Bandecchi è un fiume in piena e ci tiene a chiarire il significato di alcune sue dichiarazioni che “solo giornalisti e politici non hanno capito“. Il segretario nazionale di Alternativa popolare, Stefano Bandecchi, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per presentare il suo partito e parlare dei temi centrali della campagna elettorale. Lui stesso aveva pubblicato su Instagram uno spezzone della trasmissione de La7 “Propaganda Live”. Una clip nella quale il conduttore e gli ospiti ironizzavano sul “paradosso” usato dallo stesso segretario di Ap, che si augurava di prendere al massimo il 4% alle prossime Europee.
Bandecchi: “Solo ai giornalisti e ai politici devo spiegare perché mi auguro di prendere il 4%, la gente ha compreso”
“Io parlo il linguaggio chiaro della gente, non faccio sofismi politici – ha attaccato Stefano Bandecchi durante la trasmissione politica della radio dell’Ateneo -. Con quella frase intendevo dire che mi piacerebbe il 4% perché noi potremmo portare un equilibrio nella politica europea che oggi non c’è. Saremmo rappresentati in Europa facendo da catalizzatori per gli interessi italiani e per quei restanti parlamentari nazionali che, pungolando e controllando, faremmo lavorare sul serio“.
Bandecchi: “Al Parlamento europeo per portare più italianità. Ci basta il 4% per catalizzare la politica sulla difesa degli interessi nazionali”
Il sindaco di Terni e segretario di Alternativa popolare è convinto, infatti, che la rappresentanza politica nazionale a Bruxelles e Strasburgo sia più interessata a mantenere gli equilibri ideologici e di appartenenza, che non a fare gruppo in difesa degli interessi italiani.
“Abbiamo 76 persone che, per la gran parte hanno pensato soprattutto a portarsi a casa i 15 mila euro al mese di stipendio – ha detto alla radio di Unicusano -. Noi, per loro, saremo dei veri rompiballe. Spiegheremo a tutti che prima c’è il sistema Italia, poi c’è il resto. Perché l’Europa a me interessa, a me piace, ma deve diventare più italiana. E deve avere più italianità all’interno. Quando io dico perché non voglio andare sopra il 4% è perché poi avremmo i riflettori addosso. E tutti cercherebbero di farci del male. Oggi non siamo presenti oggi in Parlamento, ma già cominciamo a far paura. E la politica è cattiva. Si difende con tutte le armi“.
Stefano Bandecchi ha raccontato la sua battaglia politica, definendola come quella di Ettore contro Achille, e il suo impegno per la difesa della “giustizia giusta“.
“Il caso dossieraggi è emblematico – ha sottolineato -. E quella vicenda si sta già affievolendo nell’attenzione degli italiani. Perché questa politica politicante, fatta da mestieranti, ha finito col far assuefare le persone anche a scandali gravissimi come questo. Ho candidato Palamara per questa ragione, perché si deve sollevare il velo sull’uso politico della giustizia. In 30 anni destra e sinistra non hanno fatto nulla per risolvere questo problema. Ora serve una forza liberale, garantista, come Alternativa popolare per fare riforme che tutti attendono da anni. Siamo gli unici giolittiani, gli unici che lottano contro il fascismo e il comunismo che occupano con l’ideologia la politica nazionale“.
Continuando nell’intervista, il segretario di Alternativa popolare ha descritto la sua campagna elettorale itinerante a bordo di un camper che lo sta portando in giro per le regioni in cui si vota.
“Ho chiesto su Instagram che ci suonassero il clacson – ha raccontato -. E ho ricevuto centinaia di saluti lungo l’Autostrada di ritorno dal Piemonte. Mi sono “ferragnizzato”: uso Instagram per parlare con la gente. E le persone rispondono sui social e negli incontri pubblici che facciamo. Noi subiamo la cattiva gestione dell’Europa, di un cattivo sistema politico italiano che ormai gioca a un risiko politico. Loro sono contenti che solo il 50% di persone non vada a votare. Loro sono contenti che comunque il popolo se ne stia sopito a casa. Loro sono contenti perché sono semplicemente piccoli dilettanti che ci stanno rubando il futuro“.
Infine, Stefano Bandecchi ha raccontato ai conduttori lo stato d’animo delle persone, della gente comune, che ha incontrato in questi giorni.
“Abbiamo un partito del quale sono segretario, non leader – ha detto a Radio Cusano Campus -. Siccome in Italia siamo pieni di unici uomini al comando, io preferirei essere in buona compagnia. Quindi a me piace un po’ cominciare a pensare che questa non è la campagna elettorale dei leader. Questa politica leaderistica, io la lascio agli altri. Vorrei una campagna elettorale di chi muovendosi in mezzo alla gente si fa carico dei problemi dell’Italia. Io voglio capire anche un po’ di più: voglio comprendere la rabbia degli studenti. La rabbia degli operai e la rabbia degli impiegati, la rabbia degli italiani che si sono visti portare via il futuro nell’arco di trent’anni“.