti e della viabilità” dal momento che potrebbero facilmente cadere in caso di vento o temporali.

Tante le domande a cui è necessario rispondere al più presto

Brucia la delusione dei cittadini di Prisciano che di fronte a una questione così complessa vedono disattese le promesse che, con fatica, erano riusciti a strappare. E tante sono le domande che ora hanno bisogno di risposte concrete. Le riportiamo per intero per dare contezza della comprensibile frustrazione della comunità di fronte a misure “simboliche” e palesemente insufficienti.

Perché, a fronte di un problema così urgente ed evidente, l’azione si è fermata ad interventi di “facciata” che non offrono soluzioni immediate?
Qualcuno ha verificato se l’intervento effettuato dalla Società corrisponda effettivamente a quanto richiesto? Oppure, come già accaduto per il problema vibratorio, si è dato per scontato che la Società abbia adempiuto perfettamente?
Per quale motivo la zona più critica del quartiere è stata esclusa da questa operazione?
Quali azioni concrete ed immediate si intendano invece intraprendere per tradurre in realtà gli impegni assunti?
Come si intende affrontare la mancanza di interventi immediati, sapendo che la barriera verde richiederà un decennio, come minimo, per essere realmente efficace?

Questioni ancora in sospeso per le quali l’auspicio è di giungere quanto prima a una risoluzione tangibile. “Riteniamo – conclude la nota del Comitato di Prisciano – di meritare risposte chiare ed azioni decise. Non è più accettabile rimandare interventi realmente efficaci per la tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute pubblica. È il momento che le istituzioni collaborino per garantire un futuro più sostenibile, abbandonando ogni approccio superficiale alle questioni sanitario-ambientali e di sicurezza“.